di
Lorenzo Cremonesi
L’ex ministro degli Esteri di Kiev: «Non possiamo votare sotto le bombe»
«Le ultime manifestazioni per la democrazia rappresentano una svolta dall’inizio della guerra: la politica torna in Ucraina. E provano che Kiev non è Mosca. Putin al suo posto avrebbe perseguitato i contestatori; al contrario, Zelensky accetta le ragioni delle proteste e modifica i suoi programmi», dice il 44enne Dmytro Kuleba, che incontriamo come ospite del festival «Una Montagna di Libri» a Cortina. Ministro degli Esteri dal 2020, licenziato dal presidente 10 mesi fa, ieri ci ha parlato per oltre un’ora.
Si sente vittima della politica accentratrice di Zelensky?
«Niente affatto. La nostra costituzione prevede che il presidente licenzi un ministro. Ma gli ultimi 5 giorni sono stati davvero drammatici. La legge 12414 voluta da Zelensky, che mirava a chiudere le commissioni indipendenti anticorruzione, era davvero pessima. La reazione dei cittadini è stata veloce, tanto che lui ha dovuto cancellare i suoi provvedimenti e restaurare i meccanismi investigativi. Non solo l’Ucraina non ha nulla a che vedere con la dittatura russa, ma neppure con il regime ungherese».
Una nuova Maidan?
«Anche oggi gli iniziatori delle contestazioni sono gli studenti. Però adesso siamo sotto attacco militare da quasi tre anni e mezzo. Tanti di questi giovani hanno avuto parenti, amici morti in guerra, hanno sofferto, però restano e rischiano per il futuro. Hanno molto aiutato le reazioni di Ursula von der Leyen, assieme al premier britannico, al cancelliere tedesco e al presidente francese, che hanno detto a Kiev che l’Europa non accetta i provvedimenti liberticidi».
La gente chiede le dimissioni di Andrij Yermak, il consigliere di Zelensky accusato di esercitare un potere troppo forte…
«Legittimo chiederle. Dal mio licenziamento non ho mai criticato gli ex colleghi: in guerra è sbagliato fomentare le divisioni. Adesso però ritengo che questo atteggiamento debba essere mutuo e lo dico in pubblico: la società non deve troppo contestare il governo, ma quest’ultimo non può abusare del proprio potere. Superato il limite, le piazze hanno reagito, lo trovo sano e giusto. Siamo al meglio del contratto sociale».
Crede che Mosca abbia un ruolo nelle proteste?
«Assolutamente no, anche se i russi proveranno a strumentalizzarle». Tempo di elezioni? «Non ancora. Però in questi anni ci siamo astenuti da fare politica in nome dell’unità nazionale, adesso le cose cambiano. Ma dobbiamo attendere, non si può votare sotto le bombe, anche se i nostri giovani mostrano di non volere più questa classe politica».
E un governo di unità nazionale con le opposizioni?
«Non credo sia utile. Il Paese è unito contro l’invasione».
La lezione della guerra?
«Dove l’Europa non arriva con la democrazia e le sue leggi, la Russia invade con i suoi soldati. Bruxelles ha bisogno di noi, come della Moldavia, dei Paesi Baltici e del Caucaso. Se l’Europa non garantirà queste regioni, allora Putin interverrà per destabilizzare, manipolare, interferire».
Cercate di sopperire alla carenza di soldati con i droni. Ma l’Ucraina è stanca, quanto potete ancora resistere contro l’invasione?
«Qualsiasi Paese europeo avrebbe problemi dopo tre anni di attacco russo. Però ancora resistiamo e questo dice tanto della volontà ucraina di combattere per la libertà. L’industria bellica russa è molto cresciuta, ma noi possiamo vincere se siamo più veloci, impariamo le lezioni dai fronti e commettiamo meno errori di loro. Infine, ci siete voi europei, la nostra tenuta dipende anche dai vostri aiuti».
Potete vincere?
«Non ancora vincere, ma possiamo fermarli».
Può funzionare la nuova idea di Trump disilluso da Putin: l’Europa paga e gli Usa forniscono le armi all’Ucraina?
«Non è veloce, ma è un buon principio. Va anche detto che solo alcuni Paesi Ue pagano. Forse anche l’Italia troverà il modo di contribuire. Come dice Trump, alcuni cercano un passaggio gratuito».
Scontento dall’atteggiamento italiano?
«Mi è difficile, per me l’Italia è come una seconda patria. Tutto sommato Giorgia Meloni si è battuta bene contro i filorussi nel suo campo».
Sta scrivendo un libro sulla guerra: la tesi di fondo?
«Se l’Ucraina fosse stata trattata in modo diverso da Usa ed Europa questa guerra non sarebbe avvenuta. Nel 1991 gli occidentali non sapevano che fare di noi. Lo abbiamo visto nel 2014, i russi ci attaccarono e nessuno mosse un dito. Putin prese la Crimea e si convinse che avrebbe potuto occupare tutto».
25 luglio 2025 ( modifica il 25 luglio 2025 | 23:08)
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