Intervista con il direttore tecnico di Aprilia racing: “Sono un ingegnere un po’ topo da laboratorio. È fondamentale nel nostro ruolo avere sempre un atteggiamento molto militaresco: se è stata presa la decisione dall’alto, bisogna portarla avanti come se fosse tua. Quanto sono riuscito a fare in KTM? 65%. In Aprilia mi trovo benissimo, a casa ci sono un sacco di persone che non nominiamo mai, ma senza di loro non saremmo qua””
6 settembre 2025
Fabiano Sterlacchini è direttore tecnico di Aprilia dal 18 novembre 2024 quando si è avvicendato con Romano Albesiano, andato in HRC.
Sterlacchini ha una carriera di tutto rispetto perché ha lavorato per tanti anni in Ducati, poi 3 anni in KTM e ora è in questa nuova sfida Aprilia, che ha già iniziato a dare i suoi frutti.
Se tu dovessi descrivere in poche parole Fabiano Sterlacchini chi è, dentro e fuori al paddock, cosa diresti?
“Diciamo un ingegnere un po’ topo da laboratorio che però a un certo punto si è ritrovato probabilmente anche per conformazioni, diciamo di carattere, a dover anche gestire altre persone altrettanto brave, ricercatori, ingegneri di altissimo livello e con una grandissima passione del motorsport. Fin da quando ero bambino facevo delle cose che all’epoca si potevano fare con le moto, un po’ rischiose, perché ero un appassionato di moto e di motore in generale”
“In KTM l’atteggiamento è un po’ diverso, un po’ try and error, più spregiudicato quindi anche di Ducati”
E ora rivesti il ruolo di direttore tecnico, ma cosa prevede e, per capire, quanto può essere assimilabile a quello che fa Dall’Igna in Ducati?
“Beh, no, diciamo Gigi in Ducati è un direttore generale e quindi diciamo che per quanto è un ingegnere e quindi perlomeno finché ci ho lavorato io è sempre stato estremamente presente dal punto di vista tecnico. Il direttore generale normalmente ha un ruolo un po’ diverso. Il direttore tecnico fondamentalmente deve cercare di far lavorare tutti i tecnici in estrema simbiosi. Sembra una banalità, ma poi non è così una banalità, si tende sempre molto a coltivare il proprio orto, quindi il motorista vede il motore come l’unica cosa che conta, il telaista come il telaio, l’aerodinamico, l’aerodinamica… in realtà devono lavorare molto all’unisono, no? E lo capiamo perché, per dire, si può fare un’aerodinamica migliorata facendo stare un motore 10° più caldo, poi però cosa succede al motore, no? E il direttore tecnico deve coordinare tutte queste funzioni e cercare anche dal punto di vista degli investimenti come allocarli nel modo più costoso, cioè quello che ti costa e la performance che ottieni, no?”
Sterlacchini nel box Aprilia al Balaton Park
“Il rapporto con Gigi è stato sempre buono. Ovviamente, come tutte le situazioni della vita, capita di condividere e non condividere, però secondo me è fondamentale avere sempre un atteggiamento molto militaresco”
E avendo lavorato prima in Ducati e poi in KTM, se tu dovessi dire quali sono similitudini, ma soprattutto differenze di stile di lavoro?
“Ti posso dire che Ducati probabilmente per la territorialità e la provenienza di tutti i tecnici è estremamente simile ad Aprilia e ci sono un sacco di similitudini nel modo soprattutto di approcciare al lavoro. Quello che spesso si dice il voler capire ancor prima di fare, no? E quindi analizzare, simulare, fare le cose solo quando sei ragionevolmente certo, quantomeno dal punto di vista numerico, che questa cosa ti darà un vantaggio. In KTM in realtà l’atteggiamento era un po’ diverso, era più da sperimentatore puro e quindi si tendeva, probabilmente anche per una cultura, un DNA che viene dall’offroad dove non riesci a fare grandi simulazioni o grandi test perché basta pensare che la pista ogni giro è diversa, no? Quindi non riesci a fare statistica e ovviamente l’atteggiamento è un po’ diverso, un po’ try and error, più spregiudicato quindi anche di Ducati per certi versi dal punto di vista di provare delle soluzioni senza essere ragionevolmente sicuri che queste soluzioni ti diano un vantaggio”
In Austria Marquez ha detto, quando gli hanno ricordato le bellissime battaglie con Dovizioso, che sì, bellissime, però con le MotoGP di adesso di fatto, scordiamocele. Secondo te, sei d’accordo? E secondo te, perché non succedono? Secondo te dal 2027 col nuovo regolamento invece potrebbero tornare?
“Penso di sì. Penso di sì, per una serie di ragioni. Alla fine, René, in quell’epoca lì c’è stata un’evoluzione delle gomme, siamo passati alle Michelin e pian piano il problema del riscaldamento anteriore è diventato sempre più presente, del riscaldamento della ruota anteriore, non solo per il pneumatico, perché c’è una componente dettata dal pneumatico ma anche perché è andato sempre più forte in termini di velocità, con l’aerodinamica si frena sempre più forte. Basta pensare cosa abbiamo fatto anche con i dischi, no? Prima 340 fascia alta era ogni tanto, adesso 340 fascia alta è la base e si deve andare fino a 355 ventilato, quindi questo dà una dimensione di tutto ciò, no? E penso che tra le velocità, tra la minore aerodinamica, tra l’assenza degli abbassatori, penso che si ritorna un po’ a quelle moto lì dove ci potrebbero essere delle battaglie”
A proposito di ali e di abbassatori, tu credo che hai vissuto da dentro l’arrivo delle ali e degli abbassatori. Cosa ti ricordi di quella sperimentazione e che ruolo hai avuto?
“Mah sì, anche perché in realtà i primi esperimenti delle ali… all’epoca c’era Filippo Preziosi come direttore generale, già li facemmo, se non mi ricordo male, nel 2010. Diciamo che ho sempre coordinato l’attività di pista dal punto di vista di dare un feedback in azienda agli ingegneri, dal punto di vista dei feedback dei piloti e dell’analisi dei dati, quindi coordinavo questo tipo di attività e sia nell’uno che nell’altro, sia dal punto di vista dell’aerodinamica che anche dal punto di vista poi degli abbassatori con il debutto vado a memoria all’epoca era Thailandia 2019, se non ricordo male”
Io sono arrivato in MotoGP, a lavorarci, nel 2022, quindi mi sono perso il periodo prima. Ma è giusto dire che tu eri un po’ il braccio destro di Dall’Igna e che rapporto hai e avevi con lui?
“Mah sai, alla fine Gigi, come tutti che ricoprono certi ruoli, come io adesso in Aprilia e come ero anche in KTM ha dei collaboratori fidati che sono i primi livelli, i primi riporti e io come tanti altri, diciamo, riportavo direttamente a lui su quella che era tutta la coordinazione tecnica in pista e ovviamente oltre me ce n’erano degli altri. Io specificatamente mi occupavo come coordinatore tecnico di tutto dal punto di vista tecnico. Poi in pista ero quello che veniva definito lo specialista il lato motore, quindi quando c’era una problematica di funzionalità o delle cose specifiche lato motore, cambio frizione, mi occupavo di quello. Il rapporto è stato sempre buono. Ovviamente, come tutte le situazioni della vita, capita di condividere e non condividere, però secondo me è fondamentale nel nostro ruolo, a tutti i livelli, avere sempre un atteggiamento molto militaresco, cioè se a un certo punto, anche se uno non è d’accordo, però è stata presa la decisione dall’alto, poi bisogna portarlo avanti come se fosse tua. E io personalmente ho sempre pensato che questa cosa fosse giusta, quindi l’ho fatta nei confronti di Gigi. In qualche modo pretendo che la gente la faccia anche nei miei confronti”
Venendo ad Aprilia, qui siamo nell’hospitality di Aprilia. Come ti trovi e che sfide ti sei trovato ad affrontare subito quando sei arrivato?
“Non vorrei sembrare compiacente. Benissimo, nel senso che è veramente un ambiente molto familiare e devo dire che ci sono un sacco di persone bravissime sia per la spinta che mettono nel fare le cose che anche per le loro competenze. Devo dire che delle due quella che mi ha sorpreso un po’ di più è stata anche la spinta che mettono nel fare delle cose perché le competenze me le immaginavo perché comunque anche nelle esperienze precedenti avevo incontrato persone che venivano da Aprilia e ho sempre trovato persone estremamente competenti. E però vedo che su certe cose, ad esempio, io avevo le mie esperienze, certe idee di sviluppo e all’inizio ci sono state ovviamente delle resistenze, però poi ho visto che magari un po’ entrando in sintonia con tutti i vari collaboratori, alcune cose hanno iniziato a funzionare e adesso mi precedono e quindi questo è molto bello perché non sto, diciamo, spingendo il fiume, ma il fiume sta andando anche un po’ naturalmente, no? E devo dire che penso che anche quello che stiamo facendo dal punto di vista dei risultati è anche frutto di questa sintonia che si incomincia un po’ a vedere.”
Ritorno un attimo a KTM perché appunto ti voglio chiedere se 100 era quello che tu volevi fare come metodo e come cose, quanto pensi di essere riuscito a fare lì in KTM?
“65%”
E invece torno ad Aprilia perché l’annata si sta dimostrando molto positiva nonostante appunto sappiamo tutto quello che è successo con Martin eccetera. Per ora avete fatto una vittoria a vari podi con Bezzecchi che sta andando veramente sta facendo una stagione veramente molto interessante. E riguardo alla situazione di Martin secondo me, per certi versi, era un po’ inevitabile che si creasse quel contrasto, però la cosa che mi è piaciuta molto e di cui ti chiedo il punto di vista tuo è come l’ha gestita sia Aprilia mantenendo una porta aperta, sia Martin che comunque quando poi è tornato indietro ha detto “Quando io ho fatto quelle decisioni le sentivo ma ora capisco che la strada giusta sia ritornare insieme”. Secondo me alla fine ne è uscita bene sia Aprilia e il suo management che il pilota. Cosa ne pensi?
“Ma sì, diciamo che normalmente io tendo sempre a non mettere in discussione le decisioni altrui perché non si hanno gli elementi per poterle giudicare, no? Per dire, in una chiacchierata che abbiamo fatto. Io non mi sono mai voluto occupare di questo argomento per rimanere super concentrato dal punto di vista organizzativo e tecnico. C’erano delle persone all’interno dell’azienda che se ne stavano occupando e quindi dobbiamo ognuno fare il suo. Detto questo, secondo me, noi l’abbiamo gestita estremamente bene perché abbiamo tenuto un punto fermo e nello stesso tempo abbiamo anche fatto in qualche modo, come dice sempre il nostro amministratore delegato Massimo Rivola, la parabola del figlio prodigo. Noi abbiamo detto indipendentemente da quello che succede, questo è il nostro punto, quando lui tornerà per noi è come se non è successo niente e questo stiamo facendo. Non voglio minimamente discutere su quelle che sono state le cose che hanno portato Jorge a fare quelle riflessioni. Quello che posso dire è che in due chiacchiere che abbiamo fatto, quando lui poi è tornato a inizio, è quella di e mi fa molto piacere questo di avergli messo dei dubbi perché sicuramente la crescita della moto è stata veramente importante, no, dal punto di vista dei risultati in generale. Poi la moto, in realtà un grande lavoro è stato fatto da Marco, però per dire nelle ultime gare comunque siamo costantemente adesso credo le ultime cinque o le ultime sei anche nella top 10 sempre con Raul Fernandez, no? E anche questa è una cartina tornasole che ci dice Marco straordinario, però anche altri stanno facendo delle belle prestazioni, quindi io penso che sono cose che capitano al nostro lavoro, non fa la differenza se capitano o non capitano, fa la differenza come le gestisci e io penso che le abbiamo gestite molto bene”
L’ultima cosa che ti chiedo, dobbiamo spendere qualche parola per Bezzecchi perché comunque secondo me sta facendo un lavoro veramente interessante insieme al gruppo di lavoro. Mi sembra molto felice di essere in Aprilia e mi sembra anche molto maturato.
“Sì, devo dire che Marco è una clamorosa sorpresa, nel senso che tutti quanti noi lo vedevamo come un pilota talentuoso direi, ma anche molto scanzonato, no? In realtà è un professionista incredibile. Penso che sia molto dovuto all’ambiente da cui viene, dalla dall’Academy, la VR46 Academy, perché comunque c’ha un atteggiamento professionale, metodico di andare ad analizzare le cose, di mettere le cose in ordine, dare delle priorità che a me ha stupito e devo dire la verità se noi non avessimo avuto in questa prima parte dell’anno Marco al netto del contributo di Salvadori, degli altri piloti, lo sviluppo che abbiamo portato avanti con Fernandez, però Marco è Marco, oltretutto ha fatto una cosa, secondo me, molto molto, diciamo, prestigiosa per un pilota che a un certo punto, riconoscendo che non poteva guidare la moto in un certo modo, ne abbiamo discusso e lui ha fatto un suo training per cercare di cambiare il suo stile di guida. Non è così banale, no? Perché prima bisogna volerlo, poi bisogna anche fare delle cose per riuscirci e lui le ha messe in pratica e le abbiamo fatte. Quindi io devo dire Marco, chapeau”
Quando pensi che Aprilia sarà pronta per lottare per il mondiale e: c’è qualcosa che non ti ho chiesto ma che tu vorresti dire?
“Bah, pronta per il mondiale. Sai, io, René tendo sempre a non dare l’obiettivo, ma lavorare per il perseguimento dell’obiettivo. E io credo che incominciamo a essere sulla giusta strada. Secondo me non escludo che nei prossimi anni potremmo essere ad un livello tale da potercelo giocare. Poi sai MotoGP vincere bisogna mettere tante cose in fila, no? E per me oggi come oggi siamo lì a giocarci subito eh la posizione del secondo dietro a Ducati perché chiaramente è un progetto molto sviluppato negli anni con dei piloti fortissimi. Ovviamente adesso noi dobbiamo continuare il percorso di sviluppo concentrati e poi pian piano continuare a far crescere i nostri piloti e poi nel tempo magari metterne dentro altri perché anche lì abbiamo visto esperienze passate che la Honda finché non ha preso Márquez non è iniziato il ciclo positivo come anche Ducati quando ha fatto un certo rinnovamento, no? Quindi quella è una cosa fondamentale. Cose che vorrei dire che non mi hai chiesto, no? Beh, abbiamo parlato di diverse cose. Secondo me, devo dire che stiamo facendo un lavoro buono, molto buono e dobbiamo continuare a essere concentrati dando applauso a tutte le persone che lavorano sul progetto. Questo mi va di dirlo perché spesso si tende qua a riconoscere il merito alle persone intorno al team, però sono comunque una parte del mosaico e c’è a casa un sacco di persone che noi non nominiamo mai, né di cui uno sa dell’esistenza, tipo Gianfranco Castiglioni che è un nostro calcolista storico che è una persona incredibile e che nessuno sa dell’esistenza, ma fa dei lavori che senza di lui non saremmo qua”