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Alla convention del partito di Nigel Farage finita sabato a Birmingham, in Inghilterra, c’erano due categorie di sostenitori poco comuni per un partito di estrema destra come lo è Reform, fondato da Farage stesso nel 2019.
C’erano quelli più tipici, che vagavano nel centro congressi cittadino avvolti nella bandiera britannica. Rispetto al passato però colpisce la presenza di molte persone giovani, soprattutto maschi, e di donne: cioè di gruppi demografici che tradizionalmente votano più a sinistra di Reform e che invece Farage sta trovando il modo di raggiungere. Tra i padiglioni si aggirava anche Gawain Towler, lo storico ex portavoce di Farage che oggi è fra i leader del partito. Si diceva stupito di vedere in giro «persone progressiste».
I sondaggi dicono da tempo che Reform ha aumentato i suoi consensi in tutte le fasce dell’elettorato, anche se tra i più giovani restano più popolari i partiti progressisti. Ma questi dati sono frutto di una strategia molto precisa.
Da qualche anno per esempio Farage ha scelto di avere una presenza molto visibile su TikTok, un social dove si rivolge direttamente alle persone più giovani parlando dritto verso la telecamera (su X e sulle altre piattaforme il suo profilo pubblica soprattutto propaganda testuale). Su TikTok e Instagram Farage ha un seguito decisamente superiore a quello del primo ministro Laburista, Keir Starmer, o della leader dell’opposizione e dei Conservatori, Kemi Badenoch. A volte sembra comportarsi più come un influencer che come un parlamentare, e questo riesce a far passare in secondo piano i suoi punti deboli politici: per esempio che non si faccia vedere spesso né a Clacton-on-Sea, il suo collegio elettorale, né in parlamento a Londra.
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Anche la convention di questi giorni è stata trasmessa quasi in diretta sui vari social, sminuzzata in moltissimi contenuti diversi. «Farage è stato capace di attrarre le generazioni più giovani attraverso i social che usano davvero», dice Harrison Fowler. Ha 21 anni e appartiene alla manciata di candidati giovanissimi che alle elezioni amministrative stravinte a maggio da Reform sono stati eletti e ora ricoprono un incarico nel governo locale (nel caso di Fowler nel Leicestershire).
Un altro è il 19enne George Finch, alla guida della contea del Warwickshire, che da qualche mese è diventato una mezza celebrità: ha scritto di lui persino il New York Times, ritenendolo emblematico del nuovo corso di Farage. «Penso che i giovani nel Regno Unito vogliano solo cambiare le cose», racconta Finch del successo di Reform fra i più giovani.
Farage e altri dirigenti di Reform, tra cui George Finch, ascoltano il discorso del vice leader, Richard Tice, il 6 settembre (il Post)
Fowler aggiunge che a suo dire soprattutto i più giovani si sentono «trascurati dall’élite politica istituzionale, dal partito unico di Laburisti e Conservatori». La formula, uniparty in inglese, ricorre in diversi discorsi della convention: la narrazione di Reform equipara gli avversari per presentarsi come l’alternativa a entrambi.
Un bizzarro contenuto di Farage su TikTok, fatto con l’AI
Nel sostegno a Farage c’è probabilmente anche una componente di fandom. Farage è una celebrità trasversale, soprattutto dopo la sua partecipazione alla versione britannica dell’Isola dei famosi. Diverse persone giovani a Birmingham indossavano cappellini in varie colorazioni con su scritto slogan d’assonanza trumpiana Make Britain Great Again, che persino Farage ha citato sul palco.
I cappellini però non fanno parte del merchandising ufficiale del partito, il cui pezzo forte è invece una specie di maglia da calcio coi colori azzurro-turchesi del partito (molto simile a quella del Manchester City, la squadra di calcio che da ormai una decina d’anni domina la Premier League).
Il merchandising di Reform UK in vendita alla convention, 6 settembre (il Post)
C’era anche la sciarpa da stadio (fabbricata in Cina), come se Reform fosse una squadra vera. Le maglie, andate a ruba, sono una trovata per raccogliere fondi: costavano 39,99 sterline o 99,99 se firmate (rispettivamente 46 e 115 euro). Sabato Farage ha fatto una sessione speciale di autografi, annunciata ripetutamente dagli altoparlanti. Non è stata l’unica trovata creativa di un partito che non ha ancora entrate stabili come quelli più tradizionali: nel centro congressi si facevano notare la vistosa pubblicità di un’azienda di investimenti in lingotti d’oro già sponsorizzata da Farage, o codici QR per fare donazioni una tantum.
Una foto di gruppo di alcuni giovani consiglieri locali di Reform, scattata alla convention
Fra i padiglioni si vedevano anche parecchie sostenitrici e attiviste del partito. A giugno aveva destato un certo scalpore un sondaggio del think tank More in Common che attribuiva a Reform una netta crescita nelle intenzioni di voto delle donne. Ci sono rilevazioni discordanti sulle percentuali rispetto agli altri partiti, ma è un dato di fatto che dopo le elezioni del luglio del 2024 Reform abbia allargato i propri consensi in misura maggiore fra le donne che fra gli uomini.
La giornalista Camilla Tominey, che conduce il podcast quotidiano del giornale conservatore Telegraph, The Daily T, spiega che «Farage si è accorto che aveva un problema con le donne perché il suo intero progetto sembrava piuttosto maschile». In inglese Tominey dice blokey, un termine più efficace della sua traduzione perché si riferisce alle cose maschili in senso stereotìpico: nazionalismo spinto, scarsa considerazione dei diritti civili e della parità di genere, una certa tendenza a sviluppare degli ego ingombranti.
Nel 2024 Reform era stato il partito che in proporzione aveva candidato meno donne, il 16%, fra quelli più votati. Alle amministrative di quest’anno sono aumentate, ma non ancora ai livelli degli altri.
Nigel Farage durante il discorso conclusivo della convention, il 6 settembre a Birmingham (il Post)
Sembra che il partito stia lavorando per levarsi l’immagine di partito-dei-maschi. A maggio ha molto pubblicizzato l’elezione della sua prima deputata, Sarah Pochin, e di Andrea Jenkyns a sindaca di una delle vaste aree amministrative del paese, il Greater Lincolnshire. Entrambe sono ex esponenti dei Conservatori, come l’ultimissima protagonista di questa specie di campagna acquisti: l’ex ministra della Cultura Nadine Dorries il cui passaggio a Reform è stato annunciato con grande risalto venerdì proprio durante la convention.
Un’altra specie di star della convention è stata Lucy Connolly, una donna condannata a 31 mesi di carcere per un post razzista dopo l’accoltellamento di Southport. Farage ha una lunghissima storia, che copre quasi per intero la sua carriera politica, di dichiarazioni false, fuorvianti o dichiaratamente razziste sulle persone straniere, specie se non bianche.
I sostenitori dei precedenti partiti di Farage (UKIP e Brexit Party): uomini di mezza età con addosso i colori nazionali, il 6 settembre a Birmingham (il Post)
Camilla Tominey, la giornalista del Telegraph, fa notare che Reform «ha cercato di inquadare la conversazione su temi come l’Islam e l’immigrazione», cioè suoi storici temi, «in termini di sicurezza per le donne e le ragazze». Questo stratagemma è servito al partito per intestarsi le recenti proteste contro gli hotel dove sono ospitati richiedenti asilo e le preoccupazioni delle cosiddette pink ladies, il movimento che ha organizzato diverse di queste manifestazioni.
Nei sondaggi l’immigrazione è di gran lunga il tema più sentito da elettori ed elettrici, come non succedeva dai tempi di Brexit, e associarsi alle pink ladies – cioè sulla carta a un’innocua associazione di donne di mezza età – serve a Reform per sostenere che le sue proposte sull’immigrazione tutto sommato non siano così radicali.
Invece lo sono, eccome.
Alla convention i dirigenti di Reform hanno difeso il piano per l’espulsione di massa di oltre 600mila richiedenti asilo, quasi sicuramente infattibile nonché responsabile di enormi sofferenze, se applicato. Sul palco, da cui sono state anche propalate teorie del complotto antiscientifiche sui vaccini, Zia Yusuf, di fatto il numero due del partito, ha usato la retorica abituale: «Il Regno Unito sta subendo una invasione. Negli ultimi anni sulle nostre spiagge sono arrivate illegalmente più persone di quelle che assaltarono la Normandia nel D-Day», ha detto Yusuf usando un paragone piuttosto spericolato e fuorviante.
I dirigenti di Reform cantano l’inno nazionale al termine della convention, il 6 settembre a Birmingham (il Post)
L’attivista Elisa González Randall dice che si sente rappresentata da Reform perché, a suo avviso, «i governi non stanno proteggendo le donne e i bambini» e «non è più possibile andare a correre, o camminare per strada, senza subire catcalling». Il non detto di discorsi del genere è che a compiere molestie e abusi siano soprattutto stranieri, secondo Reform.
In questo contesto un mese prima della convention Reform ha lanciato la campagna di reclutamento candidati Women for Reform, con Pochin e Jenkyns come volti principali. Sally Taylor, un’altra tesserata, sta pensando di aderire: «Dalla convention dell’anno scorso è cambiato molto: non c’erano tutte queste donne, tra i candidati».
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