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Ci sono incontri che restano impressi non solo per ciò che si dice, ma per l’energia che si sprigiona. Questo è ciò che è accaduto al Venice Cult al Lido, subito dopo il talk condotto da Daniele Giannazzo, che ha visto come protagonisti Alessio Filippelli e l’attrice Katherine Kelly, volto storico della serie TV Beautiful.

Alessio Filippelli, classe 1999, è oggi una delle personalità più eclettiche della scena contemporanea: fashion consultant, PR strategist, manager creativo e modello internazionale. Partito dall’Italia a soli 17 anni per inseguire il sogno di Hollywood, in pochi anni ha saputo costruire una carriera che lo ha portato a collaborare con colossi come Disney, Nickelodeon, Halo, Star Wars e Paramount Plus. Una scalata che Forbes Italia ha premiato eleggendolo “Nuovo volto dell’intrattenimento” e che Glamour Magazine ha suggellato incoronandolo “Man of the Moment”.

Filippelli è arrivato con la sicurezza scenica di chi ha fatto della propria immagine un linguaggio universale. La sua figura slanciata, l’eleganza naturale e soprattutto quella chioma fluente, una vera “criniera da leone dello spettacolo”, hanno catturato gli sguardi e l’attenzione del pubblico ancor prima che prendesse parola. Una presenza scenica che non si limita all’apparenza, ma che diventa forza comunicativa, magnetismo, dichiarazione di carisma.

Accanto a lui, Katherine Kelly ha portato il fascino di Hollywood con la delicatezza di un sorriso che ha illuminato l’incontro. Insieme hanno dato vita a un momento raro: un dialogo in cui la moda, l’intrattenimento e la cultura pop hanno trovato un punto di incontro, raccontato con ironia, passione e autenticità.

Filippelli ha parlato della moda come strumento di identità e libertà, della visibilità queer come missione personale e di un futuro in cui l’arte e l’intrattenimento non siano soltanto spettacolo, ma anche messaggi di inclusione e forza emotiva.

A Venezia, il pubblico non ha visto solo un giovane professionista di successo, ma un artista totale che trasforma la propria immagine in un manifesto. Alessio Filippelli, con la sua energia contagiosa e la sua “criniera da leone”, ha confermato ancora una volta di essere non solo un volto, ma una voce capace di lasciare il segno.

Intervista ad Alessio Filippelli 

Alessio Filippelli, fashion consultant e creativo internazionale, si racconta in un’intervista intima e appassionata. Nato a Ciampino nel 1999, ha vissuto l’adolescenza in bilico tra sogni troppo grandi per un paese troppo piccolo e il bisogno di conformarsi a ciò che gli altri si aspettavano. A 18 anni ha scelto di rompere gli schemi, abbracciando ambizioni artistiche e personali. Oggi si definisce un artista a tutto tondo, capace di trasformare la moda in narrazione e messaggio sociale, come negli editoriali su GQ e Glamour. Non ama parlare di suo padre, ma rivela il dolore per la perdita del cugino e dello zio, che lo hanno riportato vicino alla famiglia. Determinante, dice, sono state le persone che hanno creduto in lui prima ancora che lo facesse lui stesso. Dopo anni di maschere e compromessi, oggi vive con autenticità e orgoglio. Felicità, per lui, significa semplicità: la casa, gli affetti, i piccoli gesti quotidiani.

Da gennaio Alessio Filippelli è ufficialmente il manager di Kelly, attrice internazionale e volto amatissimo dal pubblico. Un sodalizio nato quasi per caso e già destinato a lasciare il segno.

Per anni i due si erano trovati negli stessi contesti, come l’Outdoor Film Festival di Giuliano Squitieri, senza mai incontrarsi davvero. Il destino ci ha messo lo zampino lo scorso inverno: Filippelli rientrava da una Fashion Week a Parigi, Kelly era in viaggio verso Roma. La decisione di vedersi per una cena al Bulgari Hotel ha segnato l’inizio di una collaborazione che entrambi definiscono speciale.

“È stato un vero colpo di fulmine professionale” racconta Filippelli. “Kelly non è solo talento e successo, ma anche umanità rara e calore autentico. Rappresentarla è un privilegio e una fonte continua di arricchimento. Non è soltanto un lavoro: è un percorso che mi rende orgoglioso e grato”.

La sinergia tra i due, nata in modo spontaneo, si è consolidata rapidamente, trasformandosi in una partnership che unisce visione, creatività e valori condivisi. Oggi Alessio Filippelli accompagna Kelly nella sua carriera internazionale, confermando il suo ruolo di manager e stratega capace di coniugare estetica, comunicazione e sensibilità umana.

Partiamo dall’inizio. Come nasce Alessio Filippelli, e che percorso ha avuto fino a oggi?

“Penso di essere sempre stato una persona difficile da comprendere fino in fondo, perché ho molte sfumature.

Da fuori, spesso potevo sembrare qualcuno che si dedicava a troppe cose senza concluderne nessuna, con ambizioni forse sproporzionate. Sono nato e cresciuto a Ciampino, un paese piccolo vicino Roma. Quando ho fatto coming out, mi dicevano spesso che avevo sogni troppo grandi, che non ero concreto, che non avrei mai realizzato nulla di importante. Per anni ho cercato di conformarmi a un’idea di normalità che non mi apparteneva. Poi, a 18 anni, ho deciso di rompere quel cerchio e seguire la mia vera natura, anche senza avere tutte le risposte.”

Qual è la passione in cui sente la connessione più profonda, anche a livello spirituale?

“Sono molto spirituale. Ogni mattina e ogni sera prego, parlando con le persone care che non ci sono più. Tra tutte le passioni, quella che sento più vicina è l’arte in senso ampio. Ho iniziato dietro le quinte, costruendo immagini per gli altri, ma negli ultimi anni mi sono messo anche davanti all’obiettivo. Mi piace la moda perché non è solo posa, ma narrazione: quando faccio un editoriale, creo una storia completa. Per esempio, per il Pride ho realizzato uno shooting che inizialmente era destinato a Vogue, ma giudicato troppo controverso: cinque modelli maschili in un contesto fortemente estetizzato. GQ e Glamour invece hanno capito la forza del messaggio e hanno deciso di pubblicarlo con ampio spazio. È questo che amo: rischiare, provocare riflessioni, dare voce alla libertà.”

Come ha conosciuto Kelly e come è diventato il suo Manager?

“Ho conosciuto Kelly lo scorso gennaio in circostanze curiose: per anni ci siamo trovati agli stessi eventi, come l’Outdoor Film Festival di Giuliano Squitieri, senza però incontrarci davvero. Io rientravo da una Fashion Week a Parigi e lei era diretta a Roma; così abbiamo deciso di vederci per una cena al Bulgari Hotel. Da quel momento è nata una sintonia immediata. È stato, a tutti gli effetti, un colpo di fulmine professionale. Rappresentare una persona come Kelly, che unisce talento e successo a un’umanità rara e a un calore autentico, è un privilegio. Fare il suo manager non è soltanto un lavoro, ma un’esperienza che arricchisce ogni giorno, e mi considero fortunato ad accompagnarla nel suo percorso.”

C’è una domanda che non vorrebbe mai ricevere?

“Sì. Non amo parlare di mio padre. È un argomento che preferisco non affrontare.”

E una domanda che invece avrebbe voluto ricevere e non le è mai stata fatta?

“Ce ne sono tante. Spesso le domande si fermano all’immagine, ma io vorrei che si andasse oltre, che si chiedesse: qual è il messaggio dietro? L’immagine è solo un tramite: il cuore è ciò che vuoi comunicare.”

C’è qualcosa che avrebbe voluto dire a qualcuno e non ha fatto in tempo?

“Sì. A mio cugino, che è morto a 22 anni nel 2019, proprio in un periodo in cui, da adolescente, cercavo di prendere le distanze dalla famiglia. Quella perdita mi ha cambiato: mi ha riportato vicino ai miei affetti. Un altro rimpianto riguarda mio zio, venuto a mancare da poco. Gli sono stato vicino, ma penso che avrei potuto dirgli e dargli di più.”

Ha mai dovuto indossare una maschera per difendersi?

“Sì. Spesso ho dovuto reprimere ciò che ero, anche per non rischiare professionalmente. Ma negli ultimi due anni ho smesso: oggi sono me stesso, senza compromessi.”

Quali sono le esperienze più belle del suo percorso?

“Ogni prima volta: la prima sfilata, il primo magazine, il primo festival, la prima intervista. Sono le conquiste che non do mai per scontate.”

Che significato ha per lei unire marketing, social, televisione e moda?

“Oggi il modo di comunicare è cambiato. Non è più la stampa a controllare la narrativa: gli artisti hanno voce diretta tramite le proprie piattaforme. È una sinergia che dà più libertà.”

E per concludere: che cos’è la felicità per Alessio?

“La felicità per me sta nelle piccole cose: tornare a casa, stare con la mia famiglia, con il mio compagno, bere un caffè nel mio giardino, andare a fare la spesa. Sono i momenti semplici che mi rendono davvero felice.”


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