Le due stelle domani giocano per un duplice obiettivo. Il coach di Jannik: “Sta diventando un giocatore più tattico, ora gioca anche sulle debolezze altrui”
Luigi Ansaloni
6 settembre – 14:19 – MILANO
“The Winner Takes It All” non è soltanto una strafamosa canzone degli Abba, ma è il titolo perfetto per la finale degli Us Open tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Chi vince prende tutto, titolo e anche il trono mondiale. Domani, alle 20, a New York, non ci si gioca “solo” l’ultimo Slam dell’anno, ma anche il numero uno del ranking. Sinner lunedì potrebbe risvegliarsi n.2 dopo 455 giorni e 65 settimane di dominio assoluto, Alcaraz tornerebbe re dopo due anni esatti dall’ultima volta, da quel 10 settembre 2023, quando lasciò lo scettro per l’ultima volta a Novak Djokovic. Non c’è spazio per il pareggio, nel tennis, e nemmeno domani ci sarà.
calcoli—
L’italiano e lo spagnolo si presentano alla finale con il murciano in testa di pochissimo nella classifica live e virtuale: 10840 punti Alcaraz, 10780 Sinner. Uno dei due per forza di cose non potrà guadagnare punti, dunque chi vincerà tra i due, lunedì sarà numero uno del mondo. In caso di riconferma del titolo 2024, l’altoatesino salirà a 11480 punti, 640 più dell’iberico, in caso di secondo trionfo in carriera allo Us Open, Alcaraz salirebbe a 11540 punti, con un vantaggio di 660 punti sull’italiano. Non è la prima volta che la finale di New York decide chi sarà il n.1 del mondo tra i due contendenti. L’ultima volta capitò proprio allo stesso Alcaraz, nel 2022, contro Casper Ruud, il norvegese che a sorpresa arrivò all’ultimo atto di Flushing Meadows con la possibilità di diventare re del ranking. Vinse Carlitos, che il 12 settembre di tre anni fa diventò il ventottesimo n.1 del mondo, il più giovane della storia, mantenendo il trono per 20 settimane, fino al 30 gennaio del 2023, quando Djokovic tornò prepotentemente alla ribalta vincendo l’Australian Open. Era già accaduto nel 1988, quando a giocarsi il numero uno furono Ivan Lendl e Mats Wilander. Il ceco era il re della classifica da ben 157 settimane (terza striscia più lunga di tutti i tempi dopo le 237 settimane di Federer e le 160 di Connors), ma lo svedese, in stato di grazia, vinse il terzo slam dell’anno e buttò giù dalla vetta a sorpresa Ivan il terribile, mantenendo il comando per 20 settimane, per poi venire risuperato nello stesso Lendl il 30 gennaio del 1989.
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Alla vigilia della finale ha parlato a SuperTennis Simone Vagnozzi, coach di Sinner: “Arrivare a un’altra finale Slam è qualcosa di fantastico, incredibile”. Vagnozzi rassicura tutti sulle condizioni di Sinner dopo il fastidio contro Auger-Aliassime: “Ha avuto solo un po’ di fastidio all’addominale a un certo punto, ma dopo il trattamento col fisioterapista è passato. Quando è rientrato, nei primi game non sapeva bene come stava, quindi non forzava; poi ha iniziato a spingere e il servizio è andato sempre meglio. Credo che sia tranquillo per domani”. A proposito della semifinale, il coach ha aggiunto: “Durante la partita avevamo consigliato qualche kick in più per iniziare lo scambio in vantaggio. Poi il fastidio all’addominale complicava la situazione, sentiva più dolore lanciando la palla indietro. Forse a un certo punto ha giocato troppo centrale e Aliassime ha potuto sventagliare il dritto. Non è facile cambiare altezze contro chi serve e spinge così tanto”. Secondo Vagnozzi, Jannik “sta diventando più tattico. Prima giocava solo su se stesso, ora riesce a lavorare anche sui punti deboli dell’avversario. La palla va velocissima, è difficile cambiare tanto, ma cerchiamo sempre qualche soluzione”. E la finale? “Sarà un match complicatissimo, Carlos proverà a fare qualcosa di diverso rispetto alla finale di Wimbledon, quindi dobbiamo prepararci. Sarà importante lavorare su qualche dettaglio tattico. Poi bisogna andare a giocare, godersela e spingere senza pressioni”.
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