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Redazione Economia
La rete di interconnessione globale degli hub digitali che permettono le comunicazioni video in tempo reale. L’esplosione dello strumento durante la pandemia. E ora lo smart working se ne giova e la produttività anche
I due anni di pandemia (con i lockdown in tutto il mondo) hanno portato alla diffusione di servizi digitali non solo nelle comunicazioni, ma anche alla sostituzione di costi di trasporto e logistica con sistemi di videoconferenza per lo più gratuiti o con un costo vicino allo zero (ne abbiamo scritto qui). Ora questi stessi servizi stanno allungando l’estate consentendo a molti di continuare a lavorare da remoto, spesso da località turistiche, senza tornare in ufficio. Eppure raramente consideriamo che, se riusciamo a combinare la produttività con una fuga estiva, è solo grazie a un mondo nascosto di infrastrutture IT.
La profezia di Bill Gates
A tal fine è profetico ascoltare Bill Gates, che in un’intervista del 2001, disse: «Faccio videoconferenze circa tre o quattro volte l’anno». All’epoca, spiegava anche i limiti della tecnologia. Ma da allora, le riunioni remote sono aumentate rapidamente. Nel solo 2022, i dipendenti hanno partecipato al 60% in più di riunioni remote rispetto al 2020. La maggior parte dei professionisti ora partecipa ad almeno tre riunioni a settimana, nel segno di una tendenza che sembra destinata a continuare.
Le soluzioni di video-conferenza
Le piattaforme di videoconferenza sono diventate uno strumento essenziale per la comunicazione aziendale, una soluzione ricca di funzionalità che consente ai team di lavorare in modo più produttivo, facilitando la collaborazione, la risoluzione dei problemi, le decisioni e le riunioni in tempo reale. E il lavoro non è l’unico ambito coinvolto. Le videochiamate sono diventate comuni, tanto quanto lo erano le chiamate telefoniche tradizionali. Oggi vengono utilizzate sia per la collaborazione professionale che per restare in contatto con familiari e amici.
L’infrastruttura di supporto
Prendiamo Zoom, ad esempio. Come può un’azienda come questa affermarsi in nuovi mercati globali in modo efficiente ed economico, soddisfacendo le crescenti richieste dei clienti in termini di scalabilità e sicurezza? Nel corso della storia delle tecnologie di comunicazione c’è sempre stata un’infrastruttura fondamentale a loro supporto. Dai fili di rame usati per la telefonia agli attuali cavi in fibra ottica che abilitano internet. Dai sistemi di archiviazione dati ai server che elaborano audio e video.
La rete e i data-center
Le videochiamate senza interruzioni si basano su una rete sofisticata di infrastrutture. Al cuore di tutto ci sono i data center che fungono da hub centrale, la “casa” dove convergono infrastrutture di calcolo, storage e networking per alimentare le videochiamate. I data center forniscono lo spazio fisico e la connettività, permettendo a partecipanti e fornitori di servizi di connettersi, scambiare valore e offrire esperienze video senza interruzioni agli utenti di tutto il mondo.
Il portafoglio di Equinix
Dal 2015 Zoom ha sfruttato il portafoglio di interconnessione di Equinix, il colosso Usa dei data center. Zoom opera all’interno dei data center Equinix in nove mercati: Silicon Valley, New York, Toronto, Tokyo, Hong Kong, Sydney, Melbourne, Amsterdam e Francoforte. Per garantire affidabilità e recupero in caso di disastri, Zoom ha anche stabilito almeno due data center in ciascuna delle regioni Americas, EMEA e Asia-Pacifico.
La spinta ai porti digitali
Anche per questo l’Italia dovrebbe dotarsi di «porti digitali». Punti di approdo per i cavi sottomarini a fibra ottica dove transitano i miliardi di miliardi di dati di Internet. Dove transitano gli scambi di comunicazione tra Paesi, i dati ultra-sensibili di istituzioni ed aziende strategiche. Per la particolare posizione geografica il nostro Paese potrebbe tramutarsi nella Singapore d’Europa, una piattaforma di transito dati anche per il Medio Oriente fino all’India e verso l’Africa. Lo snodo principale che ospita la gran parte del traffico dati europeo è l’hub di Marsiglia. Molte ricerche internet finiscono quindi per transitare dalla Francia aumentando il tempo di latenza. In più realizzare hub analoghi in Italia potrebbe portare lavoro. Perché le aziende hanno bisogno di personale qualificato attorno a questi snodi strategici di connettività (ne abbiamo scritto qui).
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6 settembre 2025 ( modifica il 6 settembre 2025 | 08:05)
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