PORDENONE – Parafrasando il detto: «Per un punto Martin perse la cappa», mi verrebbe da dire: «Per un post Rocco perse la caparra». Quando ho letto la notizia dell’esclusione di Rocco Tanica dalla rassegna Terre Tagliamento ci sono rimasto male. Soprattutto perché l’accusa mossagli è quella di aver postato un contenuto “volgare e offensivo”. Avendo incontrato diverse volte Rocco Tanica, non mi ha mai dato l’impressione di essere una persona che si lascia andare, né a volgarità né tanto meno a offese. Anzi, raramente ho avuto a che fare con una persona tanto sensibile e intelligente. D’altro canto, anche chi non conoscesse il suo curriculum, visitando i suoi profili social potrebbe capire che parliamo di un artista dotato di un acume unico. Sarebbe proprio il caso di dire che, dal punto di vista artistico, stiamo parlando di un genio fuori dal “Comune”; tanto che, quello di San Vito al Tagliamento gli ha dato il benservito.
APPROFONDIMENTI
Soli e maledetti
Si sa che gli artisti sono individui soli e maledetti. Non per niente, per secoli, gli attori vennero sepolti in terra sconsacrata. Quanto a Rocco Tanica, la sua totale indipendenza intellettuale è sempre stata la sua cifra, anche se stavolta gli è costata il cartellino rosso. D’altro canto, lo scopo dell’arte è proprio quello di sconvolgere, mettere in discussione, far ragionare, per uscire una buona volta dai soliti luoghi “Comuni”. Ca va sans dire, direbbero i francesi. Se dinanzi a un artista e alla sua arte si rimane impassibili, o siamo distratti o l’artista non vale granché.
Il contesto
Ebbene, l’esternazione social di Rocco Tanica, pur non essendo un’opera d’arte, è comunque espressione di un artista dotato di un potente sarcasmo, che non ha lasciato nessuno indifferente, ma che comunque è stata estrapolata dal suo contesto: si tratta della risposta all’intervento di un altro utente, – in cui la caricatura della giurista Francesca Albanese in tutù con il seguente testo: «No, Francesca non è un’idiota, è solo una compagna antisemita che sbaglia. Ma so che hai un debole per lei, così ti favorisco materiale per le seghette pro-hamas» – valeva più come una critica, evidentemente, all’interlocutore con cui Tanica stava interagendo che non come una diretta invettiva ad Albanese.
Giudici nel pensiero
Certo, se ne deduce che il tastierista – tuttofare degli Elio e le Storie Tese non nutra una grandissima stima per la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, ma prima che la situazione ci sfugga di mano, se non è già sfuggita, credo sarebbe opportuno raffreddare un attimo i toni e ragionare su quel che è successo: un artista, prima invitato a un festival, ne è stato poi escluso per aver espresso un suo pensiero. La mia domanda è la seguente: chi dovrebbe stabilire se quel contenuto è volgare e offensivo? Non dovremmo lasciarlo decidere alla diretta interessata, ossia a Francesca Albanese? Se lo ritiene, la giurista può sempre chiedere all’artista di rendergliene conto; male che vada, sarà un giudice a sentenziare se quel post rappresenta una battuta graffiante, e in quanto tale tollerabile, o un vero e proprio insulto da censurare e sanzionare. Lasciando da parte le fanfare dei partiti che si sono espressi a sostegno o contro Rocco Tanica, vorrei che tutto questo non fosse successo. Perché è indice di un bruttissimo clima, che rischia di infangare la carriera di un grande artista.