Cosa resta di tutte quelle immagini, di tutti quei film che ci passano davanti gli occhi in una settimana e mezza. Qual è la nostra memoria? Cosa siamo in grado di ricordare? Ognuno si porta a casa i suoi flash preferiti, i suoi ricordi più sorprendenti e soddisfacenti. Questa è la nostra selezione.

APPROFONDIMENTI


IMPERDIBILI

Il colpo di pistola contro lo spin doctor di Putin, sparato da una mano ignota nel finale di “Le mage du Kremlin” di Olivier Assayas, degno della più perfetta spy-story, come non può accadere che in Russia.
La voce di Hind Rajab, bambina di 6 anni, chiusa in auto con i parenti morti, che chiede inutilmente di essere salvata, prima che il fuoco israeliano le tolga l’ultima parola.
Il monumentale Ginkgo biloba, che tutto e tutti guarda da secoli nel film “Silent Friend” di Ildikó Enyedi, forse il film più sorprendente del Concorso

Voto: 5 stelle

SOLITUDINI

Il suicidio del Segretario alla difesa nel film “A house of dynamite” di Kathryn Bigelow, perché ormai non restava che resa o suicidio.
Lo sguardo perduto del piccolo Bojtorján Barabás nel film “Orphan” di László Nemes.
Il finale di “No other choice” di Park Chan-wook con il protagonista assunto di nuovo in fabbrica, unico umano in un lavoro consegnato interamente alle macchine. La sua solitudine che contraddice la sua felicità per essere stato riassunto. Ma che probabilmente durerà poco.

Il fucile a canne mozze piantato sulla nuca di Dacre Montgomery in “Dead man’s wire” di Gus Van Sant
Il dialogo tra il protagonista di “L’étranger” condannato a morte e il prete nella prigione: sulle orme di Bergman e di Bresson, consapevolmente sapendo che sono irraggiungibili.
Il commovente colloquio telefonico tra lo scrittore Paul e il figlio che sta in Canada, dopo che il primo ha finalmente pubblicato il libro che lo riporta al successo.
La panoramica sui loculi mentre Franco Maresco parla del cinema italiano, nel suo “Un film fatto per Bene”.

Voto: 4 stelle

MUSICHE E MAESTRI

L’architettonica precisione geometrica di Jim Jarmusch nel suo film “Father mother sister brother” contrapposta al disagio esistenziale dei protagonisti.
Il pianto di Dwayne Johnson in “The smashing machine” di Benny Safdie, un uomo dalla corporatura monumentale abituato a salire sul ring che abbisogna di fazzoletti per asciugarsi le lacrime.
La metafora dell’Italia all’inizio di “La grazia” di Paolo Sorrentino, quando la bandiera tricolore lasciata come scia dalle Frecce acrobatiche si sfalda rapidamente, dissolvendosi del tutto.
Il primo omicidio di “No other choice”, un triello di lotta e catastrofe a suon di musica martellante, un momento esilarante.

L’esibizione finale della cover beatlesiana dei protagonisti sciroccati di “The last viking” di Anders Thomas Jensen.
La porta della cella che si apre e che permette a Enzo Tortora di uscire nel lungo corridoio da solo, come in “Buongiorno, notte” con Aldo Moro.
La scena in cui il ragazzo protagonista di “La valle dei sorrisi” di Paolo Strippoli raccoglie su di sé tutto il dolore di una comunità intera.
Il concerto recitativo dei quattro adolescenti di “Un anno di scuola” di Laura Samani con Trieste sullo sfondo.
 

Voto: 3 stelle

ORFANI

Il finale (sospeso) sulla giostra di “Orphan” di László Nemes.
La nave incagliata nei ghiacci artici, liberata nel finale dalla Creatura di Frankenstein, nel film di Guillermo del Toro: una nuova (ri)nascita, dopo quella della Creatura stessa.
La rivelazione aliena nel film “Bugonia” di Yorgos Lanthimos, che sconvolge lo scenario e la storia.

Voto: 2 stelle 

ANCHE NO

Le danze frenetiche e mistiche dei seguaci della setta degli Shakers, fondata da Ann Lee, nel film Mona Fastvold, un mistical che stordisce e ipnotizza.
Tutto il film “In the hand of Dante” un pasticcio incredibile, dove non c’è storia, non c’è tempo, non c’è Divina Commedia e soprattutto non c’è Dante.
L’uso smodato della CGI nel film “Frankenstein” di Guillermo del Toro, che appesantisce un film già piuttosto “corposo”.
Tutta la parte italiana di “Jay Kelly” che Noah Baumbach gira come il peggior turista provvisto di smartphone e l’apparizione di Alba Rohrwacher, che sembra appena uscita da una sacrestia.
Il parallelo tra le rovine di Pompei e quelle di un cinema napoletano, dove si proietta “Viaggio in Italia”, in “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi.
Il ritrovamento della busta nel bagno in “After the hunt” di Luca Guadagnino, manco fosse una caccia al tesoro.
La musica rock in “Mother” di Teona Strugar Mitevska, film su Madre Teresa di Calcutta.
Lo spiegone finale di Elisa di Leonardo Di Costanzo, un bel film che avrebbe avuto bisogno di una maggiore “distanza”.
 

Voto: 1 stella