È caduto, dopo meno di 9 mesi, il governo Bayrou. E la Francia è di nuovo nel caos. Oggi la sinistra radicale presenterà una mozione di destituzione anche per il presidente Macron che attende, alle 12 all’Eliseo, il premier sfiduciato che rassegnerà le sue dimissioni. Il presidente francese dovrà nominare un successore al più presto: il nome più gettonato nelle ultime ore è quello del ministro della Difesa, Sébastien Lecornu. Intanto, il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha dichiarato che il Paese “ha bisogno molto rapidamente di un primo ministro” di fronte “al rischio di disordini” nelle manifestazioni previste a settembre, a cominciare da quella del movimento “Blocchiamo tutto” in programma domani. Il Rassemblement national di Marine Le Pen chiede che si torni al voto.

La crisi francese

Bayrou aveva chiesto la fiducia sul suo progetto di finanziaria, con 44 miliardi di euro di tagli, due giorni festivi in meno e una conferma della contestatissima riforma delle pensioni. L’esito del voto è stato chiaro: 364 contrari e 194 favorevoli. Da qui si è innescata la crisi che ha portato la Francia al cambio di quattro primi ministri in un anno e mezzo, il terzo dalle elezioni anticipate (e perse) dalla maggioranza lo scorso luglio. Una novità assoluta per la Quinta Repubblica, simbolo – fino a poco tempo fa – di stabilità.

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Le reazioni e le pressioni su Macron

Il presidente Macron, intanto, prende tempo. Niente decisioni, né dichiarazioni avventate. Solo un calendario a breve termine: oggi l’incontro con Bayrou, che rassegnerà le dimissioni, e poi i “prossimi giorni” la nomina di un primo ministro. Ma le pressioni sul presidente aumentano. Per Macron la dissoluzione dell’Assemblea Nazionale “non è un’opzione, ma un obbligo”, ha detto Le Pen, intervenendo ieri in aula all’Assemblea Nazionale di Parigi. Mentre Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, ha esultato per la caduta dell’esecutivo, definendola “una vittoria e un respiro di sollievo del popolo”. E ha aggiunto: “Macron ora è in prima linea di fronte al popolo. Anche lui deve andarsene”.

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