Stefano Michelini, basta la parola. Perché il Michelo è un tutt’uno con la pallacanestro. Capace di vedere oltre il presente. E di pronosticare, siamo buoni testimoni, lo scudetto alla Virtus. Non il 17 giugno, quando la V nera chiuse la pratica a Brescia, ma a marzo. Quando la squadra, eliminata e in malo modo in Coppa Italia e in balia di un’Eurolega povera di soddisfazioni, appariva una barca alla deriva.

Stefano, partiamo dall’attuale lavoro? “Certo. Sono a Ferrara. La squadra è in serie B”. Perché Ferrara? “C’è grande sintonia con la società che ha una visione corretta. E sta impostando il futuro all’insegna di socialità e sostenibilità”. Cambia il suo ruolo. “Ero il direttore generale, ora largo ai giovani. Tocca a Paolo Alberti. Io farò il club manager”. Partiamo con i pronostici? “Andiamo”.

La Nazionale. “Per me può competere per il podio e per riportare in Italia una medaglia”. Eppure non siamo messi bene nel ranking europeo. “Bene, scomponiamo la squadra”. Lo faccia. “Pajola e Melli saranno le menti pensanti. Fontecchio il braccio armato”. Da soli non bastano. “Non ho finito. Akele, Diouf e Niang assicurano fisicità. E Procida è un giocatore che, tra i prospetti Nba, era il primo per atletismo. Poi non voglio dimenticare Thompson”. Cosa porta? “E’ un giocatore di raccordo. Aiuterà tutti. Ricordo il suo esordio a Brindisi. La prima andò male, Vitucci era preoccupato”. E lei? “Gli dissi che nell’arco di qualche stagione sarebbe diventato un grande sesto uomo da Eurolega”. Ha dimenticato Gallinari? “No. Farà il cinque tattico per portare il lungo avversario lontano dall’area. Darà minuti di grande qualità”. E il Poz? “La pallacanestro è cambiata. Porta energia positiva”.

Passiamo alla Virtus. “E dobbiamo cambiare punti di vista”. Ovvero? “Un tempo c’era la pallacanestro ed economia. Ti si rompeva la lavatrice? Chiamavi qualcuno per ripararla. In difesa il tuo uomo ti saltava? Chiedevi l’aiuto di un compagno. Ora siamo a basket e finanza. Se la lavatrice è rotta la cambi. E se l’uomo ti salta, in difesa, chiami cambio”. E le difese? “Oggi si cerca di giocare nei primi otto secondi in velocità. Ed essere organizzatissimi negli ultimi otto. Insomma nel 66 per cento del gioco, l’attacco affronta cambi difensivi. E quindi sapere giocare i mismatch diventa fondamentale”. Tradotto per noi e per il povero lettore? “Ivanovic ha ridisegnato la squadra con piccoli velocissimi. Penso a Taylor, Morgan ed Edwards. Ma a portare la palla ci possono pensare Pajola, Hackett e Vildoza. Quindi…”. Quindi? “La Virtus giocherà tanti minuti con Hackett o Pajola nella posizione di ala piccola. Questo assicura velocità di esecuzione nei primi secondi, quando cerchi il contropiede. E grande trattamento di palla nei secondi finali”. Poi? “Seconda faccia. Come ala piccola Niang o Jallow. Atleti che in difesa giocano d’anticipo e assicurano verticalità. In difesa possono cambiare su chiunque”. Andiamo avanti. “Bene, Derrick Alston Junior e Smailagic. Dei quattro che tirano bene da tre. E aprono il campo. La strategia di Ivanovic è questa”. Ci siamo persi Akele? “Ci mancherebbe. E’ stato la chiave per esaltare di più Shengelia. Toko ha giocato meno minuti rispetto al solito, alzando la produzione. E Akele, l’ha dimostrato in Nazionale. Entra, non sta in campo a lungo, ma dà il massimo”. E poi c’è Diouf. “Un altro che è cresciuto tantissimo. E occupa bene lo spazio”. Manca uno straniero. “Aspetterei il momento opportuno per prendere l’uomo giusto. L’ossatura è di alto livello. Manca solo l’ultima occasione”. Obiettivo scudetto? “La Virtus è lì. Può ripetersi”.

Passiamo al mondo Fortitudo. “Che ha cambiato tanto. Anche la filosofia: due giocatori per ogni ruolo. Rispetto al periodo nel quale la panchina contava fino a un certo punto, è variata la prospettiva”. A cominciare da Della Rosa. “Un’energia folle per essere l’alternativa di Fantinelli”. Moore? “Non so se abbia ancora la fisicità che avevamo apprezzato ai tempi di Brescia. Ma se ce l’ha, come giocatore è super”. Esperienza sotto canestro. “Mazzola e Benvenuti, ma non solo. Penso al loro cambio, che può fare benissimo, Moretti. E a Sorokas, che si farà sentire”. Guaiana? “Altro giocatore che dà equilibrio e può dare una mano”. Per completare il quadro, mancano Sarto e Anumba. In questo momento fermo. “Esatto. Due giocatori per ogni ruolo”. Promozione? “L’obiettivo dichiarato da Caja è quello, dopo aver sfiorato la serie A alla prima stagione. Ma attenzione”. Fortitudo più debole? “No, è il livello che si è alzato. Diverse squadre contenderanno alla Fortitudo il passaggio di categoria. E poi c’è un altro aspetto da considerare”. Quale? “La qualità degli stranieri al debutto in Italia”. Cosa daranno? “L’incognita è questa. Prima di dare giudizi azzardati su ragazzi che non ho visto all’opera in Italia, datemi tempo”. Quanto? “Diciamo che serviranno 5-6 partite per comprendere alcune situazioni. Però…”. Però? “La Fortitudo può e deve lottare per salire”.