Prima dell’inizio del toreno newyorkese lo staff di Alcaraz ha chiesto la benedizione di don Luigi Portarulo, 38 anni, originario di Bernalda in Basilicata

Dietro la cavalcata di Carlos Alcaraz agli Us Open che gli è valsa la riconquista della prima posizione nel ranking Atp non ci sono solo un gioco più vario di quello di Sinner, la capacità di reinventarsi e adattarsi all’avversario e una condizione fisica eccezionale. C’è anche un incontro voluto e cercato dallo stesso Alcaraz che si intreccia con la sua profonda fede. Alla vigilia del torneo, il team di Alcaraz ha infatti chiamato la Cattedrale di San Patrizio, a due passi dall’hotel sulla Fifth Avenue: «Serve un sacerdote che parli spagnolo». A rispondere è stato don Luigi Portarulo, 38 anni, originario di Bernalda in Basilicata, prete dal percorso particolare, già al servizio di tre Papi, con un passato da attaccante nella squadra di calcio del Vaticano e da due anni a Manhattan.

L’incontro in albergo

Quando è arrivato nell’albergo di Alcaraz, si è trovato davanti un ragazzo «religioso, semplice, timido». Hanno parlato di tennis, della possibilità di sfidare Sinner in finale, e infine c’è stata la benedizione. Non solo per lui: anche altri giocatori presenti, come Taylor Fritz, Cobolli, Musetti e Flavia Pennetta hanno chiesto la stessa cosa. Il video dell’incontro ha fatto rapidamente il giro del web. «Per qualcuno», scherza don Portarulo, «il segreto della vittoria non è stato il servizio, il gioco sotto rete o la straordinaria condizione atletica ma la benedizione».

La fede di Carlos Alcaraz

Alcaraz in realtà porta da sempre con sé i simboli della propria devozione: un santino della Virgen de la Fuentasanta, patrona di Murcia, città in cui è cresciuto, regalatogli dalla nonna Vittoria. Una fede che scorre da anni nelle vene della famiglia Alcaraz: il nonno Manuel fondò una confraternita dedicata alla Virgen del Rocío, e lo stesso Carlos non ha mai rinunciato a pellegrinaggi, come quello a Guadalupe in Messico o la visita in Vaticano durante gli Internazionali di Roma. E Sinner? Don Luigi lo ha incrociato a New York: «Non è molto credente, così mi ha detto, ma gli sarebbe piaciuto venire. Ma aveva già degli impegni con gli sponsor. Ci vedremo il prossimo anno, spero».