di
Daniela Corneo
Il professionista in pensione (ex Coalizione civica): «Lepore non ha responsabilità, la sua è stata la prima giunta che ha tentato di mettere un freno»
«Nessuna legge regionale può cambiare la norma nazionale del 1942 modificata dalla legge ponte del 1967». Piergiorgio Rocchi, architetto in pensione, è uno dei consulenti tecnici dei comitati e dei movimenti nati (e che nascono) a tutela dell’ambiente. È stato il responsabile Territorio e Urbanistica per Coalizione civica, da cui poi è uscito, quando Coalizione da opposizione è diventata forza di governo a Palazzo d’Accursio.
«Non si possono fare edifici più alti di 25 metri»
Rocchi, esperto della materia, che ha creato insieme ad altri un gruppo di lavoro, «OsservaBO», costituito da laureandi e dottorandi che si occupano di urbanistica e territorio, sostenendo tecnicamente i comitati che portano avanti le battaglie sugli spazi urbani, non accetta le osservazioni fatte dal Comune sull’esposto dei cittadini da cui è nata un’inchiesta in Procura per ora senza indagati e senza ipotesi di reato. «L’articolo 41 quinquies della legge del ‘67 — spiega l’architetto — è un articolo straordinario che aiutava di fatto a rallentare la crescita spaventosa di quegli anni, salvaguardando i cittadini. Questo articolo, maltrattato da un sacco di provvedimenti, dice che non si possono fare edifici più alti di 25 metri o con volumi superiori a 3 metri cubi per metro quadro se non hai un piano particolareggiato. Questa norma è quella che ancora comanda, perché non può essere, come sostiene l’ex assessora all’Urbanistica Valentina Orioli, che una legge nazionale si pieghi a una norma regionale».
I casi citati nell’esposto
Di fatto, spiega Rocchi, è successo che nei casi elencati nell’esposto, «i bolognesi si sono alzati una mattina e si sono visti spuntare delle torri dove c’erano dei capannoni. C’è gente, come i residenti di via Calzolari per esempio, che non ha più visto il sole o che, proprio per questo, non ha più potuto utilizzare i pannelli fotovoltaici». Insomma, per Rocchi le motivazioni, anche normative, che hanno portato i comitati a presentare un esposto ci sono eccome. E hanno salde radici normative. Ma l’architetto, che non ha mai nascosto il suo dissenso verso l’attuale giunta Lepore, questa amministrazione di fatto la scagiona, però. «È successo tutto negli anni degli assessorati all’Urbanistica dei due mandati di Merola, in cui si agì di fatto sul Poc (il Piano operativo comunale, ndr). Nel Poc il titolo autorizzativo dato a progetti come quelli contenuti nell’esposto dei comitati di fatto faceva anche da piano particolareggiato. La giunta Lepore non ha responsabilità, anzi questa è stata l’unica giunta che ha cercato di mettere per esempio un freno ai grattacieli in Bolognina con una variante al Pug (Piano urbanistico generale, ndr) introdotta dall’attuale assessore all’Urbanistica Raffaele Laudani».
Nel mirino la legge regionale
«La legge del 1967 — continua Rocchi — è quella più importante dal nostro punto di vista ed è la base su cui i comitati hanno fatto l’esposto sui 13 palazzi analizzati». Su quelli si chiede che la magistratura concentri la sua attenzione, perché emblematici di un modus operandi che secondo l’architetto non sarebbe corretto. «I nuovi strumenti urbanistici che derivano dalla legge regionale del 2017 di fatto hanno agevolato moltissimo tutti questi processi», ovvero la nascita di strutture che le amministrazioni riconducono alla rigenerazione urbana, ma che secondo i comitati «verdi» di rigenerazione urbana hanno ben poco.
«Bologna non è Milano»
E se sia il progettista di 7 dei 13 interventi, Lorenzo Bolelli, sia l’ex assessora Orioli hanno detto sul Corriere di Bologna che è tutto regolare, perché i volumi degli edifici sono stati rispettati, Rocchi sul punto non concorda: «Devono dimostrare che le altezze raggiunte sono a norma della legislazione nazionale. Se conoscono le norme come le conosciamo noi, allora lo dimostrino. Milano è un conto e Bologna è un altro, ma anche a Bologna il settore edilizio è un po’ chiacchierato. Almeno qui la giunta attuale ha cercato di metterci una pezza».
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26 luglio 2025
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