Francesca Simondi ha accentato la “o” del suo cognome per dare il nome alla galleria di via della Rocca 29: Simóndi. Un segno acuto, una “o” chiusa della dizione, come si pronuncia. Oltre ad essere un segno grafico bello esteticamente è il simbolo della sua capacità di portare l’attenzione sui dettagli e orientare lo sguardo dove c’è qualcosa che lo merita. Da poco è anche nato “Accènto”, podcast su arte e artisti a cura di Vincenzo Valenti.
Francesca Ferreri, Endless Repair, particolare della mostra
«La galleria è la continuazione del percorso avviato da Alberto Peola nel 1989. Nel 2016 una docente dell’Accademia di Belle Arti, dove ho studiato Scenografia, mi ha chiamata perché Peola cercava un assistente. Avevo 31 anni. In quel momento, dopo tanto precariato culturale, avevo un lavoro fisso in un settore diverso ma ho lasciato tutto. Dopo quattro anni Peola mi ha proposto di entrare in società. E, dopo un affiancamento di tre anni in gestione condivisa, da settembre 2023 sono io la titolare».
Una linea dedicata agli artisti emergenti
Fin dagli inizi, la galleria si è dedicata ad artisti giovani o emergenti. Peola ha presentato per la prima volta in Italia Botto&Bruno nel 1996, Martin Creed nel 1999 ed Emily Jacir nel 2007. La linea di Francesca continua a sviluppare il percorso di ricerca e promozione del lavoro di artisti che, nella diversità dei contesti geopolitici, affrontano temi che vanno dall’ambiente al confronto tra culture diverse, dalle tensioni politiche e sociali alla reinterpretazione della memoria storica di luoghi e comunità.
Gianfranco Botto e Roberta Bruno allestiscono la mostra “Orizzonte perduto”
«Diventare titolare cambia tutto. Bisogna gestire ogni aspetto: parte curatoriale, allestimenti, assicurazioni, trasporti, sicurezza. Mi piace fare cose diverse: leggo, scrivo, ricerco (ho anche recuperato un progetto di ceramica in un ecovillaggio in Liguria) e qui posso mettere insieme tutto, anche gli allestimenti, in linea coi miei studi. Amo stravolgere lo spazio. Non deve essere più importante dell’opera ma se c’è interazione la fruizione è migliore, si vede che c’è dietro un pensiero».
Una passione nata da bambina
La passione per l’arte e la cultura viene da lontano, da quando la mamma insegnante l’ha portata a vedere un’opera in russo con traduzione in cuffiette: «Non ricordo il titolo ma so di essere rimasta immobile ad ascoltare. E ricordo la forte emozione provata, sempre da piccola, davanti a Guernica di Picasso».
Il format Post Scriptum
Ogni anno a settembre la galleria apre la stagione espositiva con Post Scriptum, una collettiva in collaborazione con un artista che ne invita altri. Ogni volta un tema attuale in connessione con gli altri che si svelano a poco a poco, come una matrioska. «Il format – racconta la gallerista – ha le iniziali Peola Simondi e collega ogni mostra creando attesa e desiderio. La prima, curata da Laura Pugno, era dedicata ai funghi, grazie ai quali esiste vita sul pianeta. La seconda all’architettura perché i miceli sono usati in bioedilizia. La prossima, fra pochi giorni, sarà sui sogni».
Artisti e tematiche della galleria
I nomi di punta della galleria, sempre attenta a tematiche ambientali e politiche, sono Emily Jacir, artista palestinese attiva nel Mediterraneo e Fatma Bucak, artista curda. Dice Francesca: «L’arte parla di tematiche urgenti, come ambiente e politica, messaggi che altrimenti non ascolteremmo. Ci responsabilizza invece di farci evadere perché crea emozioni forti che arrivano dritte al cuore. A Madrid di fronte a un quadro di Mark Rothko sono stata venti minuti e mi sono scese le lacrime senza capire perché. Oppure davanti alle opere di Pierre Huyghe a Rivoli. L’arte è cura. Fa paura un mondo senza cultura».
L’eredità di Alberto Peola
Fra gli insegnamenti più preziosi lasciati da Alberto Peola c’è la curiosità, la ricerca e il bisogno di aggiornarsi sempre fra mille interessi: cinema, politica, sport. Conclude Francesca: «Per essere gallerista serve la passione ma ancora di più curiosità. Pensare che, se scovi un talento e poi lo rappresenti, magari lasci una piccolissima impronta nella storia dell’arte attraverso il tuo sguardo».