Il Mondiale femminile di rugby in corso in Inghilterra sta offrendo non solo spettacolo in campo, ma anche un modello di crescita fuori dal rettangolo di gioco. Alan Gilpin, CEO di World Rugby, ha sottolineato come l’approccio delle giocatrici – autentico, diretto e capace di coinvolgere i tifosi – rappresenti una lezione che il rugby maschile non può permettersi di ignorare.

Oltre il risultato: il valore dell’esperienza per i tifosi

Nonostante i risultati spesso sbilanciati dovuti all’allargamento del torneo da 12 a 16 nazioni, l’evento ha registrato numeri record: 375.000 biglietti venduti, finalissima di Twickenham già sold out e fino al 90% degli spettatori – molti dei quali alla prima esperienza ovale – pronti a tornare.

A rendere speciale l’atmosfera, secondo Gilpin, è stata la disponibilità delle giocatrici: selfie, autografi, balletti a fine partita e persino gesti di rispetto come l’inchino del Giappone al pubblico.

«Non ho mai partecipato a un Mondiale con un’atmosfera così – ha dichiarato il CEO di World Rugby. – L’interazione diretta, dentro e fuori dal campo, non è un freno alle prestazioni, ma un fattore abilitante che rende il rugby più divertente e accessibile».

Personalità come motore di crescita

L’esempio più emblematico è quello della statunitense Ilona Maher, vera star social con oltre 5,2 milioni di follower su Instagram. La sua capacità di unire ironia, autenticità e messaggi di empowerment ha dato al rugby femminile una visibilità senza precedenti.

Una dinamica che, secondo Gilpin, può aprire nuove prospettive anche per il movimento maschile in vista del Mondiale 2027 in Australia:

«Maggiore accessibilità e più personalità significano più stelle. Abbiamo bisogno di mostrare alle squadre che non c’è nulla da temere: il contatto con i tifosi non penalizza la competitività».

World Rugby intende raccogliere dati e casi concreti dal torneo femminile per presentare alle federazioni maschili un dossier che dimostri come l’engagement rafforzi – e non indebolisca – la performance.

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Sfide e opportunità

L’apertura al pubblico non è esente da criticità: alcune giocatrici, come la gallese Georgia Evans, hanno subito episodi di trolling online. Ma la risposta è stata netta:

«Porto un po’ di Barbie in un gioco da uomini – ha scritto Evans. – Il make-up e i nastri nei capelli non incidono sulla mia passione o sulla mia forza». 

World Rugby ha adottato sistemi di monitoraggio AI per contrastare gli abusi, segnalando la volontà di proteggere chi si espone con autenticità.

Parallelamente, i dati tecnici mostrano un miglioramento della qualità di gioco rispetto al 2021: 22 passaggi in più per partita, tre errori di handling in meno e un incremento di rucks, calci e mete. Segnali di una crescita strutturale che va oltre i confini del campo.

Un’opportunità anche per il rugby maschile

In un momento in cui il rugby maschile affronta problematiche legate a sostenibilità finanziaria, calo di praticanti e gestione della salute degli atleti, l’esempio del movimento femminile diventa ancora più rilevante.

«Le donne stanno mostrando un volto diverso del rugby, capace di attrarre nuovi pubblici e creare legami forti con i tifosi. Questo è il vero motore della crescita – ha concluso Gilpin. – È un’opportunità che il rugby maschile non può permettersi di sprecare».