Dopo la sentenza di giugno – che aveva confermato l’uso legittimo delle opere ma confermato la violazione del copyright – adesso l’azienda ha accettato di scendere a patti e pagare tremila dollari ai 500 mila autori le cui opere sono state piratate

La sentenza dello scorso giugno sembrava aver dato ragione ad Anthropic, ma alla fine si è rivelata un pericoloso boomerang. L’azienda che ha creato il chatbot Claude è scesa a patti e ha accettato un salatissimo accordo per mettere fine alla questione: “appena” 1,5 miliardi di dollari distribuiti fra tutti gli autori il cui copyright è stato violato dall’azienda tech per addestrare la propria intelligenza artificiale. 

Anthropic mette così mano al portafoglio per compensare i 500 mila scrittori le cui opere (sarebbero oltre 7 milioni) sarebbero state scaricate da piattaforme pirata come Library Genesis e Pirate Library Mirror e chiudere, si spera per sempre, il contenzioso. Ognuno degli autori si intascherà solo tremila dollari. Spiccioli che, sommati, si trasformano in una cifra da capogiro. Ma il valore della sentenza non passa dalla quantità di denaro che verrà sborsata volontariamente dall’azienda per chiudere la faccenda. Si tratta, infatti, di un accordo storico perché potrebbe tracciare la strada per altri procedimenti giudiziari simili, sia quelli già avviati e in attesa di una sentenza (come la causa contro OpenAI aperta in una corte dello Stato di New York) sia quelli che potrebbero nascere in futuro.



















































Lo scorso giugno, il giudice William Alsup della corte distrettuale della California del Nord aveva diviso con l’accetta i due temi al centro del processo. Da un lato c’era la disciplina del fair use, l’uso legittimo, cioè la possibilità di usare materiale coperto dal diritto d’autore per addestrare le intelligenze artificiali. In questo caso, secondo il giudice Anthropic non avrebbe infranto nessuna legge perché l’uso che l’azienda ha fatto dei testi è «profondamente trasformativo» e quindi legittimo secondo le norme statunitensi. L’addestramento di Claude, quindi, non avrebbe violato il diritto d’autore perché i large language models «non hanno riprodotto al pubblico gli elementi creativi di una determinata opera, né lo stile espressivo identificabile di un autore», ha spiegato il giudice.
Dall’altro lato, però, ci sono le modalità usate da Anthropic per avere la mole di dati necessaria per addestrare un’AI. Se l’azienda avesse utilizzato database o biblioteche digitali aperti, allora non ci sarebbe stato nessun problema. Ma dal processo è emerso che sono state scaricate enormi quantità di libri da librerie “pirata” come, appunto, Library Genesis. 
L’azienda avrebbe potuto acquistare i libri da molti venditori, ha affermato il giudice, ma ha invece preferito «rubarli» per evitare ciò che Dario Amodei, ceo di Anthropic, ha definito  — come si legge dai documenti processuali — «ostacoli legali/pratici/commerciali». Un’informazione centrale nel processo che è stata confermata anche durante la testimonianza di Ben Mann, fondatore dell’azienda, che ha ammesso di avere scaricato dati da Library Geness anche quando stava lavorando per OpenAI nel 2019,

L’azienda non dovrà solo sborsare l’esosa somma per compensare gli autori del danno fatto, ma l’accordo comprende anche la possibilità di continuare a querelare Anthropic nel caso in cui nuovi autori dovessero scoprire di essere stati “copiati” dall’intelligenza artificiale. inoltre, l’azienda ha anche acconsentito alla cancellazione di tutte le opere pirate scaricate e conservate. 

8 settembre 2025 ( modifica il 8 settembre 2025 | 16:12)