Da una recente indagine di AssoCareNews.it emerge un dato allarmante: il 35% degli Operatori Socio Sanitari (OSS) in Italia risulta disoccupato. Un numero che fotografa una situazione drammatica, fatta di speranze tradite e di un mercato del lavoro saturo, incapace di assorbire le migliaia di figure formate ogni anno.

Troppi corsi di formazione, pochi sbocchi professionali.

Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio boom dei corsi per OSS, promossi sia da enti pubblici che privati. Molti giovani, disoccupati di lunga data o lavoratori precari, hanno investito tempo e denaro per ottenere la qualifica, spinti dall’idea di trovare finalmente un’occupazione stabile e dignitosa.

La realtà, però, è molto diversa: le assunzioni sono poche, le graduatorie scorrono lentamente e il fabbisogno reale del sistema sanitario appare distante dalle promesse fatte in fase di formazione.

Una professione necessaria, ma non valorizzata.

Gli OSS rappresentano un pilastro fondamentale dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria: supportano infermieri e medici, assistono anziani e persone fragili, garantiscono vicinanza e cure quotidiane. Eppure, questa figura sembra ancora “invisibile” agli occhi della politica e delle istituzioni.

La disoccupazione al 35% è un paradosso in un Paese in cui le liste d’attesa negli ospedali si allungano e dove le strutture per anziani sono sempre più sotto pressione.

Politica assente e futuro incerto.

Secondo l’indagine, la politica non sta affrontando il problema con la serietà che merita. Non esiste una programmazione nazionale dei fabbisogni, e la formazione continua a essere proposta senza limiti, generando nuove ondate di disoccupati qualificati.

Chi ha scelto di diventare OSS nella speranza di migliorare la propria vita, oggi si trova davanti a un muro: pochi concorsi, contratti precari e stipendi base.

Il rischio concreto è che una professione tanto utile quanto necessaria perda attrattiva, con conseguenze gravi per tutto il sistema sanitario. Servono urgentemente misure concrete: una programmazione seria dei fabbisogni, un maggiore coinvolgimento delle Regioni e investimenti stabili nel settore.

Senza un cambio di rotta, la promessa di un lavoro dignitoso per migliaia di OSS resterà solo un’illusione.













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