Torna domenica la Coppa d’Oro per allievi, l’appuntamento di Borgo Valsugana che festeggia i suoi 60 anni. Una gara che da sola vale una stagione, basta guardare l’albo d’oro dell’evento: chi vince in terra trentina ha poi la strada spianata verso la categoria juniores, alla quale accede con molte aspettative. In pratica, la Coppa d’Oro è uno dei due eventi (insieme al campionato italiano di categoria) che da soli definiscono le gerarchie e nei quali si “assaggia” già quel che sarà, l’importanza della vittoria, anche se ci si arriva in maniera ben diversa che in qualsiasi gara junior.

Il vittorioso arrivo di Fedrizzi nel 2024, battendo Viero e il croato Zibert (foto Mosna)

Il vittorioso arrivo di Fedrizzi nel 2024, battendo Viero e il croato Zibert (foto Mosna)

Un albo d’oro quanto mai prestigioso

L’ultimo a iscrivere il suo nome nell’albo d’oro della prestigiosa competizione è stato Brandon Fedrizzi, che è succeduto ad Alessio Magagnotti. Nomi che sono i primattori ora fra gli juniores e che già hanno in tasca il passaporto per il ciclismo che conta. Il corridore altoatesino ha ancora ben presente quella magica giornata del 2024, dalla quale molto è dipeso della sua attuale realtà.

«E’ stata una grande giornata – racconta – una gioia anche personale perché essendo io di quelle zone ci tenevo in maniera particolare. Poi per me aveva anche un sapore molto particolare perché l’ha corsa anche mio padre, quindi per me era un evento diverso da tutti gli altri e volevo vincerla a ogni costo».

Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700

Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700

Che tipo di corsa è? Perché dicono tutti che sia più difficile di quello che si pensi?

Perché si parte in tanti, c’è sempre un elevato rischio anche di foratura o d’incidente. L’anno scorso siamo partiti in 500 e quindi c’era tanta confusione come normalmente non succede in nessun’altra gara ciclistica. Io però ho corso meno rischi perché avevo vinto il titolo italiano ed essendo con la maglia tricolore sono partito avanti, evitando ogni problema, ma chi era nel gruppo faceva inizialmente fatica a emergere.

Proprio a questo proposito è una gara diversa da tutte le altre: passando junior ti sei trovato a gareggiare in corse molto diverse da quella, con un numero di partenti definito e ben inferiore, quanto cambia nell’evoluzione della corsa?

Sicuramente tutti sono più nervosi perché tutti vogliono stare davanti proprio per evitare incidenti e intoppi. Ecco quindi che la prima salita si prende sempre a tutta fino in cima, è come una lunga volata finché non si rimane in pochi, almeno l’anno scorso c’è stata una grande selezione e siamo rimasti in una trentina, poi sotto in pianura sono rientrati altri, ma alla fine era quel gruppo che si giocava la corsa. Quindi bisogna stare molto attenti perché già nella primissima parte ci si gioca tanto, dopo neanche 200 metri si comincia già a salire e bisogna spingere.

Fedrizzi sul podio con il suo tecnico. Alla Coppa d’Oro si vince per il proprio direttore sportivo (foto Instagram)

Fedrizzi sul podio con il suo tecnico. Alla Coppa d’Oro si vince per il proprio direttore sportivo (foto Instagram)

Quanto conta come evento e che peso ha nell’evoluzione di un corridore giovanissimo?

Nella categoria allievi è un riferimento importante, per certi versi è la gara più prestigiosa che c’è, anche più del campionato italiano, almeno per me. Secondo me è una corsa storica che per la categoria è fondamentale, è il primo vero grande test che ci si trova ad affrontare, una sorta di passaggio dal punto di vista tecnico ma non solo, una porta verso il ciclismo che conta. E poi è anche bella da correre, c’è tanto tifo, molto più che in altre gare, con così tanta gente sulle salite.

Che cosa consiglieresti a chi la affronta? Soprattutto a chi è primo anno allievo e quindi non la conosce…

Direi di guardarla con attenzione il primo anno, di non pensare troppo al risultato ma di studiarsela e poi guardare le proprie caratteristiche e vedere col proprio allenatore come interpretarla al meglio.

La prova di Borgo Valsugana impone una dura selezione sin dalle sue prime battute (foto Mosna)

La prova di Borgo Valsugana impone una dura selezione sin dalle sue prime battute (foto Mosna)

Qual è la parte più importante del percorso, secondo te, quella che poi risulta decisiva?

Premesso come ho detto la partenza per le difficoltà di cui accennavo, io direi dall’inizio dell’ultima salita a fine della discesa. Lì ci si gioca tutto, è stato così anche per me. E’ lì che io ho vinto la Coppa, rientrando sulla fuga che era nata per poi conquistare il successo in volata.

Da lì hai preso l’abbrivio verso questa stagione che finora è stata positiva…

Sì, è andata bene, a dispetto di qualche problema anche col cuore che mio ha tolto parte dell’annata agonistica. Un po’ di risultati sono arrivati, ma adesso penso di più al prossimo anno, a raccogliere quanto ho seminato. Il primo anno è sempre una prova, il secondo si punta a vincere. E’ proprio quel principio che ho imparato fra gli allievi.

Anche quest’anno la prova sarà anticipata dalle gare per esordienti (foto Mosna)

Anche quest’anno la prova sarà anticipata dalle gare per esordienti (foto Mosna)

Il fatto di avere già in tasca il contratto per il devo team della Wanty Reuz per il 2027 quanto ti aiuta?

Sicuramente molto perché è qualcosa che è già iniziato, infatti sono seguito dal loro preparatore. Mi dà lui gli allenamenti proprio in funzione di quel che sarà. Ho già conosciuto lo staff e fatto anche un ritiro con loro. Posso pensare al prossimo anno senza assilli, ma sono io che voglio far fruttare questa situazione il più possibile.