«Amo Valeria Bruni Tedeschi, matta come un cavallo come me, e faccio il tifo per la sua Eleonora Duse. Ma troppi film sono nostalgici, D’Annunzio, gli eroi nazionali…Ci sono scelte mirate che non mi piacciono». Stefania Sandrelli alla Mostra del Cinema di Venezia per ricevere il premio Nuovo Imaie, parla di sé e degli altri in una intervista al Corriere della Sera. «La mia vita è volata. Vorrei campare altri cent’anni per vedere cosa succede. Sono molto curiosa».

Da Venezia portava le murrine, i vasi in vetro mosaico, a figli e nipoti. «Ora però vorrei pensare un po’ di più a me stessa, fisicamente intendo. Sagitta, che è stata la splendida compagna di Gigi Proietti e che abita vicino a casa mia, mi sta dando buoni indirizzi e consigli». Germi, Monicelli, Scola, Bertolucci, i registi con cui ha lavorato. «Era una staffetta, nessuno mi ha fatto rimpiangere l’altro. Oggi il problema è che mancano le fondamenta, gli sceneggiatori, gli Age e Scarpelli. Oggi ci sono bei film e bravi registi e attori, ma il cinema è decaduto, i film, quando escono in sala (che sono sempre meno) dopo pochi giorni spariscono. Francamente sono un po’ stanca di questo andazzo, lavori e poi chissà cosa succede. Ora ci sono le piattaforme, per Sky ho fatto un episodio di Call my agent (dove interpreta se stessa ndr)».

Il suo rapporto con il nudo. «Tinto Brass dopo La chiave voleva fare il bis e mi propose Miranda, ma quando è troppo è troppo. Poi mi proposero le copertine di Playboy e Playmen con riunioni dove mi parlavano di pezzetti di glutei e di qualche pelino, non avrebbero mostrato altro di me, ho risposto che non ero un pollo arrosto».

Stefania Sandrelli sente di somigliare a Mastroianni, «che un po’ c’era e un po’ ci faceva. Non ci prendevamo sul serio. Mi piaceva la sua indolenza, quando si addormentava nelle pause. Io però ero più esuberante di lui, pattinavo, ballavo, brigavo. Marcello era di una bellezza che faceva paura ma io ero una ragazzina e lui era un po’ anziano per me». Di Gérard Depardieu a processo per violenza dice: «Sono trascesa, Gérard è un bestione con un lato gentile. Veniva a casa mia e cucinava la carne rossa. In passato abbiamo avuto un flirt e ci siano lasciati al momento opportuno».

Disse no a Coppola per Il padrino. «Lui è il cinema, ma la parte era identica a Sedotta e abbandonata. Gli dissi: “Sono la vergine nazionale non posso diventare la vergine internazionale”. Poi c’è il no subìto, Il Giardino dei Finzi Contini davo già le battute a De Sica quando subentrò Dominique Sanda, per colpa di un produttore che un paio di volte mi ha messo i bastoni tra le ruote e non so cosa gli ho fatto. Dominique venne da me: ti devo dire una cosa, hanno preso me. Ma sono stata felice per Dominique, lo dico sinceramente».

Confessa che il nome Amanda, quello della figlia, non le piaceva. «Io avrei preferito Angelica, Amanda si chiamava la mia compagna di classe che mi prendeva a cartellate e mi picchiava. Ma il gerundio dà speranza: doveva essere amata». Impossibile non parlare del padre di sua figlia, Gino Paoli. «Era un adorabile bugiardo, che avesse una moglie, e stavamo insieme, lo seppi da mia zia, a cui risposi: ma io mica me lo devo sposare».