Tutto ha inizio con una canzone dei Black Hole ascoltata una mattina d’inverno davanti ai cancelli di scuola. Da quel momento Eleonora, Ambra, Rebecca, Cristina e Nell smettono di essere solo cinque compagne di classe. Ancora non lo sanno, ma in quel preciso istante stanno gettando le basi di una found family in cui, da lì in poi, condivideranno tutto: dai lunghi pomeriggi di studio al progetto di assistere a un concerto dei loro idol, dalle ambizioni per il futuro alle inevitabili delusioni, sempre all’insegna di una fame insaziabile di vita, musica e prelibatezze (a cui devono il loro nome di battaglia, “Merendine”). Ma quando finalmente arriva il momento atteso da anni – un viaggio in Corea del Sud per assistere al comeback dei Black Hole – avviene l’impensabile. La band annuncia che non ha intenzione di tornare sulle scene. Niente comeback. Niente concerto. Solo silenzio. E una strisciante disperazione che nessuno può capire, tranne quelli che hanno vissuto almeno una volta nella vita la passione viscerale per un gruppo (e per i quali la musica non è mai solo musica, ma una lingua segreta e un rifugio), trascorso notti a pianificare fughe per un concerto, a tradurre canzoni e annunci da altre lingue, e ad allenarsi a riconoscere i propri idoli da un sopracciglio. Ora per le Merendine il viaggio a Seoul non è più un premio, ma una necessità. Devono stanare i Black Hole e convincerli a tornare sui loro passi. In gioco c’è il destino del K-pop. Del mondo. E della loro amicizia. Comincia così una missione folle e indimenticabile tra metropolitane affollate, piani improbabili, appostamenti ai limiti della legalità, ubriacature da soju e crush impreviste. Un’avventura spassosa e a tratti drammatica che diventa al tempo stesso una dichiarazione d’amore alla musica che cura, alle passioni che ci scelgono e alle amicizie che, come certe canzoni, resistono a ogni cambiamento.