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È possibile trovare un’origine, un senso, una giustificazione al male? Ha senso cercare di capire cosa si nasconde dietro un gesto estremo ed efferato come l’uccisione a sangue freddo di un proprio familiare? Porta davvero a qualcosa analizzare la mente di un assassino? Sono queste le domande che si pone e ci pone “Elisa”, l’ultimo film di Leonardo Di Costanzo in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 e nei cinema dal 5 settembre.
Il regista, infatti, sceglie di raccontare, se pur in chiave fiction, una storia realmente accaduta e che sconvolse l’Italia intera: il delitto di Cirimido, la cittadina in provincia di Como dove Stefania Albertani, nel maggio del 2009, uccise sua sorella dando perfino fuoco al suo corpo e, in seguito, tentò di fare lo stesso ai suoi genitori.
“L’ho uccisa perché era migliore di me”, ammetteva, pentendosi, anni dopo e la sua storia atroce, terribile, agghiacciante è al centro del nuovo film di Leonardo Di Costanzo che, dopo Ariaferma, torna a raccontare la vita all’interno del carcere e, soprattutto, a riflettere sul concetto di male, su quello di pentimento, sulla possibilità di redenzione perfino per un assassino.
“Elisa” si ispira agli studi dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali svolti su persone responsabili di crimini efferati, come quello raccontato in questo film che vede, come protagonista, una bravissima Barbara Ronchi nei panni di una glaciale assassina che prova a riflettere sulle sue azioni, insieme all’aiuto di un criminologo, per trovarne un senso e, di conseguenza, una via per redimersi.
Nonostante le sue buone intenzioni, però, questo film non riesce a convincere fino in fondo, non trova la chiave giusta per entrare nel cuore del pubblico e racconta una storia che si lascia guardare ma non stravolge, non graffia, non lascia addosso nulla più che un senso di amarezza e rassegnazione per la spietata banalità che si nasconde dietro il male.
Con una buona regia, una convincente interpretazione di Ronchi, un cameo di Valeria Golino che non aggiunge niente alla storia, ma diverse lacune nella scrittura, “Elisa” è un film sufficiente ma che non fa la differenza e resta, in fin dei conti, una delle storie che si vedono al cinema o in tv ma non entrano dentro e, di conseguenza, le si dimentica molto prima di quanto non si possa immaginare.
Una cosa buona però la fa, ci mostra quanto il male peggiore sia in fin dei conti “banale” e allo stesso tempo nascosto dove meno ce lo si aspetta.
Voto: 6