Cairo ripete spesso che non c’erano nemmeno i palloni al suo arrivo: è vero o è un falso mito?“Non è un falso mito. Prima dell’arrivo di Cairo non c’erano davvero i palloni. In quei giorni di ritiro avevamo davvero due palloni della Nike, tre dell’Adidas, cinque della Mitra. Qualcuno aveva le maglie rosse, qualcun’altro le maglie bianche. Avevamo però tanta voglia di far parte di quel nuovo corso che non ci fermava nulla”.
Come vede il Torino in questa stagione?“Il Torino di oggi è un cantiere aperto, c’è scritto cantiere aperto. Il Torino per tantissimi anni ha giocato a tre, anche nello scorso campionato era stato costruito per giocare a tre. Quest’anno è arrivato Baroni e ha proposto un nuovo modo di giocare. Il mercato del Torino è stato diverso rispetto al recente passato, purtroppo la batosta contro l’Inter ha immediatamente spento l’entusiasmo. Contro la Fiorentina ho visto segnali incoraggianti, ho visto una squadra tosta e unita. Non è però ancora la squadra di Baroni”.
Asllani può essere centrale per questo Toro?“Dev’essere una grande opportunità. Asllani è esploso all’Empoli dove ti concedono tanto in caso di errori. Poi è andato all’Inter e si è dovuto confrontare con grandi campioni e l’impatto non è stato facile. Ora al Torino può davvero diventare un leader tecnico del centrocampo. Un regista puro come lui è mancato al Torino negli ultimi anni”.
Va detto che in questi vent’anni al comando del Torino i numeri di Cairo non possono soddisfare. Ormai è insanabile la frattura tra tifoseria e presidente?“Una presidenza di vent’anni è come un matrimonio di vent’anni. All’inizio si vedono solo i pregi e si concedono gli errori. Tutto sembra bello. Poi, con il tempo inizi a vedere i difetti e a non scontare più nessun errore. Ora si percepisce proprio il distacco tra piazza e presidente ed è un peccato doppio per una società come il Torino che fonda tutto sull’amore reciproco. Sono i risultati a migliorare l’umore, speriamo si possa ricomporre la passione”.
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