La figlia del bomber di Italia 90 ha scritto un libro per ricordarlo: “La mia notte magica è stata un’alba a Venezia con lui”


Filippo Conticello

Giornalista

9 settembre 2025 (modifica alle 10:20) – MILANO

Ci saranno altre estati e altri gol nelle vite di tutti, ma chissà se arriverà mai un altro Totò, umile e folle, a nutrire i sogni di un Paese intero. Jessica Schillaci aveva due anni quando suo papà indossava il mantello e si trasformava nell’eroe di tutti: adesso che le notti magiche del ’90 scolorano nella memoria, lei ha deciso di ricordare il padre scomparso un anno fa in un libro dolente ed emozionato. “Solo io posso scrivere di te” è un viaggio dentro la memoria e gli affetti, quelli che volano oltre le reti di un Mondiale e non si spengono neanche su un letto d’ospedale.

Schillaci, partiamo dal titolo, perché “solo lei” può parlare di Totò?

“Papà è stato per tutti l’eroe di Italia 90, gli occhi spiritati dopo i gol, la gioia di un’estate magica, ma dietro a quella fotografia c’era un uomo complesso, capace di emozionare ma anche di ferire. Un padre spesso assente, ma anche un cuore enorme. Io l’ho definito “meravigliosamente imperfetto” perché racchiudeva luce e ombra, grandezza e fragilità. Nel titolo mi sono ispirata a Oriana Fallaci e al suo “Solo io posso scrivere la mia storia”: anche lei aveva sentito la necessità di raccontarsi senza filtri”.

Quando è nata in lei la stessa esigenza?

“Mentre lo assistevo negli ultimi 15 giorni di vita, da infermiera di professione e non solo da figlia: non era più Totò Schillaci, ma un papà che se ne stava andando. È strano, ma solo quando si è ammalato ci siamo avvicinati davvero: mentre lui si pentiva di certi sbagli, io sentivo di riconciliarmi. Me lo ricordo stremato, incapace di parlare, ma scriveva parole d’amore su un foglio per me. Il libro è stato un modo per curare un’antica ferita, anche se non è ancora del tutto rimarginata”.

Totò Schillaci, il ricordo della figlia Jessica in un libro:

Che rapporto avevate prima di quel riavvicinamento?

“Complicato, ma senza scontri. Semplicemente, spesso non c’era: non chiamava, non scriveva. A lungo è stato preso dal calcio e dalle vicende sentimentali. Ha confessato i tradimenti a mia madre e io mi sono schierata con lei, che non ha mai smesso di farcelo amare. La separazione ha aumentato la distanza, è stato sempre più difficile vedersi, ma con la mamma di mia sorella Prisca ho un ottimo rapporto”.

Ha lasciato Palermo per Verona: perché?

“Avevo 23 anni, mi ero appena laureata in Lettere e non mi sentivo più a mio agio: mi pesava essere “la figlia di Totò Schillaci”, volevo ripartire da zero. Ho fatto mille lavori e trovato un’altra strada professionale, ma soprattutto a Verona ho conosciuto mio marito. Per anni ho nascosto le mie origini, non per vergogna, ma per pudore. Anche papà era così: quando diceva “Schillaci sono”, non lo faceva per fama, ma per affermare un’identità. Lo ha detto pure togliendosi la mascherina dell’ossigeno. Avrei preferito non fosse stato famoso e, forse, lo avrebbe preferito anche lui…”.

Totò Schillaci, il ricordo della figlia Jessica in un libro:

Quando scoprono di chi è figlia, cosa le dicono?

“Ognuno ha un aneddoto “schillaciano”. Ad esempio, in un Paese arabo un uomo aveva usato il nome Totò Schillaci per passare la frontiera. Poi tutti cantano la canzone di Bennato e Nannini: ho sempre pensato parlasse di lui, mi commuove ancora”.

Cosa ricorda del suo addio?

“La dignità. Sapeva che avrebbe perso, ma ha provato a giocare, per quanto possibile, fino in fondo. E per questo l’ultima partita è stata la più bella: non contava il risultato, ma esserci. Noi assieme a lui”.

(FILES) Italian forward Salvatore Schillaci exults after scoring his team's first goal during the World Cup semifinal soccer match between Italy and Argentina 03 July 1990 in Naples. Former Italy striker Salvatore "Toto" Schillaci, most famous for being top scorer at the 1990 World Cup, died on September 18, 2024 at the age of 59. Juventus were among Italy's football clubs to pay tribute to Schillaci, who became an icon for his unexpected goalscoring exploits at his country's home World Cup, simply saying "Ciao Toto" on social media with a picture of him in a Juve shirt. (Photo by DANIEL GARCIA / AFP)

Pensa che Totò abbia ricevuto dal calcio il giusto commiato?

“Non molto, a dire il vero: qualcuno c’era, altri meno. Mi ha colpito soprattutto il messaggio emozionato di Roberto Baggio sui social. Mi raccontano che da bambina volessi stare sempre tra le sue braccia e mio padre gli voleva bene, anche se una volta gli tirò una testata… Ora vorrei che leggesse il libro per ritrovare il vecchio compagno. Con Tacconi c’è un legame sincero e il figlio di Stefano è il migliore amico di mio fratello Mattia”.

Foto Giovanni Isolino/LaPresse 09 Agosto 2025 Palermo, Italia - sport, calcio - Palermo vs Manchester city - Amichevole estiva - Stadio Renzo Barbera.
Nella foto: FILIPPO INZAGHI - 

August 09, 2025 Palermo, Italy - sport, soccer - Palermo vs Manchester city - summer friendly - Renzo Barbera stadium. In the pic:FILIPPO INZAGHI -

E l’omaggio di Palermo?

“Papà sarebbe felice nel sapere che un angolo della città si chiamerà Totò Schillaci. E mi piacerebbe consegnare una copia a Pippo Inzaghi, non solo perché allena la squadra, e spero la porti in A, ma perché ho conosciuto anche lui da bambina: giocava con Del Piero alla Juve, quella è stata l’ultima volta in uno stadio per me. Solo dopo la morte di papà, quando il Barbera gli ha reso omaggio, ci sono tornata. Poi da lì, è capitato diverse altre volte”.

Alla fine dei conti, il calcio le piace o no?

“È qualcosa di inconscio: il calcio è ciò che mi ha portato via papà per una vita, non lo amo, non lo seguo, ma andare allo stadio mi smuove dentro un sentimento viscerale. Da bambina una delle prime parole imparate è stata “Totò Gol”…”.

Le ha detto quale è stato il suo gol preferito?

 “No, ma mi piace pensare che sia uguale al mio, una rovesciata con la Juve contro il Verona. È più intimo, legato alla sua esperienza in bianconero, la più bella per lui e anche per me. Italia ’90 resta irripetibile, ma non è stato solo il lampo di un’estate: non è da tutti giocare alla Juve e all’Inter. Ammetto però che, a differenza di Torino, a Milano ho pochi ricordi, forse perché nel passaggio tra un club e l’altro si consumava la rottura con mia madre. È stato anche un pioniere andando in Giappone, ha lavorato duro per inseguire un sogno: mi ha insegnato dedizione, umiltà e voglia di stupirsi nelle piccole cose”.

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“Io e lui alle sei di mattina in una Venezia deserta. Doveva partecipare a uno show televisivo, andava di fretta, era puntualissimo come quando passava un pallone in area di rigore, ma quell’alba è stata solo nostra. Un gol che non dimenticherò mai”.