Lo spagnolo è l’unico tennista professionista ad aver raddoppiato le persone sulla sua panchina: dal risveglio muscolare, all’allenamento, alla psicologa
I campioni del tennis sono aziende, come fossero una squadra di calcio. Uno va in campo, tanti lavorano dietro le quinte. Ieri sera, nei corridori dell’Arthur Ashe Stadium, volavano fiumi di bollicine: non una, ma tante bottiglie per celebrare Carlos Alcaraz, che quando gira per il mondo – e, come nel caso dello US Open – vince, non è mai da solo. Anzi, il box dello spagnolo era pieno, con ben 10 persone che lo seguono in ogni attività.
Juan Carlos Ferrero è solo la punta dell’iceberg, l’uomo più conosciuto, quello che nel 2003 – anno in cui nacque Alcaraz – fu numero 1 del mondo, ma Carlos ha anche un altro allenatore, Samuel Lopez, fondatore dell’accademia proprio di Ferrero. E poi ci sono due preparatori atletici, Alberto Lledó e Álex Sánchez, e due fisioterapisti, Juanjo Moreno e Fran Rubio. A questi si aggiungono un medico, Juanjo Lopez, l’inseparabile agente Albert Molina, responsabile dei contratti e dei rapporti con i media, il fratello Alvaro, che gli fa da sparring partner e che a inizio torneo è stato anche il «protagonista» nell’errore sul taglio di capelli che lo ha poi costretto a radersi a zero.
La formazione non è finita: a completarla, una psicologa, Isabel Balaguer, un’insegnante di inglese – che però non lo segue in tutti i tornei ma che gli ha permesso di migliorare sensibilmente con la lingua utilizzata in ogni attività ufficiale in giro per il mondo – e lo zio Tomas che si occupa della parte logistica, cercando i migliori alloggi per il team. E poi, oltre agli altri due fratelli Sergio e Jaime, c’è Carlos, il papà che si chiama come il figlio, che anche ieri si è goduto la finale e ha abbracciato il figlio dopo il trionfo contro Sinner: lui, come gli altri figli, non fa parte del team ma si gode la sua creatura, di nuovo numero 1 del pianeta e con cinque milioni di dollari in più in tasca.
Un’azienda che ha bisogno anche di chiudere per qualche giorno, motivo per cui Alcaraz non giocherà il tie di Coppa Davis previsto per sabato e domenica a Marbella contro la Danimarca. Qualora la Spagna dovesse passare il turno senza di lui, l’appuntamento con l’Italia (di Sinner?) sarebbe a novembre a Bologna.
9 settembre 2025 ( modifica il 9 settembre 2025 | 07:30)
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