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È parlando di giustizia che si chiude Venezia 82 con il debutto di “Chien 51”, il film di chiusura di questa 82esima edizione della kermesse cinematografica veneziana che immagina un futuro distopico dove è la stessa intelligenza artificiale a definire cos’è giusto e cosa sbagliato.
Diretto da Cédric Jimenez e con un cast che vede, oltre ai protagonisti Gilles Lellouche e Adèle Exarchopoulos, anche la “nostra” Valeria Bruni Tedeschi, “Chien 51” ci trasporta in una Parigi divisa in tre zone distinte con una popolazione catalogata a seconda delle classi sociali e impossibilitata ad andare in zone diverse da quella di appartenenza. La polizia utilizza l’intelligenza artificiale per combattere il male finché proprio questa diventerà la vera minaccia da combattere.
“Chien 51” resta sulla stessa linea tematica che ha dominato questo Festival: parla dei problemi del mondo contemporaneo e delle più grandi paure dell’uomo di oggi e per quanto si definisca un film distopico appare difficile considerarlo tale per il suo realismo e la plausibilità della storia che racconta.
Il film non si distingue per originalità o qualità di regia o sceneggiatura ma in qualche modo riesce ad aprire gli occhi su quanto il concetto di giustizia non sia intrinsecamente giusto, imparziale, univoco, soprattutto se viene affidato a una mente artificiale e non umana che potrebbe trasformare la giustizia nello stesso crimine.
“Chien 51” non è un capolavoro ma mette insieme adrenalina e anche un pizzico di romanticismo, elementi che in questo Festival, finora, erano mancati. E anche solo per questo lo si apprezza come giusta e coerente conclusione di una Mostra del Cinema più realistica e drammatica che mai.
Voto: 6,2