Ho letto il tuo libro So che ti prenderai cura di me (Poesie e Appunti) dedicato a tuo padre Guido e a tuo zio Alessandro deceduti rispettivamente nel 2022 e nel 1994 indietro negli anni. Erano gli anni della mia giovinezza, quando i sogni di un giovane poeta iniziarono a realizzarsi. Conobbi tuo padre Guido a casa mia a Noto dove era venuto a trovarmi. Tu, ragazzino, gli facevi compagnia. E il mio salotto divenne il crogiolo dove prese il via la mia avventura letteraria con la consegna a tuo padre di un gruppo di composizioni poetiche da cui nacque il mio primo libro Il deserto e il cactus pubblicato nel 1982. Dopo quel libro furono tante le pubblicazioni per i tipi delle edizioni Guido Miano.
Tutto iniziò quando tuo zio Alessandro fondò la rivista Davide nel 1951, ancora studente universitario a Catania, incoraggiato dagli amici Leonardo Sciascia e Pier Paolo Pasolini. Quella rivista fu la fucina da cui nacque la Casa Editrice Miano che prese l’avvio il 18 giugno 1955 a Milano, uno dei più importanti centri di cultura in Italia. Lo stesso giorno, dopo 67 anni, si chiuse la missione terrena di Guido Miano. E non solo nacque la casa editrice, ma due anni dopo fu istituito il “Corso Biennale di Orientamento Professionale di Giornalismo” presso il “Centro Sperimentale italiano di Giornalismo”. Ne era direttore lo stesso Guido Miano, e Presidente il Prof. Michele Clausi Schettini (Provveditore agli Studi di Milano) e dopo il pensionamento il Prof. Avv. Giuseppe Menotti De Francesco (Rettore dell’Università Statale di Milano). La rilevante eredità di Guido Miano dopo la sua morte fu raccolta dai figli Michele, Carmelo e Laura. L’Editrice Guido Miano è cresciuta a tal punto da diventare un punto di riferimento nel campo editoriale da sorpassare in qualità case editrici storiche, ma che hanno abbandonato fundamentalis culturae themata.
Tra le liriche del poeta Michele Miano mi ha emozionato la lirica Cerco. Descrive luoghi che io ho conosciuto durante i miei soggiorni estivi quale commissario agli esami di Stato negli anni ’70.
«Cerco nei tuoi occhi i sogni che trattengo / e le speranze, e il dolore che colgo / giù a valle con i drammi che si nascondono / tra i muri bianchi, i viali verdi e i fiori.»
Il poeta vede riflessi negli occhi di chi gli sta di fronte i suoi sogni e le sue speranze, mentre laggiù a valle, si consumano i drammi che la natura, indifferente, nasconde dietro i muri bianchi, i viali verdi e i fiori. Quanto è bella la natura, tanto è doloroso il destino umano. Quella cima balza, ricca d’erba, quella parte rocciosa a strapiombo, però, nasconde una perla di rugiada, tra gli abeti, che ti consola e ti fa risorgere.
E il cielo sembra annegare / in un mare di stelle.
E il naufragar mi è dolce in questo mare.
Sono due versi: il primo di Michele Miano; il secondo di Giacomo Leopardi. Fra i due versi vi è una somiglianza logica, una similitudine. Il mare del Leopardi è il mare di stelle del Miano: il Leopardi naufraga dolcemente, cioè prova piacere nel mare dell’infinito, vasto e misterioso; il Miano sembra annegare in un mare di stelle, dove al di là di esse c’è l’infinito. Ambedue perdono la concezione del presente, della realtà, e si immergono in qualcosa di più grande smarrendosi al di là della realtà tangibile.
Il cielo citato dal Miano è Dio. Risiede nei cieli: etimologicamente Dio e il Cielo sono la stessa cosa. Dio = Cielo; Cielo = Dio (deiwos, djews, parola indoeuropea che significava il cielo). Secondo la visione umana e alcune religioni è la dimora del Creatore dell’universo. Michele Miano, pertanto, nel due versi «E il cielo sembra annegare / in un mare di stelle» intende dire che l’uomo non è in grado di trovare Dio. Allora solleva una preghiera: Ma quando verrà il vero Natale? (Natale)
Non ci resta che il “Silenzio”: «Ed, ecco, l’alba, foriera di nuove illusioni; e i “Ricordi”: E il giorno è come la notte / la notte è come il giorno. / Oggi, domani e dopodomani. Poi: Per un attimo mi sembra di raggiungere / il nervo delle cose, / ma un battere di ciglia non è / un colpo d’ali che ti solleva…».
Per l’essere umano non c’è verso per raggiungere l’essenza, la verità profonda delle cose. Sembra, ma non si realizza. La Verità è irraggiungibile. Senza il supremo apporto di forze mentali evolute che abbiano avuto il tempo di svilupparsi tecnologicamente e psichicamente non si può essere in grado di modificare la struttura mentale dell’uomo che permetta di superare i limiti mentali raggiunti. Ciò implica l’accettazione dell’esistenza di un cosmo non limitato alle sole dimensioni terrene, ma ad un mondo materiale e spirituale superiore. Una realtà più complessa e profonda di quello che percepiamo, un’apertura a dimensioni trascendentali. Un percorso a noi finora sconosciuto. “Sensazioni (Paesaggi dell’anima)” si conclude con questa terzina: «Oltre, il mio orizzonte, / le risposte che non ho, / in un quaderno ancora senza titolo». Sapranno i nostri posteri, e forse noi stessi se non saremo spariti per sempre dopo la morte (non c’è una prova, ma solo una fede prodotta dalla nostra cultura – tante altre sono le culture e pertanto le religioni o Credi diffusi nel mondo – una fede, dicevamo, sull’immortalità dell’anima e su una vita oltre la vita che ‘ci fa credere in un certo modo’, di cui non c’è certezza)? Progredire, anche oltre la morte. Non sappiamo. Grande è il mistero.
Alla fine della raccolta poetica: So che ti prenderai cura di me, e che Michele Miano definisce preghiera-soliloquio, frase-titolo che l’autore rivolge al padre Guido, dei frammenti numerati, senza titolo perché non ne hanno bisogno essendo come una meditazione che muta direzione o pensiero o emozione verso una nuova prospettiva avente come fine il capire meglio se stessi, immersi come siamo in una confusa direzione cosmica. Ha pure una dedica: ad Alessandro Miano. E come un discorso del tutto personale, ma i cui destinatari sono il padre Guido e lo zio Alessandro. Il soliloquio inizia con l’apparizione di una vela in mare. Si continua con le due porte: la porta del presente, naturalmente aperta, e quella del domani, chiusa: e questo perché non si conosce il domani. La porta aperta visibilizza le cose che vedi e che naturalmente non possono essere positive perché non sono del Cielo, ma della Terra dove la sofferenza è all’ordine del giorno. Si diventa silenziosi guardando un’esistenza che sembra non avere alcuno scopo. Si diventa verdi di rabbia associata a un’intensa frustrazione; verdi di bile che porta ad una emozione negativa intensa; «Verde questo giorno senza cielo o questa strada senza sole», per finire con un verso di straziante dolore: «io sarò l’onda che s’adagia ai bordi della sera». (Frammenti IV)
Ed è là in quei bordi che concluderemo la nostra vita adagiandoci come l’onda quando si farà sera, preludio dell’eterno buio della notte. E i frammenti si concludono con l’immagine di un mondo e di una vita di cui si impossessa una tenera gramigna che crea dolci prati, ma soffoca la tua esistenza causando un danno ineliminabile impossessandosi di te, tanto che «il cielo è rattrappito / e sembra pregare ai singhiozzi della vita». Isolato un frammento senza titolo, un’amara chiusura, ma un richiamo a Dio, le Dieu inconnu di Paolo VI nel discorso che fece all’ONU. (Dio ignoto può riferirsi al romanzo di John Steinbeck, Al Dio Ignoto – East of Eden, o all’espressione greca Agnostos Theos. Questa seconda espressione, menzionata negli atti degli Apostoli, racconta che Paolo di Tarso fece un discorso all’Areopago di Atene riferendosi a questo Dio sconosciuto che era una divinità venerata nell’antica Grecia e Roma). Nell’isolato frammento prima della triade lirica a chiusura dei Frammenti, Michele Miano in due terzine brevi invoca Dio. Resta una speranza – dice -, buia. Una preghiera per un’assenza, quella di Dio, di cui anela la presenza: «e buia è la speranza / di te, mio Dio». Sono meritevoli di citazione il primo verso dell’ultima composizione del libro: Passerà questo tempo balordo, ma specialmente l’ultimo verso a chiusura della raccolta: Forse mi resta accanto almeno un deltaplano. È come se l’uomo potesse volare, spaziare nell’aria, libero delle pastoie della vita.
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