L’esposizione a calore e inquinamento nel primo trimestre di gravidanza è stata associata a un aumento di progesterone correlato a tassi più elevati di ansia, depressione e difficoltà comportamentali nei primi 5 anni di vita

Le ondate di calore sono difficili da gestire in gravidanza, ma sono ancora più faticose se si è in città, perché l’effetto combinato dell’aumento delle temperature e della scarsa qualità dell’aria mettono a dura prova le mamme e anche i loro bambini, ancora nel pancione. Una nuova ricerca della City University di New York e della Icahn School of Medicine del Mount Sinai suggerisce che inquinamento atmosferico urbano e calore possano avere effetti sulla salute dei nascituri, innescando cambiamenti ormonali nei bambini, con conseguenze a lungo termine sul loro sviluppo comportamentale.

Lo studio

Condotto su 256 bambini dalla nascita fino ai 5 anni, provenienti principalmente da famiglie appartenenti a minoranze di New York City, dimostra che i piccoli le cui madri sono state esposte sia al caldo sia all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza presentano livelli ormonali alterati e maggiori difficoltà comportamentali all’età di 4 e 5 anni. E non è tutto, perché sono emerse importanti differenze in base ai livelli di inquinamento al momento dell’esposizione. Nelle aree con livelli di inquinamento più elevati, l’esposizione al calore nel primo trimestre è stata associata a un aumento di progesterone che si è mantenuto nella prima infanzia, correlato a tassi più elevati di ansia, depressione e difficoltà comportamentali entro i 5 anni. Questi effetti, però, non sono stati osservati nelle aree con un’aria più pulita. I risultati suggeriscono che l’inquinamento potrebbe amplificare gli effetti dell’esposizione al calore sui sistemi biologici in via di sviluppo, dato particolarmente rilevante per le comunità urbane che devono affrontare sfide sia climatiche sia di qualità dell’aria.



















































Il fattore chiave: il progesterone

Il progesterone è una delle variabili di maggior significato della ricerca, pubblicata su Environmental Research. I cambiamenti nei livelli di questo ormone possono, infatti, contribuire a spiegare come l’esposizione al calore e all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza determini differenze nei comportamenti dei bambini. Sebbene il progesterone normalmente favorisca uno sviluppo cerebrale sano, i risultati suggeriscono che le alterazioni durante i periodi critici dello sviluppo possano influenzare i modelli comportamentali a lungo termine.

«Mentre affrontiamo l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico, comprendere come l’esposizione al calore influisca sulla salute materna e fetale è sempre più fondamentale», commenta Melissa Blum, ricercatrice della Icahn School of Medicine del Mount Sinai e coautrice dello studio. «Questa ricerca dimostra che gli impatti del caldo estremo sulla salute vanno oltre gli effetti fisici immediati, influenzando lo sviluppo infantile in modi che stiamo appena iniziando a comprendere». Identificare i rischi ambientali può aiutare a identificare futuri problemi di salute mentale, che possono ostacolare i giovanissimi nella scuola così come nelle relazioni. «Questa ricerca ci aiuta a comprendere che alcuni di questi problemi potrebbero avere radici ambientali che iniziano prima della nascita, il che apre nuove strade per la prevenzione e l’intervento precoce», aggiunge Perry Sheffield, autore principale dello studio e pediatra della Icahn School of Medicine del Mount Sinai.

Lo studio ha saputo individuare il percorso biologico attraverso il quale i fattori di stress legati all’ambiente possono influenzare la salute mentale e il benessere dei bambini, ora l’obiettivo è comprendere se questi effetti persistono anche nella tarda infanzia e nell’adolescenza e identificare gli elementi che potrebbero proteggere i bambini. «Dal punto di vista della salute pubblica, questo lavoro rafforza l’importanza di politiche di salute ambientale che proteggano le donne in gravidanza e i bambini in via di sviluppo. Il periodo prenatale rappresenta una finestra critica in cui gli interventi possono avere benefici duraturi», conclude Sheffield.

5 settembre 2025