Tanto dei risultati raggiungibili dai granata dipenderà da questo


Davide Bonsignore
Redattore 

Non idilliaco, per usare un eufemismo, l’inizio di stagione del Torino, che adesso è chiamato a trovare nuove soluzioni. Dopo aver, di fatto, “buttato via” la preseason – avendo lavorato con un modulo, il 4-2-3-1, che si è poi rivelato, dopo 45 minuti in Coppa Italia, inadeguato – adesso Baroni e il suo staff cercano una quadra. Tanto di quello che i granata potranno raggiungere in stagione, infatti, dipenderà dall’ideologia tattica che il tecnico deciderà di adoperare e da quanto la squadra sarà in grado di adeguarsi ad essa. Innanzitutto le prime gare hanno mostrato una preferenza per il vertice basso, piuttosto che per quello alto, ma non è l’unica incognita: punta singola o doppia? Vlasic trequartista o esterno? La difesa a 3 si può usare? Cerchiamo di capire in questa sosta nazionali su cosa Baroni ha posto l’accento con chi è rimasto al suo comando al Filadelfia.

Primo punto positivo: Baroni ritrova gli infortunati—  

Le prime notizie positive arrivano dall’infermeria: i due elementi considerati parte attiva della rosa del Torino che finora non sono stati arruolabili, in questa sosta per le nazionali si sono avvicinati al rientro. In particolare, Ardian Ismajli è completamente recuperato e a disposizione di Marco Baroni. Una salvezza, considerato che è l’unico difensore centrale ad essere rimasto al Filadelfia in questa sosta.

Per quanto riguarda il secondo elemento, si tratta di Alieu Njie. Dopo essere diventato, con Vanoli, una delle migliori sorprese del settore giovanile granata, lo svedese si era infortunato prima alla caviglia e poi, conseguentemente, al polpaccio. Negli ultimi giorni, però, sembra che il classe 2005 abbia fatto grandi passi avanti: in un post pubblicato sul profilo Instagram ufficiale del club lo si vede giocare in gruppo. Ottime notizie: le sue caratteristiche potranno essere utili anche per Baroni.

Baroni al Filadelfia: cosa sta provando?—  

I risultati si ottengono attraverso la sperimentazione, che nasce, però, da una necessità. E di necessità il Torino di Marco Baroni ne ha veramente tante. Come detto, per il tecnico risulta fondamentale riuscire a trovare una quadra da cui ripartire: questa sosta Nazionali è arrivata nel momento giusto. Certo, sarebbe stato meglio avere a disposizione più elementi titolari, ma il tecnico granata è riuscito comunque a tirar fuori cose interessanti da chi è rimasto al Filadelfia.

Ecco che si riparte dal modulo che ha dato più stabilità ai granata nelle prime uscite ufficiali: il 4-3-3. In questo senso con Pedersen in Nazionale è toccato a Lazaro giocare come terzino destro titolare, mentre a Ismajli, in difesa, Baroni ha potuto affiancare Dembelé – le cui caratteristiche si prestano anche a posizioni più difensive: dello stesso avviso era Vanoli, che ha schierato il francese anche come braccetto nella difesa a 3 -. Anche Tameze è un’opzione in difesa: quando il Torino si ritroverà senza Coco e Masina a causa della Coppa d’Africa, l’esperienza accumulata dal francese come difensore ai tempi di Juric potrà tornare utile. Come, da regista, l’ex Verona è rimasto l’unico a centrocampo, affiancato ai soli rimasti: Casadei e Anjorin. In avanti Adams è partito, così spazio a Zapata (i cui primi minuti in Serie A sono attesi proprio a Roma) e Simeone. Sugli esterni ci sono tutti e, inoltre, si aggiunge – come detto sopra – Alieu Njie.

Baroni, però, non ha neanche escluso un eventuale passaggio alla doppia punta: anzi, il tecnico granata l’ha proprio confermato. Così, volendo tenere i terzini, una soluzione potrebbe essere quella di abbandonare gli esterni: schierando Zapata e Simeone davanti, Vlasic potrebbe tornare nella sua posizione ideale di trequartista dietro le punte. In alternativa, anche l’ormai inusuale 4-4-2 potrebbe tornare funzionale al passaggio alla doppia punta, con il problema del centrocampo, come similmente evidenziato dal 4-2-3-1.

Un discorso simile si può fare con il 3-4-1-2: il passaggio alla difesa a 3 non è mai stato veramente escluso da Marco Baroni. Questa disposizione permetterebbe di avere contemporaneamente le due punte, gli esterni, il trequartista (comodo a Vlasic) ma impedirebbe l’utilizzo di un vertice basso a centrocampo. Anche se bisogna comunque notare che è un contesto diverso perché la difesa a 3 ha la capacità di chiudere meglio eventuali spazi lasciati dal centrocampo a 2.

Da ultimo, il 3-5-2 è forse uno dei moduli che meglio si potrebbe adattare agli elementi che figurano nell’organico granata. Ci sono le due punte, anche se spesso uno dei due è utilizzato come vera e propria seconda punta – cosa che, quindi, gioverebbe anche a Vlasic -, ci sono gli esterni, c’è il vertice basso e c’è una difesa a 3 che forse permetterebbe ai vari Masina e Biraghi di rendere al meglio, diventando un po’ dei Rodriguez nell’ultimo periodo con Juric. E se nella scorsa stagione uno dei problemi è stato l’adattamento di Maripan ad un modulo simile, potrà rasserenare il fatto che in questa sosta Nazionali, il difensore granata con il suo Cile ha giocato – finora nell’unica partita, contro il Brasile – da braccetto a sinistra proprio in una difesa a 3. Varie soluzioni: ora sta a Baroni riuscire a trovare la migliore per salvare un preseason che si sarebbe certamente potuto sfruttare meglio. Come, per certi versi, sarebbe stato necessario sfruttare meglio il calciomercato.