Torna un nuovo episodio della rubrica su Toro News di Alessandro Costantino, Il Granata della Porta Accanto: “Scegliendo il Toro il mister doveva sapere in quale ginepraio si stava infilando…”

Spiace quando brave persone come Baroni si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Spiace perché in un contesto differente l’uomo Baroni e il tecnico Baroni avrebbero sicuramente avuto un impatto diverso da quello che hanno avuto sinora nel Torino di Cairo. Discreto ex calciatore e allenatore molto preparato, di quelli, come si diceva una volta, che hanno fatto la gavetta, Baroni ha scelto nelle sue ultime tre esperienze tre piazze molto calde: Verona, Roma sponda biancoceleste e Torino sponda granata. Quasi un paradosso per una persona così pacata e controllata. E se già trattare con Lotito non deve essere stato facile, penso che dopo il calciomercato il mister si sia accorto che nemmeno con Cairo è tutto rose e fiori, per usare un eufemismo. L’ambiente granata è ormai in subbuglio continuo, infiammato da una contestazione senza sosta (con la Fiorentina la Maratona ha cantato per 90 minuti solamente contro il presidente) che non aiuta chi, come il neo allenatore del Torino, cerca di costruire un nuovo progetto tecnico.

Il problema però è proprio questo: mentre Vanoli, pur con meno esperienza, aveva provato a compattare squadra e tifosi riuscendoci benissimo – perché nonostante i modesti risultati dell’anno scorso la squadra è sempre stata sostenuta, forse fin troppo -, Baroni si è ritrovato con il cerino in mano perché ha preso il posto proprio del “capopopolo” Vanoli e non ha potuto quindi porsi come garante e tramite tra la squadra e i tifosi, visto che è arrivato con le stimmate dell’usurpatore. Nelle sue conferenze molto intelligentemente il mister granata ha sempre, e sottolineo sempre, ribadito che deve essere la squadra a trascinare i tifosi dalla propria parte, sottintendendo che non ci si può aspettare dal pubblico l’incondizionato supporto avuto l’anno prima. Il 5-0 a San Siro non ha aiutato a migliorare la situazione, tant’è che anche dopo il dignitoso 0-0 contro la Fiorentina in cui si è vista una parvenza di compattezza di squadra e, soprattutto, un atteggiamento più pugnace da parte dei giocatori, la curva ha fischiato, forse un po’ troppo ingenerosamente, i calciatori granata che vi si approcciavano per i saluti finali di rito. Per la serie non basta certo questo brodino per farci cambiare idea e tornare a darvi carta bianca…

La strada di Baroni al Toro è tutta in salita, ma d’altronde, come si suol dire: “Hai voluto la bicicletta? E adesso pedali!”. Scegliendo il Toro il mister doveva sapere in quale ginepraio si stava infilando: non era obbligato ad accettare, per cui, se lo ha fatto, deve anche prendersi le sue responsabilità se le cose non girano subito bene come sperava. E probabilmente a far sì che l’inizio di stagione non sia stato entusiasmante (la manita di San Siro rappresenta il peggior inizio di campionato del Toro degli ultimi 120 anni…) ci si è messo anche lo stesso Baroni che non ha saputo o voluto mettere in dubbio da subito, viste le caratteristiche dei suoi nuovi giocatori, la bontà del 4-2-3-1 sul quale ha lavorato per tutto il precampionato. Realizzare a stagione iniziata che la squadra non può reggere quel modulo è una colpa che il mister condivide con Vagnati ed è figlia della errata programmazione che il ds ed il mister hanno fatto.

Per fortuna il campionato è ancora lunghissimo e questo – ci auguriamo – vuol dire che Baroni avrà la possibilità di fare rendere la rosa a disposizione al meglio di quanto può dare. Difficile immaginare che questo allenatore possa trasformare una zucca in carrozza, ma il calcio non è una materia scientifica e spesso sa sparigliare le carte nel bene come nel male. Questa piazza ha bisogno di entusiasmo e l’entusiasmo lo possono creare solo due cose: la cessione della società da parte di Cairo a un soggetto terzo oppure un allenatore alla Mondonico che sappia isolare la squadra da tutto e da tutti e la guidi a traguardi impensabili. Siccome al momento nessuna delle due ipotesi mi pare facilmente ed immediatamente realizzabile, faccio i miei migliori auguri a Baroni di stupirci con effetti speciali: se facesse cose straordinarie con i mezzi che ha a disposizione, entrerebbe nell’immaginario collettivo granata come il tipico “underdog” (che possiamo tradurre con “sfavorito”) che ribalta il pronostico: una cosa molto da Toro. O almeno da quello che una volta era il Toro….

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.