Si sa, i tempi della burocrazia e, in generale, della pubblica amministrazione non tengono conto delle necessità delle persone o, persino, del normale evolversi fisiologico delle persone. Quando però questa discrasia riguarda i più piccoli o le persone in condizioni di difficoltà fisica è legittimo che qualcuno possa ritenere lesi i propri diritti. A protestare, rivolgendosi alla stampa, è il genitore di un bambino nato a fine luglio. Oggetto del contendere è un esame diagnostico obbligatorio per i neonati, cioè l’ecografia all’anca.
Si tratta di esame non invasivo che usa gli ultrasuoni per valutare la morfologia e lo sviluppo delle anche, permettendo di diagnosticare precocemente disturbi come la displasia dell’anca. Viene eseguita nelle prime settimane di vita, idealmente entro i 2-3 mesi, per sfruttare l’elasticità delle articolazioni e facilitare un eventuale trattamento. L’esame, che non richiede preparazione, dura pochi minuti e non è doloroso per il bambino ma soprattutto è a carico del servizio sanitario nazionale.
Centrale è il quando tutto viene realizzato: in quel lasso di tempo della crescita del più piccolo infatti c’è ancora margine per intervenire con correttivi che facciano crescere in modo regolare le ossa e le articolazioni. E quando la macchina diagnostica dell’Asp non va a regime cosa accade?
“Nei giorni scorsi ho provato a prenotare l’esame per mio figlio, che ha 1 mese circa ma l’unica finestra disponibile individuata è quella che va tra la prima e la seconda settimana di novembre, quando il bambino avrà ben più di tre mesi. Tra l’altro si tratta quasi unicamente di laboratori in provincia – continua il padre – e immagino le difficoltà aggiuntive per chi non può andare a Sambuca di Sicilia o Palma di Montechiaro, come mi hanno proposto, per effettuare il test”.
L’unica soluzione praticabile per l’uomo per poter sottoporre il figlio all’ecografia è di scegliere un esame a pagamento ed essere così sicuro di poter effettuare il controllo al momento giusto. “Ma rimane la sensazione di un’ingiustizia per qualcosa che teoricamente dovrebbe essere gratuito. Il test – continua – costa poche decine di euro, ma ci sono famiglie per cui queste somme possono rappresentare un problema”.
ll problema che al momento starebbe rendendo più difficile lo smaltimento delle richieste risiederebbe nella rottura di una scheda dell’ecografo in servizio all’Asp a Favara avvenuto questa estate. Non è chiaro, a quanto pare, se e quando l’apparecchiatura per le ecografie tornerà disponibile e in funzione.
Nel frattempo ai neogenitori non rimane altro da fare che tenere in mano il “pallottoliere” per contare i giorni oppure pagare di tasca l’esame.