Gli azzurri in campo con l’obiettivo di accorciare nella differenza reti rispetto alla Norvegia. Il ct sembra orientato al 4-3-3
dal nostro inviato Fabio Licari
8 settembre – 12:27 – DEBRECEN (UNGHERIA)
Nella musica pop si dice che il terzo album è quello che definisce un artista: se sarà da hit parade, da grandi arene o da feste rionali. Nel calcio non esiste una regola simile, ma poche “seconde” partite sono state importanti nella storia della Nazionale per rifarsi una carriera come quella di oggi contro Israele. E non soltanto per il risultato che, comunque, riporta al manifesto programmatico del ct al debutto: “Brutti e sporchi, ma vincenti”. Contro l’Estonia poi siamo stati anche belli e commoventi, ma è meglio non abituarsi. Israele non è l’Estonia e l’Italia non è più l’Italia di Bergamo, sicuramente un po’ confusa dal recente passato e tormentata da tanti interrogativi, prima di scoprirsi affamata, e infinita, come Gattuso.
esami da grandi—
Questo è il rischio: essere colpiti da improvvisa euforia sull’isola deserta delle qualificazioni mondiali. Non è cambiato niente nella classifica, la Norvegia è ancora lassù e domani ospiterà la Moldova, ancora a zero, conoscendo il nostro risultato e con la possibilità di aumentare la differenza gol. Non possiamo permetterci atteggiamenti superficiali: Gattuso l’avrà sicuramente spiegato a modo suo. Perché l’Italia deve ringhiare ancora, urlare come una grande rock band in uno stadio, ma prepararsi con un lungo soundcheck, deve essere “arrogante e umile” come la vuole Gattuso. Da questo punto di vista Israele-Italia è il primo esame di maturità: carattere, cuore e occhi spiritati ci sono, adesso vediamo la maturità, l’atteggiamento riflessivo. Israele come una prima seduta dallo psicanalista.
israele da ripartenza—
Un anno fa, con Spalletti ct, abbiamo messo sotto Israele senza particolari sofferenze. L’andata si giocava sempre in Ungheria, ma a Budapest, e non nella periferia di Debrecen: abbiamo vinto 2-1 subendo un gol inutile, per distrazione, al novantesimo. Quindi a Udine un 4-1 travolgente, ma potevano segnarne il doppio. Un gol in più, o uno in meno, e avremmo superato la Francia nel gruppo di Nations. Dettagli diventati rimpianti. Era un Israele che sembrava l’Estonia, solo un po’ più tecnico, ma alla fine schiacciato in area. Però avevamo rischiato grosso per un paio di palle perse a centrocampo. Se la storia dovesse ripetersi sarebbe un guaio, perché questo è un nuovo Israele e gli innesti degli under hanno alimentato tecnica, velocità e strategia: Ben Simon, il ct è ancora lui, sa chiudersi ma poi riparte a gran ritmo, e questo è quello che Gattuso teme di più. L’ha ripetuto alla vigilia: “Il problema non è giocare con uno o due attaccanti, ma gestire le situazioni se perdiamo palla”.
probabile tridente—
Uno scenario nuovo che richiede qualche accorgimento tattico e di formazione. Niente rivelazioni, ma indizi sparsi qui e là. La frase del ct, “certo che Kean e Retegui possono ancora giocare assieme”, sembra il lasciapassare per la conferma del “doppio 9”. Ma declinato diversamente. Con l’uscita di Zaccagni, non soltanto per il fatto che ieri non si sia allenato, si dovrebbe virare dal 4-2-4 a un più equilibrato 4-3-3. Locatelli entrerà a centrocampo, al posto del laziale, tra Barella e Tonali. E Kean dovrebbe allargarsi un po’ per disegnare un attacco con Politano a destra e Retegui in mezzo, senza perdere le distanze con il collega di reparto. Seconda probabile novità di formazione: Cambiaso, che ha chiuso benissimo contro l’Estonia, al posto di Dimarco per garantire più copertura e manovra e consentire a Kean di accentrarsi e incrociare verso la porta.
altro che ranking—
Un sistema che, in fase d’attacco, potrebbe ricordare quello contro l’Estonia, perché si trasformerà in un 3-2-5 con, idealmente, Politano e Cambiaso ali, e Barella, Retegui e Kean a riempire il centro dell’area. Sono “tecnici gli israeliani, ma non molto fisici”, dice il ct, e quindi i nostri due 9 possono fare male. Comunque ci sarà meno da verticalizzare e più da dialogare sulla trequarti, presumendo che loro non si arroccheranno come l’Estonia. Non è proprio il caso di sottovalutare Israele che dopo quel 4-1, una bella lezione imparata subito, ha sconfitto Belgio, Slovacchia, Estonia (due volte) e Moldova, pareggiato con la Francia e perso soltanto con la Norvegia proprio qui a Debrecen. Non è un ruolino da squadra al 76° posto nel ranking Fifa. Ma, con tutto il rispetto, se il ranking ha un senso, e ce l’ha, noi siamo undicesimi e le sorti della Germania potrebbero riportarci nella Top Ten. Giusta la circospezione, però ora non trasformiamo Israele nella Norvegia. Semplicemente ringhiamo come s’è già visto.
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