Mai così tanti calciatori del giro della Nazionale giocano in altri campionati. Da Tonali, Leoni, Calafiori e Donnarumma in Premier a Raspadori e Ruggeri in Liga fino a Retegui in Arabia: sono 11 in giro per il mondo. E altri più giovani sono pronti ad aggiungersi

Andrea Barilaro

6 settembre – 20:31 – MILANO

Italiani d’Oltremanica. Giovani, forti… belli. Arne Slot ha detto: “Giovanni Leoni? È un bel ragazzo, come la maggior parte degli italiani”. Anni 18 e milioni 35 (bonus compresi), quelli versati dal Liverpool nelle casse del Parma. Dal Belpaese all’Inghilterra ‘snobbando’ le nostre. Sempre il manager dei Reds: “È alto, veloce, a suo agio con la palla”. Per la serie: italians do it better. Un po’ come Riccardo Calafiori, alias Rickycala, il nickname del suo profilo Instagram preso d’assalto dagli inglesi. Il motivo? Un video, andato virale, in cui scherza con la popstar Dua Lipa. Ah, poi c’è il campo: alla prima in Premier ha piantato una zampata a Old Trafford contro lo United. E ora l’Arsenal se lo coccola. A Sandro Tonali è andata pure meglio: un coro ad hoc dai tifosi del Newcastle. ‘He drinks Moretti, he eats spaghetti, he hates Sunderland’, beve birra Moretti, mangia spaghetti e odia il Sunderland. Un mix tra luoghi comuni e stima. Doverosa, l’ultima: a maggio ha portato il primo trofeo in 66 anni, e quest’anno non lo ferma più nessuno. Leoni, Calafiori, Tonali, tre dei moschettieri d’Inghilterra. Insieme fanno 66 anni, su per giù l’età in cui si va in pensione. Sono giovani, sono italiani, sono forti. Sono presente e futuro della Nazionale. La prima fila degli Azzurri d’esportazione, leggasi i nostri che giocano all’estero e su cui Gattuso punta per volare in America.

italiani d’esportazione—  

Davanti a tutti Gigio Donnarumma, campione di tutto con il Psg, massacrato e poi coccolato dalla stampa francese, ora accasatosi al Manchester City di Guardiola per ricominciare. Sarà quindi ancora lontano da quella che è un’Italia… internazionale. Nel giro azzurro, compresi Gigio e i tre moschettieri, ce ne sono undici con tre asterischi. Il primo: Federico Chiesa, fresco di primo gol in Premier dopo un anno ad Anfield da comparsa o poco più. Così a giugno: “Rivoglio la Nazionale”, ma tutto passa dal ruolo che avrà nel Liverpool di Slot. Poi potrà tornare al centro del villaggio. Il secondo: Diego Coppola, 21 anni, uno dei ‘meno peggio’ nella disfatta di Oslo contro la Norvegia. Da Verona a Brighton per studiare Van Dijk e sfidare Haaland, ma occhio alla cottura: “Un difetto? La pasta scotta”, ha raccontato alla Gazzetta. Gattuso l’ha lasciato a casa ma per l’America c’è anche lui. Il terzo: Matteo Ruggeri, ex Atalanta oggi a Madrid sponda Atletico. Un paio di convocazioni con Spalletti, per Estonia e Israele non ci sarà ma a sinistra rimane un’alternativa. È la fascia dove agiscono Dimarco, Cambiaso (le due scelte per la prima Italia di Rino) e Destiny Udogie, 22 anni da Verona e una trentina di presenze in Premier col Tottenham. Fuori dai 27 per un guaio al ginocchio, la ‘quota Spurs’ sarà quindi solo una e cioè Guglielmo Vicario, a Londra da due anni e uno dei Fab Four della porta con Gigio, Carnesecchi e Meret. Gli ultimi due Azzurri cittadini del mondo sono Mateo Retegui (all’Al-Qadsiah via Atalanta) e Giacomo Raspadori (all’Atletico Madrid via Napoli), il capocannoniere della Serie A e un campione d’Italia. Una domanda per ciascuno. La prima è trita e ritrita: il campionato arabo è abbastanza ‘allenante’? La seconda: Jack troverà spazio dal Cholo? E se sì, quanto? Insomma, passa tutto da qui.

mai così tanti—  

Un’Italia (mai così) internazionale. Immaginando di qualificarci per l’America e partire con il gruppo scelto dal ct per Estonia e Israele, ci giocheremmo un Mondiale con 7 (!) italiani d’esportazione. Mai così tanti. Qualche dato per rendere l’idea. A Euro 2024 erano tre (Donnarumma, Vicario, Jorginho), stesso numero a Euro 2020 (Verratti, Emerson, Jorginho), Euro 2012 (Sirigu, Thiago Motta, Balotelli) e ai Mondiali 2014 (Sirigu, Thiago Motta e Verratti). Due in più a Euro 2016 (Darmian, Ogbonna, Pellè, Thiago Motta e Sirigu), mentre il numero cala drasticamente avvicinandosi ai primi anni del nuovo Millennio, dagli ‘zero’ a Euro 2000 e 2004 ai Mondiali 2002, dove l’unico a giocare all’estero era Coco (Barcellona). Euro 2008 l’eccezione (da fuori Grosso, Zambrotta, De Sanctis e Toni), quindi lo ‘zero’ più famoso in Germania, Mondiali 2006. Tutti gli eroi di Berlino giocavano in Serie A, oggi rischiamo di andare in America con metà squadra che gioca all’estero. Intanto le parole di Gigi Buffon, capodelegazione della Nazionale, riassumono un po’ tutto: “È meglio se i calciatori italiani giocano all’esterno nei club più forti. La Serie A non è più il riferimento che era in passato”. E le altre Nazionali? Risposta: dipende. L’Argentina campione del mondo in Qatar ne aveva 25 su 26 fuori dai confini, un po’ come la Francia nel 2018 (14) o il Portogallo a Euro 2016 (15). Germania e Spagna le due eccezioni: i tedeschi d’esportazione campioni in Brasile nel 2014 erano solo 6, mentre nel loro quadriennio d’oro (2008-2012) gli spagnoli non hanno mai superato i 5 giocatori tesserati fuori dai confini nazionali. Per la serie: i nostri migliori ce li teniamo a casa. E funziona.

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il futuro—  

Mattia Zanotti, Guido Della Rovere, Andrea Natali, Samuele Inacio, Luca Reggiani. Sono italiani, sono ancora più giovani, saranno (si spera) pure più forti? Azzurrini sparsi per l’Europa, dalla Svizzera alla Germania. Guida Zanotti, 22 anni, esterno destro scuola Inter e capitano dell’U21 all’ultimo Europeo. A Interello lo paragonavano a Zanetti «ma è difficile imitarlo», rispondeva lui. Meglio ‘tractor’, coniato dai compagni in Primavera. Oggi gioca al Lugano e guai a parlargli di nostalgia dell’Italia. Quindi Della Rovere, ‘mister sei cifre’: tanto ha pagato il Bayern Monaco alla Cremonese. 2007, Mezzala o trequartista, fa tutto – e bene – con il mancino. Ancora Germania con Natali, 17 anni, 190 centimetri e piedi da Barça. Figlio di Cesare (ex Serie A), nel 2024 ha vinto l’Europeo U17 e ora è nel giro dell’U19. Il ruolo? Difensore come papà. Quindi il blocco Dortmund, Inacio e Reggiani, 2008 sbarcati in Germania da Atalanta e Sassuolo. Prima Samuele Inacio Pià, fantasista italo-brasiliano, altro figlio d’arte. Sentite papà, ex Atalanta e Napoli: “È già più forte di me”, intanto lui ti lascia sul posto nove volte su dieci e all’Europeo U17 è stato il primo italiano a diventare capocannoniere. Bonus: a giugno è pure partito per il Mondiale per club. Reggiani si racconta da solo: “Sono bravo coi piedi e nei duelli aerei”. Tradotto: fa il difensore, ma alle scivolate preferisce gli assist. Ha saltato l’Euro U17 per infortunio, ma nel Cv ha già inserito un paio di chiusure su Adeyemi.