di
Simona De Ciero
L’Agenas bacchetta il Piemonte sul loro utilizzo indiscriminato. Nel 2023 automatizzati 1600 interventi. Tranchida: «Nessun impatto sui posti di lavoro, il problema è la sostenibilità economica»
L’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) frena l’ingresso indiscriminato della robotica chirurgica negli ospedali e precisa che, d’ora in poi, l’acquisizione dei dispositivi dovrà essere autorizzata a livello centrale.
Intanto, a Torino si discute del modello «Da Vinci» che dovrebbe arrivare al sant’Anna ma che, stando alle valutazioni dei tecnici di Città della Salute, potrebbe pesare troppo per essere sorretto dalla soletta dove andrebbe installato; «pertanto si ritiene che allo stato attuale non vi siano le condizioni per procedere al posizionamento dell’attrezzatura» si legge nella relazione di Agenas.
Frena la chirurgia robotica
A poche ore dalla pubblicazione dell’ultimo report Agenas, oltre mille pagine di analisi sull’applicazione della chirurgia robotica, gli addetti ai lavori piemontesi prendono atto della riduzione di autonomia che l’Agenzia ha voluto imprimere sull’utilizzo di queste importanti — e altrettanto costose — attrezzature, sempre più utilizzate dai presidi ospedalieri.
Se nel 2019 gli interventi eseguiti in robotica in Piemonte hanno toccato quota 794, nel 2023, ultimo dato disponibile, sono stati circa il doppio. E infatti, il Piemonte è la quarta Regione d’Italia, dopo Lombardia, Lazio e Veneto, per concentrazione di robot.
Tranchida: «Dubbi sulla sostenibilità economica»
«Premetto di credere profondamente all’innovazione tecnologica e alla sua applicazione in medicina e in chirurgia, purché questa produca esiti di valore e benefici per il paziente che siano comprovati da evidenze cliniche — commenta il nuovo direttore generale di Città della Salute, Livio Tranchida —. La robotica, che ovviamente non ha alcun impatto sui posti di lavoro perché non si sostituisce ai medici, però, deve anche essere sostenibile economicamente, in linea con quanto chiede Agenas».
Rispetto al progetto riguardante il robot di chirurgia ginecologica di precisione finanziato da Fondazione Compagnia di San Paolo e da Intesa Sanpaolo, e al quale sta lavorando la fondazione Medicina a Misura di Donna, poi, precisa che «il mio predecessore ha inoltrato la richiesta, come si fa sempre quando si pensa all’acquisizione di una nuova tecnologia richiesta all’Agenas e siamo in attesa che l’Agenzia ci trasmetta il suo parere».
Sul limite di tenuta della soletta dove il dispositivo andrebbe installato, invece, il direttore generale dice di essere alla guida dell’Azienda «da soli tre giorni» e di non avere avuto modo di studiare la questione. A proposito di robotica, poi, nella chirurgia del reparto di urologia delle Molinette è appena approdato il nuovo robot Single Port, donato dalla Fondazione Crt e che sarà presentato al pubblico la prossima settimana.
Ed è proprio rispetto all’applicazione dei robot in ginecologia e urologia, che la relazione di Agenas chiarisce come in ginecologia, la chirurgia robotica mostri «un vantaggio in termini di minori complicanze rispetto alla laparotomia, pur mantenendo risultati simili alla laparoscopia (e che) in urologia (…) i benefici funzionali postoperatori favoriscono l’approccio robotico mentre la tecnologia single-port mostra vantaggi in termini di minori complicanze e riduzione del dolore postoperatorio».
Allo stesso tempo, però, l’Agenzia conclude precisando che «è essenziale un’ulteriore valutazione della chirurgia robotica in termini di sicurezza ed efficacia, rispetto agli approcci tradizionali e tramite un confronto diretto tra sistemi commerciali, per supportarne il profilo economico».
Simona De Ciero
Vai a tutte le notizie di Torino
Iscriviti alla newsletter di Corriere Torino
6 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA