Ci sono nazioni che sono più ricettive riguardo a questi temi del motorsport al femminile?
“No, in Europa ci sono molte giovani driver emergenti, ma anche in Sud America e Medio Oriente. Quindi penso che il nostro sia un campionato molto globale e cercheremo sempre di assicurarci di avere le diciotto migliori pilote sulla griglia di partenza, indipendentemente dalla loro nazionalità. Abbiamo notato che una pilota che ha una famiglia appassionata di corse o fortemente interessata a questo sport è facilitata, perché in questi casi è più propensa a sostenerla. Se vogliamo che un numero maggiore di giovani donne pratichino questo sport, abbiamo bisogno che i genitori si rendano conto che esistono queste opportunità per le loro figlie”.
Qual è il ruolo della tecnologia e dei media in tutto questo? Penso anche alla serie realizzata per Netflix
“Aiutano, ma non è facile. Ci sono tanti nuovi media ma anche tanti contenuti in cerca di visibilità con cui competere, bisogna distinguersi e assicurarsi che le persone guardino le gare. Il nostro grande vantaggio è che corriamo insieme alla Formula 1, quindi quando arriviamo al circuito troviamo le tribune già piene. Questo però non significa che possiamo riposare sugli allori. Dobbiamo essere molto proattivi e porci nuove sfide. Come raggiungiamo la prossima generazione? Come creiamo contenuti che loro desiderano? E, più in generale, come possiamo coinvolgerle?
Tutto questo ci costringe a un pensiero trasversale, a guardare le cose in modo diverso. Quando il visitatore entra nel Paddock Club della Formula 1 Academy per vedere la gara e svagarsi, ora vede qualcosa di diverso dal solito. Si trova davanti un parrucchiere e un salone di bellezza con relativi sponsor, aziende che nella F1 non si erano mai viste. Stiamo facendo le cose in modo diverso, non vogliamo limitarci alla direzione che è stata seguita per diversi anni. Siamo qui per mostrare alle donne che c’è spazio per loro in questo sport. Puoi farti acconciare i capelli e truccare a Monza o Zandvoort e continuare ad appartenere al mondo delle corse in diversi modi. I giorni in cui era solo un mondo macho riservato agli uomini sono ormai finiti”.
La società sta cambiando in questa direzione, questo aiuta anche in questo settore?
“Sì, noi siamo parte di questo cambiamento e questo grazie anche ai partner e ai brand che credono in noi e ci aiutano a raccontare la nostra storia in modo diverso rispetto al passato. Quando ho assunto la direzione, ho deciso di cambiare l’intero modello di business della F1 Academy. Per noi è fondamentale avere i partner giusti al nostro fianco, che condividano i nostri valori e siano coinvolti pienamente, è l’unico modo per garantire il nostro successo a medio-lungo termine”.
Cosa vorrebbe cambiare per dare maggiori opportunità di sviluppo alla F1 Academy?
“Ci sono molte cose da fare. È necessario aumentare la consapevolezza di tutti nelle accademie, in questo modo avremo più persone che seguono la serie e guardano le gare.
Per noi non si tratta solo di creare gare per queste giovani pilote, ma anche cambiare la percezione di questo sport in modo nelle prossime generazioni possano essere ispirate a loro volta. La partecipazione delle donne in questo sport non ha mai superato il 5%. L’obiettivo è dare dare l’esempio per ottenere una maggiore presenza delle donne pilote. Alla fine, si tratta più che altro di creare consapevolezza delle opportunità che questo sport offre”.