Che il diabete vada a minare gli organi interni è cosa nota. Ma un nuovo studio condotto dall’Università di Sydney ha scioperto che il diabete di tipo 2, la forma più diffusa e spesso non diagnosticata, va proprio a cambiare la forma del cuore, favorendo così la comparsa di un’insufficienza cardiaca.

Così il diabete modifica e fa funzionare male il cuore

Pubblicato in EMBO Molecular Medicine, il lavoro di ricerca si è basato sull’analisi e sul confronto del tessuto cardiaco di pazienti sottoposti a trapianto e di donatori sani. E’ stato così scoperto che il diabete non è solo spesso associato alle malattie cardiocircolatorie, ma in diversi casi è proprio causa diretta di un’insufficienza cardiaca poiché va a rimodellare la forma del muscolo cardiaco, interrompendo inoltre processi biologici fondamentali per il suo corretto funzionamento.

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In particolare, i ricercatori australiani hanno verificato che il diabete di tipo 2 induce cambiamenti molecolari nelle cellule cardiache e cambiamenti strutturali nel muscolo, soprattutto nei pazienti affetti da cardiomiopatia ischemica, la causa più comune di insufficienza cardiaca. Inoltre, è stata riscontrata un’alterazione del modo in cui il cuore produce energia, con un conseguente accumulo di tessuto fibroso e l’instaurarsi di una situazione di continuo stress per pompare il sangue.

Nelle persone affette contemporaneamente da diabete di tipo 2 e cardiopatia ischemica è stata poi anche osservata una riduzione della produzione di proteine essenziali per la corretta contrazione del muscolo cardiaco e per il controllo del calcio (alti valori di questo minerale aumentano il rischio cardiaco.

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Un’epidemia in continua espansione

“La nostra ricerca collega le malattie cardiache e il diabete in modi che non sono mai stati dimostrati negli esseri umani, offrendo nuove prospettive su potenziali strategie di trattamento che un giorno potrebbero apportare benefici a milioni di persone in tutto il mondo”, hanno dichiarato i ricercatori.

Il diabete di tipo 2 riguarda il 90% dei pazienti colpiti da questa malattia metabolica e, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione e prevenzione, continua a essere in continua crescita. Addirittura si prevede che entro il 2030 ci saranno oltre 600 milioni di persone colpite da questa forma, favorita da tipici fattori di rischio occidentali come il sovrappeso, l’obesità e la sedentarietà.