9 settembre 2025 – Il traguardo, tanto atteso, potrebbe finalmente svelare nuove certezze o aggiungere un’altra pagina dolorosa a una vicenda che brucia ancora. Parliamo di Attilio Manca, il giovane medico siciliano trovato morto nella sua casa di Viterbo il 12 febbraio 2004. La procura di Roma, che indaga sull’ipotesi di omicidio, è ormai prossima a decidere: chiedere un processo o archiviare il caso. Non serve ripeterlo: la magistratura ha escluso il suicidio. È tempo di chiudere per sempre la porta alle menzogne e al fango gettato per anni su questa storia. Ma allora, cosa è successo ad Attilio? I documenti parlano chiaro. La relazione della Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura non lascia dubbi: omicidio di mafia, con inquietanti collegamenti a soggetti istituzionali. La giustizia farà il suo corso, ma la storia di Attilio e della sua famiglia non può essere dimenticata. Non si può ridurre il loro dolore, i loro sorrisi, i loro sogni infranti a una sterile etichetta giornalistica: “il caso Manca”.  C’è molto di più. C’è un’umanità spezzata, un’ingiustizia che grida ancora.

L’anno scorso, Angela Gentile Manca mi ha aperto le porte della sua casa a Barcellona Pozzo di Gotto per un’intervista. Nove ore intense, in cui Attilio ha ripreso vita, con tutto il peso dei suoi sogni mai realizzati e il calore di una famiglia devastata, ma non vinta.

La vita mi ha dato la possibilità di assistere in prima persona all’ennesima ingiustizia inflitta ad Angela Manca e alla sua vita, sempre più solitaria dopo la morte del marito, Gino.

La terra dei martiri e dei dannati l’ha rigettata, bandita da mani ignote che hanno scelto il veleno come arma. Fumi tossici, acidi che bruciano la gola, che le impediscono persino di bere un sorso d’acqua: così hanno cercato di piegarla. Ucciderla? Farla andar via? Vendetta, sadismo o qualcosa di peggio?

Nessuno lo sa. Ad Angela restano solo le ferite, il sapore amaro di una giustizia negata e una strada lunga da percorrere, lontano da casa.

Con lei c’è Argo, il suo cane fedele, testimone silenzioso di notti infernali, di lamenti e preghiere. La disperazione è cresciuta insieme alla solitudine: intorno a lei, una terra bruciata fatta di paura, vigliaccheria e incredulità. C’è chi l’ha presa per pazza, chi ha voltato lo sguardo. Alla fine, non le è rimasto che partire, abbandonando per sempre Barcellona Pozzo di Gotto.

Questa è l’essenza che abbiamo voluto raccogliere in queste pagine.

Ecco come Attilio sopravvivrà alla storia diventando un esempio per le future generazioni.

Luca Grossi (AMDuemila)