Macron e Zelensky al vertice dei Volenterosi di Parigi dei giorni scorsi – Fotogramma
Mancano i dettagli e i piani, per ora confidenziali. Ma, avant’ieri, il presidente francese, Emmanuel Macron, era raggiante nelle dichiarazioni conclusive del vertice dei volenterosi. A suo dire, 26 dei 35 partecipanti sono pronti a offrire all’Ucraina post-bellica rassicurazioni multinazionali tridimensionali, variabili per caveat e propositi. Poi si è capito però che non era proprio così. Sulla carta – ha detto – ci saranno forze di terra, aria e mare, già concordate a livello di capi di stato maggiore e condivise con l’alleato statunitense.
Un’avanguardia di una decina di membri sarebbe propensa a inviare truppe terrestri, previa autorizzazione parlamentare, non sempre scontata: non certo la Germania, almeno per ora, né la Polonia e nemmeno l’Italia. Si ipotizza per l’avanguardia un contingente da schierare nelle retrovie ucraine, lontano dal fronte e dalle sue appendici smilitarizzate, a cessate il fuoco, armistizio o trattato di pace concluso. Una forza di “rassicurazione”, con assetti aerei protesi a creare una bolla interdittiva nei cieli ucraini e di contromisure mine nel mar Nero.
Le regole d’ingaggio dovrebbero essere modulate sul principio di autodifesa, sempre garantito in caso di attacco. Macron non si è sbilanciato, ma indiscrezioni di stampa parlano di un formato terrestre di 25-30mila uomini, a trazione e comando ruotante franco-britannico. Se confermato, si tratterebbe di un pacchetto robusto, di livello corpo d’armata, non combattente, piuttosto di carattere logistico-addestrativo, congegnato in maniera tale da dissuadere nuovi attacchi russi alla sovranità ucraina. Una sorta di pseudo-meccanismo d’innesco, potenzialmente dirompente, fragile nei presupposti, inviso alla Russia, dipendente dalla controassicurazione del supporto statunitense e dalla disponibilità di forze di reazione rapida pronte in patria. Dalla Bosnia in poi, passando per l’Afghanistan, forze intese al mantenimento di uno status quo stabile e pacifico si sono trovate ad affrontare minacce improvvise, mutevoli e poliformi nell’intensità e nei tratti.
E tutta la nomenklatura neo-zarista, dal presidente Vladimir Putin, a Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, al ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov, ha ribadito concetti espressi più volte negli ultimi anni e giorni: forze di paesi appartenenti all’Alleanza Atlantica sarebbero considerate «obiettivi legittimi» anche in un’Ucraina post-bellica, a conferma che le idee staliniane di baluardo difensivo a ovest, profondo nell’estensione, sono imperiture e che la neutralità ucraina è conditio sine qua non per la fine dei combattimenti.
Confliggendo con i desiderata russi, la forza di rassicurazione è per ora una petizione di principio più che un’ipotesi praticabile e sostenibile a lungo termine, forse superiore al formato di capacità esprimibile senza assunzione di rischi. Quale sarebbe la sua duttilità in uno spettro di contingenze potenzialmente mutevole e instabile? Mancano guarentigie assistenziali simil-articoli 5 della Nato o 42.7 dell’Unione Europea e vi è il sentore di un ruolo americano defilato. Non si conoscono i lineamenti dei piani di contingenza in caso di crisi, fermo restando che tutti i volenterosi sono concordi nell’apparentare l’esercito ucraino post-bellico a un istrice difensivo, deterrente migliore a nuove intemperanze russe. Un esercito potenziato nelle armi, nel formato numerico e nelle capacità produttive belliche, innovativo e ingemmato di unità di combattimento, supporto al combattimento, “force protection” e servizi dell’intero apparato di difesa robusti, reattivi, tempestivi ed efficaci, ferma restando la loro incompatibilità con i piani post-bellici russi.
Parte della sicurezza ucraina dipenderà dal carattere coercitivo delle garanzie di mutua assistenza che gli alleati potrebbero fornire in caso di crisi postbellica, da Kiev non provocata. Un problema politico attualmente irrisolto, in fieri, condizionato dalle disponibilità dei governi nazionali e dalla fermezza del supporto statunitense, ancora indispensabile per moltiplicatori-abilitatori di forza.