La Procura di Roma continua a lavorare sul caso che ha travolto Stefano De Martino e la sua nuova compagna Caroline Tronelli. Alcuni filmati privati, sottratti di nascosto da una telecamera domestica, sono finiti in rete e hanno fatto il giro delle chat in poche ore.
Stefano De Martino ha reagito denunciando subito l’accaduto, mentre il Garante della privacy è intervenuto per bloccarne la diffusione. Ora, come riporta l’Ansa, la procura ha aperto anche un’indagine per revenge porn. Una vicenda con tanti punti oscuri, che mostra quanto sia sottile la linea tra la quotidianità di casa e l’esposizione forzata nello spazio digitale, con tutta la fragilità che questo comporta per la vita intima di chiunque.
Come sono stati sottratti e diffusi i filmati privati di De Martino
Secondo le ricostruzioni, la notte del 9 agosto un hacker si è infilato nel sistema di videosorveglianza della casa di Caroline Tronelli, compagna di Stefano De Martino. Superati i blocchi del dispositivo, ha sottratto un video intimo della coppia e lo ha lanciato nel mare aperto del web.
Nel giro di poche ore quelle immagini erano già rimbalzate nelle chat di Telegram, diventando tristemente virali. Alcuni siti che lo avevano ospitato sono stati oscurati subito dopo la denuncia del conduttore. La velocità con cui tutto è accaduto restituisce l’idea di quanto fragile sia il confine tra privato e piazza digitale, dove un furto diventa spettacolo senza consenso.
La denuncia alla Procura di Roma e l’apertura del fascicolo
Stefano De Martino e la Caroline Tronelli, che ormai fanno coppia fissa, hanno sporto denuncia prima alla Polizia di Porto Cervo e poi alla Procura di Roma. Nell’esposto, firmato dai legali, si chiede di risalire a chi si è introdotto nel sistema di videosorveglianza e a chi ha rilanciato quelle immagini intime. A dare forza alla denuncia è stato anche l’investigatore privato Amedeo Pantanella, che ha individuato per primo il portale dove i video erano comparsi.
Da lì la Procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti. All’inizio si parlava solo di accesso abusivo a un sistema informatico, ma l’ipotesi è diventata revenge porn: un’accusa pesante, perché le immagini rubate e diffuse senza consenso trasformano l’intimità in materiale da sfruttare. I magistrati hanno rimarcato la gravità dell’attacco alla privacy e alla dignità delle persone coinvolte.
Il ruolo della Polizia Postale nell’inchiesta sui video hackerati
La Polizia Postale di Roma sta cercando di risalire a chi ha messo in circolo i video sui social. Le ricostruzioni raccontano di un passaggio netto: da semplice intrusione informatica a revenge porn.
Non un errore casuale ma un’azione pensata per trasformare un furto di immagini in materia da diffondere. Per ora gli inquirenti non hanno condiviso sviluppi ufficiali, ma il fascicolo resta aperto e il cerchio investigativo si stringe attorno alla catena che ha reso virale l’intimità rubata.
L’inchiesta accende un punto dolente: quanto sono sicuri i sistemi di videosorveglianza domestica e i dispositivi smart che usiamo ogni giorno? E quanto poco rispetto c’è quando si tratta di intimità altrui?