di
Giangiacomo Schiavi

La scelta di tornare dove erano le sue radici, in provincia di Piacenza: «Giocavo sul fiume, costruivo capanne»

Un cimitero in collina, tra la gente comune, quasi nascosto. Come Spoon river. Una scelta che spiazza oggi che i valori appaiono addomesticati, dispersi in confuse esaltazioni personalistiche. Giorgio Armani torna sotto quei cieli immensi e grigi della Valtrebbia, tra le distese sfumate dalla nebbia che ricordano il tempo senza tempo degli affetti, l’infanzia, l’adolescenza, i giorni della guerra e dell’educazione ai sentimenti. Ci sono le rose bianche nella cappella di famiglia: aveva chiesto che ci fossero sempre a un fiorista della zona, e lui ha mantenuto l’impegno. Tre nomi scolpiti nel marmo nero: il padre Ugo, il fratello Sergio e la madre Maria Raimondo. Il posto è sulla strada che da Rivalta porta a Travo e Rivergaro. Davanti quattro cipressi, un muretto, un cancello semiaperto. Dentro vecchie lapidi con epitaffi di tempi lontani: padre amatissimo, qui giace, gli sia lieve la terra…

Dev’essere una questione intima, privata, affettiva quella che lo porta qui, un ritorno che alimenta una verità sull’anima dei luoghi e il senso di restituzione che Giorgio Armani, con una discrezione tutta sua, ha sempre avuto nei confronti della terra di origine, di Piacenza e di questa valle. “ E’ bella la nostra citta”, aveva detto qualche anno a fa Isabella Ferrari, attrice e concittadina che ieri al giornale locale “Liberta”ha raccontato di sentire un grande vuoto. “Ma io amo ancora di più il territorio intorno a Piacenza”, aveva poi confessato al Corriere. “Mi rivedo in riva al Trebbia, a costruire capanne con i rami e a giocare con la sabbia, o in un fosso, buttato sopra mia sorella Rosanna, che aveva tre anni, per proteggerla da una mitragliata… Quella luce grigia unita ad una monotonia struggente mi è servita per dare morbidezza ai miei colori”.



















































Rivalta, a due passi dal cimitero, era un suo rifugio. L’avrebbe voluto lui quel borgo medioevale, prima del buen retiro nella magnifica villa acquistata dai Durbans a Broni e prima ancora della Capannina. Una trattatativa c’è anche stata, ma si doveva interrompere la dinastia degli Zanardi Landi che dal 1322 nei sono gli autorevoli custodi. Oggi Armani restituisce a Piacenza un sentimento, qualcosa di tenuto dentro e forse compresso nel suo ruolo di mito e icona della moda, perché quando si diventa cittadini del mondo è difficile non essere dove il lavoro ti chiama e tutti ti richiedono. 

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Questo sentimento è anche simbolo di piacentinità: in quel suo esserci senza essere visti, in quel minimalismo schivo, discreto, a volte ironico e pungente, c’è il carattere della città. “Con la mia storia vorrei essere un esempio e uno stimolo, ricordare che il lavoro vero, quello ben fatto, ti puo portare lontano”, ha detto quando l’Università Cattolica gli ha conferito la laurea honoris causa in Economia. Era commosso Giorgio Armani due anni fa davanti agli studenti, in quel teatro Municipale dove il nonno preparava le parrucche di scena per attori e cantanti. “Ricordatevi del tempo per gli altri”, ha aggiunto. “E’ importante avere qualcuno a cui pensare, che ti incoraggia e ti vuole bene”.

Lutto cittadino oggi a Piacenza per lo stilista che ha fatto il giro del mondo ed è ritornato nel mondo da dove è partito, tra i suoi familiari, senza cercare un posto in prima fila. A Rivalta c’è un comprensibile trambusto. Messa nel pomeriggio, i pochi intimi sono diventati un centinaio. Celebra don Giuseppe Busani, un prete teologo che alla fama ha preferito l’anonimato della provincia. Anche questo è un segno. Se Armani voleva dare un messaggio ai territori da dove si parte per non tornare, la sua scelta è destinata a lasciare traccia. Forse, dice qualcuno del posto, lui è sempre rimasto qui. Dentro i sogni e i grigi del Trebbia. Come un altro concittadino illustre, Alberto Cavallari, inviato e direttore del Corriere della Sera, che sulla sua lapide, poco lontano da Rivalta, ha lasciato scritto: “Visse, viaggiò, inutilmente fuggi”. 

8 settembre 2025 ( modifica il 8 settembre 2025 | 09:44)