Arrivando alla Fiera di Milano, questa volta, non sembra di entrare in un normale spazio concertistico. Da lontano si intravede una ruota panoramica, mentre le grida di chi cavalca il toro meccanico si mescolano al brusio della folla. L’atmosfera è quella di un parco divertimenti, rafforzata dalla scritta gigante “Lebonski Park” che accoglie i visitatori all’ingresso. Il tutto racconta bene la natura di un’esperienza inedita per i concerti rap in Italia: un evento in cui musica e intrattenimento si fondono, aprendo nuove possibilità per immaginare gli show dal vivo. Non sorprende che l’idea arrivi da Salmo, artista sempre attento a spingersi oltre, soprattutto quando si parla di live.
Nel corso del pomeriggio il “Park” inizia a riempirsi. I fan, un po’ spaesati, si muovono tra le diverse aree della fiera. Sono attese oltre 40.000 persone e il rischio che tutto si trasformi in una lunga fila è concreto. A tenere insieme gli stand, l’area luna park e persino gli outfit con cui Salmo si presenta sul palco c’è l’immaginario nato dal suo ultimo disco, Ranch: un universo dalle tinte country che intercetta il successo globale di questo genere ma che è anche molto di più (ve lo raccontavamo nella nostra cover story). Il “rancho” – il rifugio sulle colline sarde dove l’artista ha scelto di isolarsi, lontano dai riflettori e dagli algoritmi social – qui diventa punto di arrivo e di partenza. Un luogo interiore che, nel corso della serata, si è svelato progressivamente, fino a imporsi come il fulcro visivo e narrativo di una parte preponderante del live.
Dalle 19 la serata prende ritmo con gli opening act di Dante e Shari. Le due esibizioni scaldano il pubblico, ma l’entusiasmo rimane contenuto: i fan di Salmo, abituati a standard altissimi, aspettano solo il loro artista. L’attesa cresce, mentre il sole scivola dietro l’arco alpino che si intravede in lontananza. Quando finalmente il buio cala, un faro illumina Salmo: il maxischermo lo inquadra e l’arena esplode.
Dal primo brano, On Fire, si percepisce subito il lavoro meticoloso sul suono. A differenza di altri live estivi milanesi, qui le parole non si perdono, la band non copre la voce, ma la sostiene. Una cura dell’ascolto che sembra scontata, ma raramente lo è. Il live di Salmo parte dalle fondamenta: deve arrivare nitido e potente al pubblico. Accanto a lui una band imponente e perfettamente integrata nello show: Marco Azara (chitarra e direzione musicale), Daniele Mungai (tastiere e chitarra), Davide Pavanello (basso), Riccardo Puddu (tastiere e chitarra), Alessio Sanfilippo (batteria), Andrea Ciaudano (DJ), Carmine Iuvone (violoncello). Non un semplice accompagnamento, ma una presenza valorizzata sia visivamente che musicalmente. Gli assoli scandiscono il concerto, e Salmo interagisce con i musicisti avvicinandosi e allontanandosi da loro, rendendo la band parte integrante della performance. Una scelta coerente per un artista che da sempre flirta con l’hard rock e il metal, senza smettere mai perdere la sua vena rap.
Foto: Tommaso Longari
Il palco è imponente, ma Salmo, ça va sans dire, lo domina senza esitazioni. La scaletta si apre con i brani del nuovo disco, subito alternati a pezzi storici della sua discografia. Ne emerge un live monumentale, che attraversa l’intera carriera del rapper con oltre quaranta tracce in lineup.
Il pubblico esplode sui classici più iconici, da 1984 a 90 Min, ma non meno calorosa è la reazione quando sul palco arrivano i primi ospiti: Fabri Fibra e Kaos. Salmo li presenta come maestri, figure decisive per il suo percorso e, più in generale, per l’affermazione del rap in Italia. Sono momenti dal forte valore simbolico, che ribadiscono la volontà di Salmo di celebrare le radici del genere e, soprattutto, la sua appartenenza piena a quella storia. La prima parte del concerto si chiude con uno dei brani più pop della sua carriera, Il cielo nella stanza. Il pubblico lo canta a cappella, trasformando l’arena in un unico coro e confermando la capacità di Salmo di unire i suoi fan storici con un’audience più mainstream, fondendo mondi diversi in un equilibrio raro.
Dopo la prima parte con la band al completo, il concerto si trasforma: l’atmosfera del Lebonski Park diventa quella di una locanda nel deserto texano. È la fase “unplugged” dello show, in cui a emergere sono soprattutto le tastiere e il violoncello. Proprio qui si concentra la ricerca più interessante sul piano degli arrangiamenti. Ogni volta che partono le prime note, il pubblico resta in sospeso, cercando di indovinare quale brano stia per partire, per poi esplodere quando lo riconosce: una dinamica insolita per un live rap, segno del lavoro accurato fatto da Salmo insieme alla sua band. Il set attraversa sfumature blues, country e momenti folk che, come dice lo stesso Salmo, ricordano “un pub irlandese”. Sul palco arrivano anche gli ospiti: l’amico di sempre Nitro, l’emergente Centomilacarie e l’istituzione, Zucchero. Il momento in cui quest’ultimo “santifica” il rapper, sfoderando una sfilza di inglesismi a caso, strappa all’arena un sorriso collettivo.
Il clima cambia ancora una volta quando gli strumenti lasciano spazio al DJ e la scenografia si fa spettacolare: cala dall’alto un gigantesco teschio meccanico che domina lo stage, simbolo dell’ingresso nella parte più dark e aggressiva del concerto. Al deck c’è DJ 2P, mentre sul palco torna un Salmo in versione hardcore. I brani vengono ripensati in chiave elettronica, perfetti per scatenare enormi mosh pit che travolgono la folla.
È in questo contesto che arrivano due “pezzi da novanta” del rap italiano, collaboratori storici di Salmo: prima Noyz Narcos, con cui infiamma il pubblico sulle note della leggendaria Mic Check e della più recente Respira, tratto dal progetto congiunto CVLT (2023); poi Lazza, che fa esplodere l’arena con uno dei banger più amati, Ho paura di uscire 2, dal Machete Mixtape 4 (2019). Sul finale sale sul palco anche Luca Agnelli, prima della grande sorpresa. Salmo regala infatti al pubblico l’anteprima del nuovo singolo Flashback, in uscita alle 11 di domani 8 settembre su tutte le piattaforme digitali. Un brano che mette in dialogo l’estate del 2003 con quella di oggi: ventidue anni condensati in un ricordo che brucia e illumina allo stesso tempo. A chiudere la serata, l’annuncio di una nuova data del Salmo World Tour 2025: giovedì 4 dicembre all’Unipol Forum di Milano.
Che Salmo sia uno dei rapper più completi sul palco lo sapevamo già, e questo concerto ne è stata l’ennesima conferma. Alla Fiera di Milano è andato in scena un live capace di intrattenere ed esaltare il pubblico, tra scenografie spettacolari, richiami visivi alla sua discografia e numerose sorprese.
La vera novità, però, risiede nello scenario che Salmo ha costruito attorno allo show. In un momento in cui si discute molto della “bolla” dei live italiani – concerti riempiti a fatica, biglietti sempre più cari e spettacoli non sempre all’altezza dell’investimento richiesto – il rapper sardo sceglie la strada dell’innovazione. Lebonski Park è un esperimento riuscito, che richiama inevitabilmente l’esperienza di Travis Scott e Astroworld a Houston. Prima della tragedia del 2021 che lo ha reso tristemente noto, quel festival aveva segnato un punto di svolta come modello di concerto-parco dei divertimenti immersivo. Trasportare un format simile in Italia, reinterpretato attraverso la visione e l’attitudine di Salmo, è senza dubbio una scelta affascinante, che potrebbe aprire la strada a nuovi scenari per il live rap e non solo.