Nel contesto attuale della PA è possibile pensare a un’idea di riformismo amministrativo che, nel solco della Costituzione, riavvicini il cittadino alle istituzioni? La riflessione a cura del Dottor Nicholas Ferrante.

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da profonde trasformazioni, basti pensare alla crisi economica, all’emergenza sanitaria, allo shock energetico e al conflitto alle porte dell’Europa. Insomma, per capire, gestire e non subire le trasformazioni contemporanee, abbiamo bisogno di una nuova bussola per non essere impreparati al nuovo inizio.

Dopo una fase di stagnazione è opportuno che il riformismo trovi una propria identità: paziente, serio, fatto col “cacciavite”, che promuova un’opera credibile di ricostruzione. Rispetto a ciò, non si può prescindere dal cosiddetto “riformismo amministrativo”, che rappresenta la metodologia essenziale per trasformare gli assetti organizzativi e rinsaldare il legame tra Stato e cittadini.

Secondo la comune vulgata, la pubblica amministrazione è un nemico da combattere o da abbattere. È una convinzione ingiusta? Sembrerebbe superficiale, dal momento che essa è la struttura collettiva per eccellenza che si esprime mediante diritto ed è in grado di tutelare i deboli nei confronti dei forti.

La domanda da porsi, a questo punto, è la seguente: in che misura il carattere democratico dello Stato influisce sul rapporto tra cittadino e P.A.? Altresì, il carattere democratico dello Stato influisce sulla pubblica amministrazione? Ragionare sul principio democratico e, dunque, sul suo stretto legame con il principio di eguaglianza, nel contesto di un discorso sulla pubblica amministrazione comporta pari possibilità di accesso al servizio pubblico e, laddove previsto, la gratuità dello stesso. Viene in mente, a tal riguardo, il modello di Stato sociale e, in particolare, la sanità: dopo gli enti mutualistici si è avuta l’istituzione del servizio sanitario nazionale, fondato sulla universalità e sulla gratuità delle prestazioni.

Qual è la missione del settore pubblico nei confronti dei cittadini?

La missione del pubblico consiste nella creazione di un sistema di servizi e procedure per la realizzazione dei diritti di cittadinanza. Tuttavia, è sempre più richiesta in questa contingenza storica un’amministrazione pubblica che sappia evolvere, nelle sue forme di organizzazione e di azione, insieme alle esigenze nuove legate alla valorizzazione dell’uguaglianza sostanziale e ai diritti sociali, ad esempio, il diritto alla salute, la cui cura è garantita dal Servizio sanitario nazionale, o il diritto allo studio, al quale provvede il Sistema nazionale di istruzione. Infatti, dall’intento prioritario di garantirne l’erogazione può discendere un incremento del ruolo stesso dell’Amministrazione.

La spinta del PNRR ha generato una sostanziale trasformazione della Pubblica Amministrazione, la quale si è lasciata alle spalle le politiche sul blocco del turn-over, consentendo un graduale ricambio generazionale strumentale all’immissione nei ruoli di funzionari pubblici in grado di utilizzare insieme la discrezionalità amministrativa e la tecnologia. Ma questo è solo il primo passo.

Riformismo amministrativo e Costituzione

D’altronde, la burocrazia è inevitabile in ogni società organizzata. Si pensi all’iniziativa economica dei privati che, ai sensi dell’art. 41 della Costituzione, è libera, ma non deve contrastare con l’utilità sociale né danneggiare salute, ambiente, sicurezza, libertà o dignità umana: la burocrazia diventa uno strumento essenziale per la garanzia dei diritti fondamentali, e dunque, al servizio delle esigenze della collettività. Infatti, la funzione pubblica assume il ruolo di depositaria della fiducia degli amministrati.

Occorre una riflessione su un’idea di riformismo amministrativo secondo un’interpretazione costituzionalmente orientata, che non punti a distruggere la pubblica amministrazione ma a riqualificarla, non a tagliarla, bensì a sostenerla, tenendo a mente l’opportunità di garantire il diritto a una buona amministrazione, che implicitamente si ricava dalla lettura combinata tra l’art. 97, terzo comma, della Costituzione, l’art. 1, comma 1 della legge n. 241 del 1990, nonché l’art. 41 della Carta di Nizza.

La sfida prossima consiste nella trasformazione dei principi costituzionali (law in books) in realtà effettiva (law in action), per giungere all’affermazione di una nuova idea di amministrazione in grado di migliorare la situazione di partenza dei cittadini nell’epoca della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale.