L’attore partito all’alba da Roma per l’ultimo saluto allo stilista: «Lui un vero condottiero che ha dedicato la sua vita a perfezionarsi»

«Sono molto colpito: sono arrivato alla camera ardente e ho avuto un impatto emotivo inaspettato, molto forte». Alessandro Preziosi è partito all’alba da Roma per portare l’ultimo saluto al suo stilista d’elezione, che lo ha sempre ospitato in prima fila alle sfilate e con il quale condivideva l’amore per Pantelleria e un certo modo di intendere il lavoro e il suo concetto di verità. Risponde durante il viaggio di ritorno a Roma e spesso parla dello stilista al presente.
Eravate amici?
«Lo sono certamente di più per Roberta e il suo gruppo, ma  con Armani abbiamo avuto un rapporto di reciproca simpatia e ammirazione. Venne anche a vedere un mio spettacolo, il Don Giovanni».
Che cosa vi legava?
«Questa visione del lavoro basato su impegno, rispetto, lealtà. Il rifiuto della finzione» .
Quale è il primo pensiero che associa ad Armani?
«Il suo essere docile, nel senso di volere essere sempre pronto a imparare».
Lui in realtà più che docile si definiva “preciso, pignolo, rigoroso, intransigente, leale, costante, determinato, appassionato”….
«Penso alla docilità nel senso più originario ed etimologico del termine. Come quando Norberto Bobbio fa l’elogio della mitezza. Se definisci Armani mite qualcuno può sorridere, ma lui intende quel senso di sobrietà, grande educazione e gentilezza che ha determinato l’uomo e lo stilista aperto alle innovazioni. Ricordo quando venne a un mio spettacolo e individuò un giovanissimo sceneggiatore Fabien Iliou che poi chiamò a collaborare per i suoi eventi».
Da quanto tempo vi conoscevate e perché aveva scelto di indossare i suoi abiti?
«Ormai sono vent’anni… Io sono una persona che si veste, ho cioè bisogno di sentire ciò che indosso in termini di comodità. Armani è stato la quintessenza dell’eleganza anche nella vita di tutti i giorni: è la possibilità di sentirti sempre a posto in ogni contesto».
Che colori ci sono nel suo armadio?
«Uno solo. Il blu».
E lo smoking?
«Ne ho uno bellissimo indossato sul Festival di Sanremo nel 2018 accanto a Ornella Vanoni per il brano “Imparare ad amarsi”. Armani era uno dei pochi che potevano permettersi di enfatizzare la classicità e con sfumature diverse, che sfumano ogni rigore».
Un insegnamento concreto che ha ricevuto?
“A me era molto simpatico. Con lui ho condiviso bellissimi momenti e ci è capitato di parlare: con me si sentiva in confidenza. Io sono napoletano, lui milanese, due mondi molto diversi tra loro, eppure…”.
A proposito di confidenze, lo stilista ultimamente parlava del rimpianto di aver sacrificato l’attenzione per sé dedicandola tutta al lavoro. Lei pensa che davvero oggi si comporterebbe in un altro modo?
«Sì, credo che oggi non lo rifarebbe. Non è un uomo che dice le cose tanto per dire».
Pensa davvero che si potesse essere Armani in un altro modo?
«Diciamo che la cosa che impressiona del signor Armani è la qualità esponenziale legata al perfezionamento di ciò che ha fatto. Ha sempre sostenuto: “Io sono uno che cerca di adeguarsi ai tempi. Mi riconosco nel mio lavoro e il mio lavoro si riconosce nel processo di perfezionamento di ciò che avevo fatto”. Se guardi una giacca del 2001 e una del 2025 cogli le differenze, nelle rifiniture, i dettagli. Io faccio un altro lavoro, ma mi rispecchio in questo concetto: perfezionare ciò che hai fatto».
E’ mai stato ospite nella sua villa di Pantelleria?
“Sì. E raramente mi è capitato di avere a che fare un gruppo di lavoro così gentile e ospitale. L’ospite per lui aveva qualcosa che va al di là del lavoro. ha una sua sacralità».
Le ha mai parlato del desiderio mancato di fare il regista?
«Ma lui era un regista. A Taormina ho messo in scena le “Memorie di Adriano” della Yourcenar e ci vedo tratti che me lo ricordano. Il re della moda, lo chiamano: ecco lui era certamente condottiero che nel suo concetto di libertà e potere intendeva anche la capacità di saper fare un passo indietro, soccombere se necessario. E questa è un aspetto che hanno pochissime persone».
E’ una visione davvero particolare la sua…
“Con lealtà e dignità ha creato un legame profondo con la gente comune. A Milano ho incontrato persone di generazioni diverse, tutte con  stessa commozione e stima. La riconoscenza delle persone arriva quando tu sai cedere al potere ma anche farne a meno in nome di qualcosa più grande» .
Un consiglio che Armani le ha lasciato?
«Fai meno il filosofo, così ti capisco quando parli».



















































7 settembre 2025 ( modifica il 7 settembre 2025 | 10:34)