voto
7.0
- Band:
ESOCTRILIHUM - Durata: 01:23:52
- Disponibile dal: 05/09/2025
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
Spotify non ancora disponibile
Per chiunque segua il sottobosco black metal con un po’ di attenzione, l’entità nota come Esoctrilihum non rappresenta più una sorpresa; così come il fatto che ogni nuovo album – e parliamo qui del dodicesimo in otto anni di carriera – riesca a confermare il proprio sound, al tempo stesso sempre in divenire.
La strada percorsa da “Ghostigmatah – Spiritual Rites Of The Psychopomp Abxulöm” è la naturale evoluzione di quanto sentito sul precedente “Döth-Derniàlh”: un disco che nella consueta cupezza sviluppa il lato più sinfonico e pomposo del folle universo evocato (o forse è lui il tramite di creature ultraterrene?) da Asthâghul.
I brani sono i consueti mastodonti, e la durata complessiva di circa un’ora e mezza del disco ne è testimone; ma abbiamo già appurato che questa strabordante creatività – come nei titoli, al solito da far sembrare gli Inquisition dei principianti – non è mera prolissità: ci vogliono diversi ascolti, non senza impegno, per entrare tra le oscure sfere infernali che illuminano di luce nera questo progetto.
In generale, si nota sempre il desiderio di non far mai perdere di vista, al flusso di violenza primordiale e ritualistica, un forte senso della melodia, per quanto vergato nel sangue e nel dolore; ci sono molti, azzeccati dinamismi e innesti per ottenere questo: dalle voci più eteree e sciamaniche in cui talvolta il folle mastermind trasfigura la sua ugola, per poi passare a gorgheggi semi-lirici (“Orgiastic Sacrificial Mass To Conjur Abxulöm, Psychopomp Supreme“), fino al controcanto da soprano della misteriosa (strano!) ospite Esthurïelh, che impreziosisce il penultimo brano, un pezzo dissonante e dal vago afflato medievale, quasi folk in certi passaggi.
Tornando indietro, altri elementi di interesse si trovano in “At The Mercy Of the Flaming Spear Of The Bestial Hierophant”, più selvaggia e virata al death, oppure i brani in cui avanza in primo piano la dimensione acustica, come nel caso di “Hypnotic Danse Macabre Of The Blind Noctivagants”, peraltro molto ritmato, rispetto alla media, e soprattutto la conclusiva “Supplication Of The Veiled Saint From The Secret Book Of The Ghostigmatah Rites”; una traccia relativamente breve, che chiude il disco su toni più rallentati, raccolti, quasi intimistici.
Per il resto, non ci si è scordati per strada l’impetuosità sulfurea e quel senso di urgenza, quasi ansiogeno, che fa davvero pensare – come ci disse tempo fa in un’intervista lo stesso Asthâghul – a un tentativo di esorcizzare demoni interiori: questi magari spaventano meno che in passato, e l’attenuarsi del senso di sorpresa giustifica un voto non propriamente eccellente; ma quei demoni provano ancora a saltarci in faccia con i loro denti acuminati e artigli che non perdono in affilatezza.