di
Silvia Calvi
Centinaia, dalle 7 di sabato mattina, le persone in coda per dare l’ultimo saluto a Giorgio Armani nel suo teatro di via Bergognone. Ieri, alla mostra, file e viavai di visitatori
In centinaia tra milanesi e collaboratori già in coda un’ora prima dell’apertura della camera ardente presso l’Armani teatro. Tra i primi arrivare, John Elkann con la moglie Lavinia, l’allenatore dell’Olimpia basket Ettore Messina e il sindaco Giuseppe Sala con la compagna. La camera ardente resterà aperta oggi e domani, dalle 9 alle 18. Lunedì i funerali.
«Io sono assolutamente favorevole all’iscrizione al Famedio, lo valuterà una commissione, ma credo che non ci saranno problemi, però sarà rispettoso chiedere alla famiglia se la cosa fa piacere», ad annunciarlo il sindaco Sala. La commissione delegata, ha spiegato, si riunirà nelle prossime settimane e quindi «siamo ancora in tempo per farlo quest’anno».
Venerdì, in via Bergognone, head-quarter di Armani Group, il giorno successivo la scomparsa di Giorgio Armani, regnava un silenzio irreale. Qualcuno aveva lasciato delle rose rosse (uno dei fiori più amati dallo stilista che alla varietà Red Thunder in passato ha dedicato anche una collezione dell’Haute Couture), mentre dipendenti e collaboratori entravano svelti negli uffici, evitando le domande dei giornalisti. La mostra «Armani Privé 2005-2025» però era regolarmente aperta e il viavai dei visitatori incessante.
Liz, studentessa dell’Istituto Marangoni arrivata a Milano dalla Svezia, ha raccontato di aver pianificato la visita proprio quando ha saputo della scomparsa dello stilista. «Armani ha contribuito all’empowerment femminile, a esprimere noi stesse con coraggio. Anche per questo sarà sempre un esempio». Lucille invece è venuta apposta da Parigi: «Anche se adoro la moda italiana è la mia prima volta a Milano. Per me Giorgio Armani è stato un grande visionario, un monumento di eleganza, in grado di creare atmosfere uniche: spero che in futuro continueremo a rispettare tutto il suo lavoro».
Rosanna e Rosamaria invece sono due amiche brianzole. «Siamo qui come andiamo per mostre e gallerie d’arte: perché amiamo il bello. E Armani ha saputo portare la bellezza italiana nel mondo». Mentre Rosella (insegnante da Catania) e la sua amica Pinuccia (milanese) sono rimaste particolarmente colpite dalla vita dello stilista. «La sua storia parla di un uomo che aveva una grande eleganza d’animo, con valori profondi e la passione di un grande lavoratore, instancabile, che nella vita si è fatto da solo».
Ethel invece, originaria di Tel Aviv, a Milano di solito accompagna i turisti per i «fashion tour». Venerdì però ha preferito venire in via Bergognone da sola. «Armani ci regala l’esempio di un grande amore per la sua comunità: ha fatto tanto per Milano e ci ha lasciati con la stessa eleganza con cui ha vissuto. Le sue creazioni poi sono fatte per valorizzare la donna, eleganti, sobrie e frutto di una grande ricerca sui materiali. Come la sua linea beauty, veramente speciale e usata dai più grandi make up artist».
Un gruppo di signore olandesi, invece, arrivava al seguito di Mika, insegnante di Storia della moda. «Per chi ama la moda Armani è un punto di riferimento imprescindibile. Un’icona di stile sia nel pret-à-porter che nell’Alta Moda, per la cura dei dettagli e una sapienza artigianale d’altri tempi. La sua eredità? Lui rappresenterà sempre la vera essenza dell’Italian Style».
C’era anche un gruppo di giovanissime, unghie glitterate e pantaloncini corti: studentesse del Liceo Artistico che hanno scelto l’indirizzo moda. Anche per la gen Z Armani rappresenta un’icona? «Assolutamente sì, la sua eleganza semplice e raffinata conquista anche noi. E per chi sogna di lavorare in questo settore è un modello» rispondono in coro. «La notizia della sua morte ci ha colte di sorpresa, così oggi abbiamo deciso di venire a visitare la mostra proprio per rendergli omaggio».
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6 settembre 2025 ( modifica il 6 settembre 2025 | 11:49)
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