Un ronzio, poi il botto. E subito le urla di chi era di guardia sul ponte e lancia l’allarme, sveglia l’equipaggio, dice a uscire di uscire fuori, fare in fretta: “al fuoco, al fuoco”. Nella notte un drone militare ha colpito una delle principali barche della delegazione spagnola della Global Sumud Flotilla, la Family boat, su cui viaggiavano diversi membri del comitato organizzatore, fra cui Greta Thunberg, Yasemin Acar e Thiago Avila. Le immagini diffuse dagli attivisti mostrano il momento esatto in cui l’ordigno viene sganciato, si sente distintamente il botto, ma al momento le autorità tunisine sembrano voler gettare acqua sul fuoco. “Secondo i primi accertamenti, si è verificato un incendio nei giubbotti di salvataggio”, ha detto all’Afp Houcem Eddine Jebabli, portavoce della Guardia Nazionale, sottolineando che “non è stato rilevato nessun drone”. I video subito diffusi dalla Global Sumud Flotilla però raccontano un’altra storia.
La Family boat, che nella serata di domenica ha raggiunto Sidi Bou Said, piccolo porto turistico nei pressi di Tunisi, era ormeggiata alla fonda insieme alle altre, in attesa di prendere il largo verso la Striscia.“Il drone è arrivato sopra di noi e ha sganciato la bomba, improvvisamente tutto il ponte è andato a fuoco”, racconta Acar, nei mesi scorsi a bordo della Madleen insieme alla giovane ecoattivista svedese e come lei intercettata dall’Idf, trasportata ad Ashdod, detenuta e poi espulsa. “A bordo stanno tutti bene e le fiamme sono state spente”, spiega in un video Acar. Al momento, non c’è prova che si tratti di un drone israeliano, ma nessuno – soprattutto dopo le esplicite minacce del ministro Ben Gvir – ha dubbi al riguardo.
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La barca, battente bandiera portoghese, ha subito però danni importanti. Il ponte superiore è completamente bruciato o quasi, anche l’albero maestro ha subito danni e il fuoco ha divorato anche parte della stiva. Impossibile che continui in tempi brevi la navigazione. “Ancora una volta – dice con voce incrinata da rabbia e indignazione Acar – hanno bombardato una barca con a bordo civili in territorio tunisino”. Anche a maggio è successo. Al largo di Malta, la Al Damir, la prima barca a vela della Flotilla che abbia tentato di raggiungere Gaza quest’anno, è stata colpita da due droni militari al largo di Malta e irreparabilmente danneggiata.
“Questo – afferma l’attivista – è un attacco contro di noi, contro una missione civile pacifica perché non ci vogliono lì. Non dobbiamo stare in silenzio, dobbiamo mobilitarci e farlo in fretta”. Ferma la condanna che arriva dagli equipaggi di tutta la Global Sumud Flotilla. “Gli atti di aggressione mirati a intimidirci o a far fallire la nostra missione non ci fermeranno. Il nostro obiettivo collettivo di rompere l’assedio su Gaza e di esprimere solidarietà al suo popolo prosegue”. Non un passo indietro quindi. Del resto, era uno dei scenari ipotizzati quando è stata costruita la missione.
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Adesso però bisognerà capire se e in che misura la flotta dovrà rivedere la tabella di marcia. I danni alla Family boat sono importanti, i lavori di riparazione inizieranno quando si potrà operare in sicurezza e dalle autorità tunisine, che sull’accaduto hanno aperto una formale inchiesta, arriverà il nulla osta, quindi al momento è impossibile immaginare tempi precisi. È plausibile che l’equipaggio trovi posto su altre imbarcazioni o che se ne cerchi una sostitutiva, ma sono tutte soluzioni allo studio in queste ore. Per la Global Sumud Flotilla, è la prima notte di rabbia, paura e apprensione. E tutti sono certi che non sarà l’ultima.