Tre episodi nei quali una combattiva nonna indaga sulla scomparsa della nipote, aprendo un vaso di Pandora dalle conseguenze inimmaginabili. Su Netflix.

La serie ha inizio con la scomparsa di due amiche adolescenti, uscite per trascorrere una serata all’insegna del divertimento e mai più tornate a casa. Il corpo senza vita di Marta è stato recuperato in mare, mentre quello di Verónica non è mai stato ritrovato. A due anni da quella drammatica notte, il caso viene archiviato per mancanza di prove e sospetti. Isabel, la nonna della ragazza scomparsa, di fronte all’inazione delle autorità, decide di avviare un’indagine personale per scoprire cosa sia realmente accaduto in quelle fatidiche ore.

In Due Tombe, un titolo e un programma legato – come ci spiega la citazione finale – a un detto di Confucio, la donna stringe un’improbabile e pericolosa alleanza con Rafael, il padre di Marta, un uomo invischiato nel sottobosco criminale cittadino e che non vede l’ora di scoprire chi sia e vendicarsi dell’assassino di sua figlia. Ma nel corso della ricerca, Isabel si troverà ad affrontare situazioni difficili e la verità potrebbe fare più male del previsto.

Due tombe, recensione: la miniserie spagnola dove la vendetta va servita doppia

Due tombe in una sceneggiatura che scricchiola

Il prologo della prima puntata, con la scena nella quale vediamo Isabel intenta a disfarsi di quello che a tutti gli effetti sembra un cadavere chiuso in un sacco, ci fa intuire tramite un voluto spoiler come la narrazione a venire si concentrerà su toni sempre più oscuri e misteriosi, portando la protagonista a una vera e propria discesa negli inferi che la trascina sempre più negli abissi morali. E questa miniserie spagnola in tre episodi, nuova esclusiva del catalogo Netflix, ha sicuramente degli spunti per scavare a fondo nel cuore di tenebra dei personaggi, anche se a tratti sembra adagiarsi su un certo manierismo e su risvolti non sempre credibili, allungando inoltre il minutaggio anche più del dovuto.

Due tombe, recensione: la miniserie spagnola dove la vendetta va servita doppia

La durata totale sfiora le due ore e mezza, ma il tessuto narrativo si estingue molto prima e soprattutto l’ultima puntata paga un’eccessiva lentezza nell’effettiva risoluzione degli eventi. Se il colpo di scena che chiude la seconda puntata è un potenziale cliffhanger, le motivazioni dietro l’incredibile rivelazione non risultano propriamente verosimili; certo un’operazione come Due tombe non ha la pretesa di prendersi troppo sul serio, ma anche le logiche narrative hanno bisogno di spiegazioni un minimo più ragionate.

Morte e rinascita

Nella sceneggiatura si incrociano così due tentativi di vendetta: uno è quello da parte dell’anziana nonna che non ha più nulla da perdere, l’altro vede co-protagonista il padre dell’unica vittima accertata, uno spietato boss senza scrupoli. Boss che ha il volto mefistofelico di Álvaro Morte, iconico interprete de Il professore nella serie cult La casa di carta, mentre Isabel è interpretata dalla veterana Kiti Mánver; il cast include anche Hovik Keuchkerian, che rivedremo a breve nella seconda stagione di Regina Rossa. Se gli attori funzionano lo stesso si può dire per la regia di Kike Maillo, che ricordiamo soprattutto per il suo toccante esordio fantascientifico di Eva (2011): lo stile è pulito e qualche guizzo visionario qua e là non può che far piacere, in un panorama seriale spesso standardizzato.

Due tombe, recensione: la miniserie spagnola dove la vendetta va servita doppia

La messa in scena e chi appare su schermo risultano quindi promossi, ma laddove Due tombe rischia di perdersi è proprio in quella trama che si fa via via sempre più inutilmente convulsa, non trovando sempre il giusto mix tra la violenza più cieca e mossa da una rabbia recondita e l’anima mystery, giacché l’indagine si limita quasi unicamente a un recap di soluzioni ad effetto, gettate in faccia allo spettatore senza particolare accortezza. Lo stesso epilogo, per quanto intriso di una sua amara poetica, finisce per essere affrettato oltre misura, lasciando diverse cose in sospeso per ciò che rimarrà e per l’effettivo destino di coloro alla base della tragica premessa. 

 

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