di
Luca Goffi

Il viaggio dell’influencer bresciano in Giappone gli ha regalato un momento di delusione: è stato respinto da una palestra a causa dei suoi tatuaggi

La vacanza in Giappone dell’imprenditore bresciano Steven Basalari, concepita per regalare a un ragazzo con disabilità e alle sua famiglia un viaggio da sogno, è stata macchiata da un inconveniente in palestra. «Non mi hanno fatto allenare perché ho i tatuaggi» ha tuonato in una storia Instagram. 

L’influencer se l’è presa con l’universo legislativo giapponese adducendo delle incongruenze: «Molta ipocrisia dal momento in cui mi lasciate camminare senza maglia per la città, mi lasciate andare nei ristoranti, mi fate entrare nei negozi e in qualsiasi altro luogo pubblico».



















































Ma le regole non lasciano spazio a interpretazioni come ha rilevato l’imprenditore in una seconda storia Instagram: «Ok questa è la regola. Ed io rispetto le regole! In Giappone, e specificamente a Tokyo, alcune palestre possono vietare l’ingresso ai clienti con tatuaggi visibili, poiché sono tradizionalmente associati alla mafia (yakuza), se hanno questa “paura” perché allora non applicano questa regola per tutto?» ha scritto. 

Dopo aver fatto l’elenco di tutti gli esercizi commerciali che accettano clientela tatuata, il frontman della discoteca NumberOne ha sentenziato: «Cioè tutto si, ma la palestra no, per questo dico IPOCRITI!».

Sbollita la delusione, a distanza di qualche ora, Basalari ha mitigato la propria posizione e ha ammesso di apprezzare la cultura del luogo: «Amo il Giappone, è un Paese che mi affascina da sempre e che rispetto profondamente. La cultura, le persone, l’ordine, la gentilezzasono tutte cose che ammiro e che mi fanno sentire fortunato a essere qui». In virtù di tale stima nei confronti della cultura nipponica, l’imprenditore bresciano ha ammesso di seguire con attenzione tutte le regole. «Proprio per rispetto, seguo sempre le regole locali, anche quando mi risultano difficili da comprendere. Come oggi, quando non mi è stato permesso di entrare in palestra per via dei miei tatuaggi».

Infine ha analizzato senza l’enfasi del momento le cause della sua esternazione: «Da occidentale, abituato a vedere i tatuaggi come una forma d’arte o espressione personale, faccio fatica a comprendere questo tipo di restrizione. Ma non volevo assolutamente mancare di rispetto alla cultura giapponese». Ogni Paese ha le sue regole e i suoi motivi, e io ovunque vado cerco sempre di adattarmi con il massimo rispetto. «Il mio sfogo era solo umano, non culturale». 

E nel post scriptum dell’ultima storia c’è la vera notizia, l’imprenditore bresciano, è pronto a sbarcare sul mercato giapponese: «La palestra la apro davvero».


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5 settembre 2025