di
Roberta Polese
Padova, il ricercatore era in missione in Alaska. L’amico: era esperto, tragica fatalità
«L’ho sentito per l’ultima volta martedì mattina: l’elicottero aveva lasciato lui e gli altri ricercatori in cima al ghiacciaio, mi aveva detto: “Qui tutto bene, siamo arrivati, ci sono anche molti turisti”, poi verso l’ora di pranzo è andato a prendere dell’acqua con la borraccia al torrente sopra il ghiacciaio ed è caduto, è stato letteralmente inghiottito».
Francesco Sauro è una delle persone che meglio conosceva Riccardo Pozzobon, 40 anni, ricercatore, geologo planetario dell’Università di Padova. Lo studioso è morto martedì in Alaska mentre lavorava a una ricerca sul ghiacciaio di Mendenhall per conto di una missione finanziata dal «National Geographic Grant Program». Pozzobon era partito dall’Italia il 26 agosto, sarebbe dovuto rientrare a casa dalla famiglia questo weekend. Martedì il dramma: il 40enne è caduto in un canale di fusione delle acque del ghiacciaio, le autorità americane hanno comunicato di aver sospeso le ricerche del suo corpo, continuare sarebbe troppo rischioso. Pozzobon lascia la compagna Claudia e il figlio, oltre alla sorella e i genitori.
Il ricercatore, date le sue competenze, aveva anche lavorato per l’Esa, European Space Agency, contribuendo al progetto Pangaea per la formazione degli astronauti; per questo al dipartimento dell’università padovana è arrivato immediatamente anche il cordoglio dell’astronauta Luca Parmitano.
I colleghi sono affranti: «Quando è accaduta la tragedia le persone che erano con lui mi hanno chiamato subito — spiega ancora l’amico Francesco —, in Alaska Riccardo era capomissione, era un professionista esperto, soprattutto in sicurezza, era già stato in Patagonia, aveva esplorato superfici vulcaniche, sono certo che anche questa volta non ha lasciato nulla al caso, eppure è stato vittima di un tragico incidente». La famiglia è chiusa nel dolore: «Per ora non abbiamo dichiarazioni, si sta occupando di tutto l’università, vedremo più avanti» dice la sorella Patrizia. La notizia della scomparsa del ricercatore è stata divulgata nei canali ufficiali della Società geologica italiana giovedì scorso: «È una notizia devastante e un profondo choc per tutti noi — spiega la nota —. Riccardo era un caro amico, una persona buona, allegra, generosa, gentile, oltre che un ricercatore appassionato che ha dato contributi significativi alle scienze planetarie. Per sostenere la famiglia in questo momento di inimmaginabile difficoltà, si sta cercando di istituire un fondo di donazione».
Pozzobon studiava la terra per capire i pianeti, il suo contributo alla scienza è stato determinante, lo conferma il professor Matteo Massironi, suo collega del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova: «Studiamo parti della terra che per morfologia somigliano a quelle dei pianeti — spiega —. Riccardo aveva scoperto i cosiddetti “tubi di lava”, ossia quei tunnel che si formano nel terreno dopo il passaggio della lava, sono parti di terreno riparate dalle radiazioni e sulla luna raggiungono dimensioni importanti: entrarci dentro ci dà la possibilità unica di studiare il terreno lunare, il lavoro di Pozzobon è stato fondamentale».
«Siamo tutti senza parole. L’intera comunità universitaria piange la scomparsa del nostro ricercatore —afferma Daniela Mapelli, rettrice dell’Università di Padova —. La morte lo ha colto mentre lavorava per il suo ateneo, mentre si cimentava in una delle sue passioni, il dolore e il senso di ingiustizia, impotenza di fronte a questa morte si accompagnano alla volontà, già da ora, di ricordare Riccardo». La ministra dell’università Anna Maria Bernini: «Le immagini di Riccardo con il suo sorriso luminoso nei “suoi” luoghi di ricerca sono le immagini di un uomo innamorato del proprio lavoro. Nei suoi occhi c’è quella curiosità inesauribile che muove ogni vero ricercatore. Il mio abbraccio più sincero alla sua famiglia, agli amici e a tutti i suoi colleghi».
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7 settembre 2025
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