Stanca, reduce da una notte insonne per i festeggiamenti e da due lunghi voli per rientrare in Italia, ma allo stesso tempo al settimo cielo. Eleonora Fersino è tornata a casa, e lo ha fatto con la medaglia più preziosa al collo, accolta ed accompagnata dalla propria famiglia dall’aeroporto di Milano Malpensa fino a Chioggia. Sono stati mesi intensi tra Volley Nations League e i Mondiali di Bangkok, ma «ne è valsa la pena eccome», afferma la classe 2000 nata a Chioggia. Davanti a lei, nel ruolo di libero, l’icona Monica De Gennaro, sua mentore a Conegliano in giovanissima età, ma una giocatrice di livello come Eleonora uno spazio se l’è ritagliato comunque, svolgendo un ruolo fondamentale nello scacchiere del ct Julio Velasco, condottiero di una Nazionale fortissima, forse la migliore di sempre, che da 36 partite sa solo vincere, come dimostrato in VNL, alle Olimpiadi di Parigi e ai campionati iridati in Thailandia appena conclusi, in cui l’Italia ha battuto al tie-break la Turchia in finale per salire sul tetto del mondo.
Eleonora, che sensazione si prova nel tornare a Chioggia da campionessa del Mondo?
«È uno strano mix di emozioni, sto ancora realizzando tutto guardando le foto di domenica e ricevendo messaggi. Sono contentissima, orgogliosa e soddisfatta, ma anche un po’ stanca (sorride, ndr)».
A casa la aspetta anche una festa organizzata dal sindaco Armelao.
«È motivo di grande orgoglio, mi rende davvero felice, sono onorata dell’affetto da parte della mia città e dei miei cittadini».
Tornando a lei, come ha vissuto questo Mondiale? Non deve essere semplice entrare dalla panchina a partita in corso come avvenuto proprio nel corso della finale.
«È un ruolo difficile, spesso si entra in momenti delicati e si hanno pochi palloni a disposizione ma tutti delicati. Ci vuole grande concentrazione e consapevolezza nei propri mezzi, bisogna presentarsi senza paura e senza farsi condizionare dall’atmosfera. Sono contenta, quei palloni pesavano ma sono fiera di aver potuto dare il mo contributo a questa squadra ogni volta che sono stata schierata da Julio (Velasco, ndr). Mi sono solo messa a disposizione del gruppo».
A tal proposito, cosa rende questa Italia così speciale secondo lei?
«Siamo un gruppo, tutte noi siamo sempre state pronte per dare il nostro contributo se e quando necessario, e anche dalla panchina siamo sempre rimaste unite. Stella Nervini era la più giovane, eppure si è sempre fatta trovare pronta».
Lei è ancora molto giovane, ma può già vantare una carriera di assoluto spessore alle spalle.
«Ogni tappa del mio percorso è stata fondamentale per la mia crescita umana e sportiva, a partire dall’esperienza nei settori giovanili».
Prosecco Doc Imoco, Bergamo, Novara e adesso Milano, tutte squadre di prima fascia a soli 25 anni. Come descrive queste sue esperienze?
«A Conegliano ho avuto l’opportunità di allenarmi e vivere la quotidianità di una squadra di primissimo livello, ho giocato cone le migliori giocatrici al mondo le competizioni più complicate e toccato con mano il meglio della pallavolo. Bergamo ha rappresentato la mia prima esperienza da titolare. A Novara ho vissuto quattro stagioni in un team di altissima fascia, anche qui confrontandomi con grandi campionesse. Adesso sono curiosa di vivere l’esperienza al Vero Volley. Avrò qualche giorno per riposarmi, poi il 17 raggiungerò le compagne».
Lei è cresciuta nel Volley Clodia a Chioggia, cosa ricorda di quegli anni?
«È stato coach Denis Fabris a scoprire me è mia sorella, ho iniziato con l’ Arvas diventata poi Clodia Volley e nel 2013 il mio coach è stato Paolo Veronese. Il presidente era Giancarlo Vianello»
Poi si è spostata nel settore giovanile del Volley Pool Piave dove a 16 anni è stata “spostata” da schiacciatrice al ruolo di libero. Come si è svolto questo percorso?
«È stato merito di Giuseppe Giannetti, il mio allenatore ai tempi, purtroppo venuto a mancare per una malattia. Li ricordo tutti con grande affetto soprattutto chi ora non c’è più: sono stati tutti importanti per la mia crescita. Da ragazza ero una schiacciatrice di “equilibrio”, giocavo bene in difesa e provavo a fare del mio meglio in attacco, ma per permettermi di iniziare a giocare con l’under 18 sono stata spostata di ruolo per le mie capacità in seconda linea. Direi che è andata bene (ride, ndr)».