Il ministero dell’Istruzione impone il reintegro, rifiutato, per motivi morali e di disciplina, dagli istituti cattolici
Rd Congo: le ragazze in gravidanza tornano in aula, ma non nelle scuole cattoliche
08 Settembre 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
A partire dal 1° settembre, con l’avvio del nuovo anno accademico, le ragazze in stato di gravidanza nella Repubblica democratica del Congo sono potute tornare a frequentare le scuole pubbliche.
Lo ha stabilito il ministero dell’Istruzione con una circolare emessa lo scorso 14 luglio, nella quale si ordinava agli istituti scolastici di porre fine alla pratica di escludere le ragazze incinte.
“Non vi è alcuna giustificazione per escluderle dal sistema scolastico se non hanno espresso il desiderio di abbandonare la scuola”, si legge nella direttiva firmata da Alexis Yoka La Pulinangu, segretario generale ad interim per l’istruzione nazionale e la nuova cittadinanza.
In effetti, fa notare l’ONG panafricana Right For Education, dal punto di vista legale non esiste in Rd Congo una legge che vieti alle ragazze incinte di frequentare gli studi. Non solo. Sia la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, di cui il paese è firmatario, sia la Costituzione, garantiscono il diritto all’istruzione per tutti, senza discriminazioni.
Gli istituti scolastici della Chiesa cattolica però hanno fatto sapere al ministero che non applicheranno la direttiva per motivi morali e di disciplina, e che continueranno a non accettare studentesse in gravidanza.
«Non si tratta qui di rifiutare, di respingere studenti che si trovano in questa situazione … Uno dei tratti distintivi delle nostre scuole è la disciplina in materia di morale, tra le altre cose», ha affermato mons. Donatien Nshole, segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo, in un video condiviso sui social media nel quale esprimeva sostegno alla lettera inviata il 16 luglio dal segretario della commissione episcopale per l’educazione cristiana e coordinatore nazionale delle scuole cattoliche convenzionate, padre Emmanuel Bashiki, ai dirigenti scolastici.
Nella lettera p. Bashiki affermava che se una studentessa fosse rimasta incinta, avrebbe dovuto trasferirsi in una scuola statale.
Nella Rd Congo la Chiesa cattolica gestisce oltre 18mila istituti scolastici convenzionati, sostenuti dallo Stato in base ai termini di un accordo di gestione, che costituiscono circa un quarto del sistema educativo.
La questione ha sollevato dibattito nel paese, sollevando tra gli altri il timore che le giovani donne possano ricorrere all’interruzione di gravidanza, legale in Rd Congo, per poter proseguire gli studi nelle scuole cattoliche, che offrono spesso un livello di istruzione superiore rispetto a quelle statali.
La realtà è già fortemente penalizzante per loro. Nel paese il 79% delle ragazze ha completato l’istruzione primaria nel 2021, ma solo il 51,4% ha concluso quella secondaria, secondo l’istituto di statistica dell’UNESCO. Un basso livello di istruzione dovuto in parte, sostiene l’agenzia delle Nazioni Unite, a “livelli relativamente elevati di matrimoni precoci e gravidanze precoci”.
L’UNFPA, agenzia dell’ONU per la salute sessuale e riproduttiva, fa notare che nella Rd Congo il 69% delle donne e delle ragazze non ha potere decisionale o autonomia fisica in materia di rapporti sessuali, contraccezione o assistenza sanitaria riproduttiva. Un picco, rispetto al 44% registrato a livello globale.
Nel paese i tassi di natalità tra le adolescenti sono estremamente elevati, con l’11% di bambini nati da madri di età compresa tra i 15 e i 19 anni. L’analisi dell’UNFPA mostra inoltre un aumento delle gravidanze indesiderate, degli aborti non sicuri, delle infezioni trasmesse sessualmente e dei decessi materni e infantili, con una grande disparità tra aree urbane (28%) e aree rurali (46%), in particolare quelle colpite dai conflitti, come le regioni del Nord e Sud Kivu e dell’Ituri, dove bambine e ragazze sono spesso vittime di stupri e matrimoni forzati.
Per le giovani donne in questa fascia d’età, quindi, l’istruzione è un fattore determinante di protezione.
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