Lo spagnolo aveva svelato dei retroscena dopo l’inizio di 2025 difficile. “La sconfitta con Draper mi ha fatto molto male, poi quella contro Goffin è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Bisognava fermarsi. Quel momento mi ha aiutato moltissimo”
9 settembre – 13:43 – MILANO
729 giorni, tanto è passato l’ultimo giorno di Carlos Alcaraz al n.1 del mondo e l’8 settembre 2025, che lo ha visto tornare in vetta. Lo spagnolo ha scavalcato Jannik Sinner dopo la vittoria allo Us Open, che simboleggia il suo sesto titolo negli ultimi otto tornei giocati (più due finali a Barcellona e a Wimbledon), e sesto Slam in carriera. Gli ultimi mesi sono stati così ricchi che il brutto inizio di 2025, culminato nella clamorosa sconfitta di Miami contro Goffin, sembra appartenere ad un’altra era. Eppure il periodo primaverile tra il cemento americano e il rosso europeo era stato decisamente complicato. A tal punto, come riportato dal media spagnolo Marca a cui aveva concesso un’intervista dopo Montecarlo, da fargli anche prendere in considerazione l’idea di smettere.
toccare il fondo e risalire—
“Si può dire che a Miami ho toccato il fondo”, ha raccontato Alcaraz, “non sapevo nemmeno cosa dire in conferenza stampa”. Parole dure, che danno il quadro di quanto sia stato complicato il Sunshine Double 2025, tra delusioni e dubbi, per lo spagnolo: “La sconfitta con Draper a Indian Wells mi ha fatto molto male. Poi arrivo a Miami e quella contro Goffin è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Bisognava fermarsi, sedersi e capire cosa stava succedendo. Quel momento mi ha aiutato moltissimo. Dai momenti difficili è da dove si impara di più. Ho imparato, soprattutto, a concentrarmi su ciò che è veramente importante. Spesso diamo peso a cose che forse non ne hanno realmente”. Non è un caso, infatti, che nel cercare le risposte a queste fondamentali domande si sia concesso del tempo con la sua famiglia.
messico e nuvole—
La Riviera Maya, in Messico, era stata la meta scelta da Carlitos per digerire le pressioni e ritrovare la serenità. Insieme ai genitori e al fratello minore. “Mi sono venuti tanti pensieri in testa”, sono state le parole dello spagnolo, con chiaro riferimento a quello di fermarsi, “e una delle cose migliori che ho fatto è stata prendermi alcuni giorni di riposo, darmi l’opportunità di pensare con chiarezza, vedere le cose con prospettiva e, da lì, decidere cosa fare”. La decisione presa, per lui e per il tennis, si è rivelata assolutamente esatta. Anche perché, nelle vacanze in Messico, ha rilassato solo la mente.
lavoro decisivo—
A fare impressione, e a dare anche una scrollatina alle tante narrazioni che vedrebbero Alcaraz meno propenso all’allenamento, è il racconto di quanto fatto nel periodo in Riviera Maya: “È stato incredibile per me: durante le vacanze in Messico, ho chiesto al mio team di mandarmi esercizi fisici, un piano di allenamento, perché non volevo perdere la forma. Anche se erano solo cinque giorni, volevo continuare ad allenarmi, andare in palestra, prepararmi e non faticare troppo alla ripresa. Negli ultimi giorni dicevo già di voler tornare a casa, anche se il mio fratellino voleva restare un’altra settimana. Ma io avevo bisogno di tornare. E allora ho capito che mi era servito. Quando gioco con voglia nei tornei mi diverto davvero”. Si può dire che, da quella sconfitta con Goffin, voglia e divertimento di certo non siano mancati.
La Gazzetta dello Sport
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